Capitolo 32

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Ne sono innamorata, tentare di convincermi del contrario ormai non ha senso.

L'unico aspetto positivo della notte scorsa, se proprio devo trovarne uno, è proprio questo: ho dovuto rivivere la finzione per comprendere che non è più quel che voglio. Sia la serata al lido che Marco mi hanno aperto gli occhi, forse per la prima volta. Quel mondo non mi appartiene, io non sono quella.

Inizio a credere che Tyler avesse ragione. Non ero io ad essere in errore, a dovermi colpevolizzare, ma chi mi stava intorno. Se, ad esempio, avessi conosciuto prima qualcuno come lui, sarebbe stato sufficiente a cambiare i miei anni? A renderli migliori, a renderli veri?

Potendo tornare indietro andrei a cercarlo per rispondere alle mie domande, ma non posso. Quindi l'utilità di questo pensiero ipotetico si perde in sogni ad occhi aperti, non conducendomi a nulla. Il concreto invece, il momento presente, può aiutarmi a non rivivere le medesime esperienze.

Non posso dirgli di Marco, e se sarà Leonardo a parlargliene, gli dirò soltanto che mi ha accompagnata a casa. Mi resta da ammettere che non avevo alcuna cena, ma non credo sia una menzogna tanto grave da allontanarlo.

Dunque, è deciso. Devo soltanto smettere di piangere e chiedergli di vederci questa sera.

Tutto, da questo momento in poi, sarà diverso.

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«Secondo te è normale credere di non meritare l'affetto delle persone?» chiede nel momento in cui salgo in macchina. Che sappia già?

«Forse, ma dipende dalla persona. Perché me lo chiedi?»

«Perché non è una buona giornata, ed è più difficile del solito lasciare a casa i problemi.»

No, non è di me che parla.

«Tyler, vuoi dirmi cos'è successo?»

Inizia a guidare, e per un tempo interminabile evita di rispondere. I suoi occhi guardano la strada, ma ho l'impressione che non osservino il mio stesso asfalto. È altrove, in un luogo in cui ancora non mi ha invitata.

«Questo mio pensiero mi ha condizionato in tanti momenti, per non parlare dei rapporti con le persone.»

Pur non dicendo nulla o dicendo poco, lo fa con difficoltà. Ha bisogno di un aiuto.

«Il vero motivo che ti porta ad isolarti è questo?»

«Anche. Non amo la folla perché non ci trovo nulla di interessante, e credo di aver bruciato le tappe prima di molti, quindi non so mai di cosa parlare. Il sentirmi l'ospite indesiderato di ogni festa, di certo, non aiuta.»

Vedendo come lo trattano gli altri, il suo pensiero parrebbe privo di fondamenta. Ma so cosa prova, quindi non mi sogno nemmeno di dirgli una cosa simile, non sarebbe di alcun aiuto.

«L'ospite indesiderato... So bene come ci si sente. Sai qual è la cosa divertente? Che nemmeno ricordo...»

«Cos'è che ha iniziato a farti sentire tale?» chiede finendo la mia frase.

«Esatto. Mi capita di pensarci, ma vedo soltanto il giorno in cui è successo. Di quello ricordo tutto, perfino le parole, ma non la vera causa. Penso spesso che, se la vedessi, potrei cambiare le carte in tavola.»

«Non ne sarei così sicuro. Io ricordo sia il periodo che la causa, eppure non riesco a cambiare nulla. Il giorno risale a quando ero bambino, mentre la causa suppongo sia legata alle dinamiche familiari. Mio padre aveva un'amante.»

Anche una stupida come me capisce che questo non basta.

«Ma Tyler, tu non c'entravi nulla. Era una cosa tra i tuoi genitori.»

«Sì, infatti non è per il tradimento in sé. Il modo in cui se n'è andato, quel che ho fatto per provare a fermarlo...» non prosegue.

Rimango in silenzio, si è già spinto oltre rispetto al solito.

«Aurora sta iniziando a pesarti?»

«Cosa?»

«Il fatto di uscire così spesso da soli. Se vuoi posso chiedere a Leonardo e Lucia se hanno voglia di fare qualcosa insieme. Guarda, possiamo anche andare nei luoghi più affollati che ci siano» dice sorridendo, mentre io vorrei morire per il senso di colpa.

«Tyler, come ti è venuto in mente? Guarda che a me piace passare il tempo esattamente come stiamo facendo. Stai guidando senza una meta, eppure sento che tornerò a casa con qualcosa in più. Non pensare che mi pesi, non pensarlo mai.»

Sorrido forzatamente, sentendo gli angoli della bocca ribellarsi alle menzogne.

Sento che dovrei dirgli di essere andata a ballare, ma temo non sia il momento adatto. Dopo quel che ha appena detto, lo interpreterebbe come mancanza di interesse per il tempo che passiamo insieme, ed io non voglio. Non voglio che si colpevolizzi di niente, perché non sta sbagliando alcun passo.

Non sa quanto la persona che gli siede accanto non meriterebbe alcuna considerazione, non posso permettere che sia lui a sentirsi inadatto.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora