«Ti dovrebbero fare santo.»
«Perché?»
«Hai sopportato un'infinità di domande. Ammiro la tua pazienza, non sono facili da sopportare.»
Siamo seduti sul divano, ormai è passata la mezzanotte. La tv è su un canale di musica qualunque, nessuno dei due gli presta attenzione.
«Non mi hanno dato fastidio. Piuttosto, è adesso che mi sento a disagio.»
Sarà la quarta volta che me lo ripete. Non gli piace che i miei genitori siano a dormire e noi sul divano, dice che la vede come una mancanza di rispetto.
«Tyler, a nessuno dei due dà fastidio. Poi la loro camera è lontana, non sentono nemmeno la tv. E credo tu gli sia piaciuto, quindi a maggior ragione puoi stare tranquillo.»
«Lo so, tua madre è praticamente innamorata» dice in tono scherzoso.
«Dipendesse da lei, domani ci sposeremmo.»
Ride divertito, ed io mi unisco a lui.
«Poi magari la facciamo diventare nonna.»
«Chissà che genitori saremmo. Io con le mie stranezze, tu con le tue... Uscirebbe un curioso mix.»
È la prima volta che scherziamo in questo modo. Fa uno strano effetto.
«Di certo non ci annoieremmo. Porteremmo anche lui nelle nostre spedizioni alla ricerca del paranormale.»
«A proposito, è da un po' che non ne facciamo una.»
«Ti ho mai detto che una mia parente gira i castelli più infestati del mondo? O almeno quelli che vengono spacciati per tali.»
«Stai scherzando?» chiedo provando ad immaginare cosa si provi a visitare luoghi simili.
«No, dico sul serio, è una mia zia. Lei e il marito fanno questi viaggi una o due volte l'anno. Mi hanno raccontato che una volta, in un castello che non ricordo dove fosse, hanno dovuto chiamare l'ambulanza. Un uomo giura di essersi svegliato su una poltrona con un bambino, che non aveva mai visto, seduto sulle sue ginocchia. Stava per morire d'infarto.»
Un brivido percorre il mio corpo. Non so come reagirei se vivessi una cosa simile, ma dubito che riuscirei a chiamare aiuto.
«E i tuoi zii hanno dormito lì?»
«Sì. Prima o poi faremo un viaggio così, d'accordo?»
«D'accordo.»
Mi volto per nascondere l'enorme sorriso. È come progettare un sogno.
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«Aurora» sussurra Tyler scuotendomi dolcemente.
Emetto dei piccoli lamenti.
«Ma che ore sono?» chiedo senza aprire gli occhi.
«Sono le due, dormi già da un po'. Dai, alzati e mettiti a letto, non ti fa bene dormire qui.»
«Vai tranquillo, io rimango ancora un po'.»
Mi sento confusa, non capisco se si tratti di un sogno o della realtà.
«E va bene, non mi lasci scelta.»
Mi prende tra le sue braccia, ed i battiti del mio cuore accelerano rapidamente, tanto da impedirmi di continuare a dormire.
«Ma che fai?» chiedo senza nemmeno provare a liberarmi.
«Tua madre mi ha fatto fare il tour della casa, quindi so dove si trova la tua stanza. Ti sto portando a letto, tu continua a dormire.»
Non aggiungo altro, lasciando che il suo calore mi culli.
Nel breve tragitto, provo un senso di profonda quiete. Sento che potrebbe accadere qualunque cosa, ma nulla riuscirebbe nemmeno a scalfirmi. Sono al sicuro, protetta, invisibile al mondo e visibile ad una realtà che vorrei poter custodire gelosamente. Vorrei che Tyler non uscisse più da questa casa.
Una volta in camera, mi poggia delicatamente sul letto.
«Tyler...» vorrei dirgli di rimanere, ma non trovo il coraggio.
«Aspetta.»
Mi sfila le scarpe, mi mette sotto le coperte, e per un istante siede vicino a me.
Sfiora i capelli sfatti, muovendo delicatamente le dita che, ogni volta che toccano la fronte, mi fanno sentire amata.
«Volevi dire qualcosa?» chiede sussurrando.
Vorrei, certo che vorrei, ma come posso rischiare di rovinare qualcosa di tanto puro?
«Anche se non sono stata io a chiedertelo, sono felice che tu sia rimasto.»
Si tira su.
«Piccola e stupida Aurora.»
Si china in avanti, poggiando le sue labbra sulla mia guancia. Rimane così per qualche secondo, continuando ad accarezzarmi.
«Buonanotte.»
Se ne va, lasciandomi sospesa in una dolce agonia.
Nella mia mente torna il ricordo di quando, qualche anno fa, mia madre veniva a controllare se dormissi. Prima di uscire, anche lei mi dava un bacio ma, per quanto sia brutto da dire, non sentivo nulla. Non provavo compassione per la sua sofferenza, ma soltanto rabbia per la sua richiesta. Voleva che stessi bene, baciava una bambina di cui sentiva la mancanza, quella delle impronte sulla parete.
Tyler, con questo gesto, ancora una volta non ha preteso niente. Lo ha rivolto a me, alla me esistente, non ad un mio ricordo, né ad una rappresentazione. Mi dona attenzioni che ho cercato per tutta la vita, finendo per convincermi di averle trovate in persone che di me non vedevano nulla. Sta aprendo ai miei occhi un mondo nuovo, fatto di una materia sconosciuta. E riesce a farlo in una stanza, con un semplice saluto, con un bacio innocente al sapore di affetto.
Stringo la coperta tra le braccia, poi, certa che nessuno sentirà, trovo il coraggio di parlare.
«Ti amo...»

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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...