Capitolo 9

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 La settimana successiva Can la trascorse chiuso nel suo ufficio a studiare i bilanci, le relazioni ed i report delle vendite e degli acquisti che si era fatto preparare. Ormai un'idea generale se l'era fatta ed era pronto a discuterne con il sig. Ferit Yilmaz, prima, e successivamente con l'amministratore della Turkey Cosmetics. Alcuni aggiustamenti potevano essere apportati facilmente: rinegoziare i finanziamenti con le banche, ad esempio, concordare termini di pagamento più elastici con i fornitori agganciandoli, magari, al volume di fatturato, mentre altre questioni erano decisamente più difficili da gestire. Dalle analisi fatte risultava ci fosse personale in eccesso, almeno un paio di unità in produzione e altrettante in amministrazione, tra cui Sanem che non aveva né un ruolo né una professionalità specifici. E poi c'era il problema delle spese di rappresentanza ingiustificate sostenute da Cemal.

Can stava discutendo di questo al telefono con Luke quando sentì bussare alla porta.

"Avanti" disse senza alzare lo sguardo dal documento che stava leggendo.

"Le ho portato il suo tè sig. Can." Era la voce di Sanem.

"Luke ora ho da fare ti richiamo più tardi" si affrettò a dire Can riattaccando e poi "Sanem aspetta... non te ne andare...ti prego" aggiunse quando lei era già arrivata sulla soglia.

"Come mai me lo hai portato tu? Lo avevo chiesto a Guliz.."

"La signora Deren aveva bisogno di lei e così ha chiesto a me di portarglielo"

"Capisco...Tu come stai? Mi sembri pallida..."

"Sto bene, non si preoccupi"

"Ascolta Sanem, io ti devo le mie scuse per l'altra sera...avevo promesso di riaccompagnarti a casa.."

"Non è necessario che si scusi, capisco benissimo... gli imprevisti possono capitare a tutti. Adesso però devo tornare di là."

"Ancora un momento. Devo chiederti un favore.."

Sanem rimase immobile, in attesa, volgendogli le spalle, come aveva fatto durante l'intera breve conversazione. Non voleva, non poteva guardarlo in faccia o avrebbe capito quanta sofferenza le costava stare lì con lui.

" Osman mi ha detto che ha aperto una palestra. Vorrei che mi accompagnassi, magari questa sera, dopo il lavoro.."

Senza dire una parola Sanem si girò e si diresse alla scrivania dove prese carta e penna e scrisse un appunto che poi porse a Can.

"Ecco, questo è l'indirizzo. Visto che conosce bene Istanbul credo non sia un problema per lei arrivarci" gli disse trovando, finalmente il coraggio di guardarlo in faccia "io questa sera ho un impegno, mi dispiace! aggiunse.

Can ci rimase male ma non poté fare a meno di apprezzare la risolutezza che aveva dimostrato. Gli aveva reso pan per focaccia e questo gliela faceva desiderare ancora di più. Sì perché, alla fine, aveva capito che voleva conoscere quella ragazza a tutti i costi, non fosse altro che per una questione di orgoglio personale!

La palestra di Osman non era molto distante dalle Green Cosmetics e Can la raggiunse in cinque minuti d'auto dopo il lavoro.

Aveva sempre praticato sport. Basket, nuoto, canoa, arrampicata. Gli piaceva tutto ciò che era competizione con se stesso o gli altri e dalla sua aveva la fortuna di avere un fisico dotato, per cui ogni disciplina gli risultava relativamente facile. Ultimamente, per motivi di tempo, si era dedicato al crossfit, che attraverso allenamenti brevi, intensi e molto vari gli aveva regalato un corpo forte e agile. Lo sport, inoltre, rappresentava una valvola di sfogo al termine di una giornata di lavoro, quando aveva bisogno di liberare la mente e non pensare a niente, proprio come quel giorno.

Osman fu felicissimo di vederlo: "Can! Allora hai mantenuto la promessa...ma Sanem non è con te?" lo salutò

"No, mi ha dato l'indirizzo, ma non ha potuto accompagnarmi...aveva un impegno"

"Un impegno?" chiese stupito Osman

"Sì, così mi ha detto...ma perché la cosa ti sorprende tanto?"

"Beh da quando conosco Sanem, ed è un sacco di tempo, il suo unico impegno è stata sempre e solo la danza!"

"La danza!?" gli fece eco incredulo Can.

L'altro lo guardò un attimo, rendendosi conto di aver fatto una gaffe, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

"Lei non ti ha detto niente, vero?"

Can scosse il capo: "No!"

"Dovevo immaginarlo, conoscendola...Vai bene dai, vieni, ti racconto un po', ma prometti di non spifferarle nulla o sono un uomo morto. Sanem sembra docile, ma quando la si tocca sul personale diventa una tigre!"

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora