Capitolo 21

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 Dopo la chiacchierata con suo padre Can decise che era opportuno parlare anche con Ferit Yilmaz.

Voleva sapere la verità, tutta la verità.

Quella notte fece fatica a dormire. Si girò e rigirò nel letto rimuginando sulle parole di suo padre:

l'amore lo aveva deluso? Sì, aveva creduto davvero nella relazione con Melis, ma poi lei gli aveva voltato le spalle.

Sanem lo faceva sentire vivo? Di nuovo sì. Quando l'aveva baciata si era sentito appagato, come un pellegrino che, dopo tanto vagare, ha finalmente trovato ristoro. Tuttavia c'erano anche altri aspetti da considerare: lui non viveva più ad Istanbul, si trovava lì solo temporaneamente ed aveva fatto credere a Sanem che quello che era accaduto tra di loro era stato uno sbaglio, con il risultato che adesso lei non sopportava neppure di vederlo. Come avrebbe potuto farle cambiare idea ed indurla a fidarsi di lui?

Al momento non aveva una risposta e decise che, prima di tutto, avrebbe parlato con il sig. Ferit e poi avrebbe valutato cosa fare. Un passo alla volta, si disse.

L'indomani chiamò il sig. Yilmaz dicendogli che aveva urgenza di incontrarlo.

"Va bene sig. Divit. Se non è occupato tra un paio d'ore potrei essere da lei."

"E' una questione delicata che preferirei discutere  in privato. Se non disturbo verrei io da lei..."

"D'accordo allora, l'aspetto"

Can si fece dare l'indirizzo, poi afferrò le chiavi della macchina ed uscì di corsa, dicendo che era sopraggiunto un impegno improvviso e che si sarebbe assentato per un paio d'ore.

Ferit Yilmaz viveva con la moglie in un grazioso villino in una tranquilla zona residenziale alla periferia di Istanbul.

Aveva già immaginato il motivo della visita, per cui quando Can arrivò lo fece accomodare subito nello studio e chiuse la porta, come a voler proteggere la loro privacy ed evitare che quello che si sarebbero detti varcasse quelle quattro mura.

"Credo di sapere perché lei è qui sig. Divit...Sanem Aydin..."

"Esatto!"

"Come l'ha scoperto?"

"Ho conosciuto suo figlio e quando gli ho suggerito di prendere Sanem come assistente si è rifiutato, quasi ne avesse ribrezzo, mentre lei sembra esserle affezionato. La cosa mi ha insospettito e mi sono confidato con mio padre, il giudice Divit..."

"Che all'epoca seguì il caso" finì col dire il sig. Ferit

"Esatto, ma lui conosce solo una parte della storia; io vorrei conoscerla tutta."

"Perché?"

"Perché conosco Sanem, conosco Cemal e soprattutto perché conosco e stimo moltissimo lei sig. Yilmaz e sono convinto che qualunque cosa abbia fatto, l'abbia fatta con le migliori intenzioni."

Yilmaz sorrise, ma il suo era un sorriso colmo di amarezza.

"All'epoca pensai di agire per il meglio, ma oggi non ne sono più molto convinto. Cemal è sempre stato un ragazzo un tantino strafottente e viziato e di questo mi assumo tutta la responsabilità, ma non cattivo. Quella sera era uscito con alcuni amici per festeggiare un compleanno ed aveva bevuto. Prima di tornare a casa gli avevo chiesto di passare in azienda a prendere dei documenti che avevo dimenticato, cosa che fece, ma lungo il tragitto ebbe l'incidente...Quando arrivò qui era sconvolto, sparlava, diceva cose senza senso... poco dopo arrivò la polizia che mi riferì l'accaduto e lo prelevò. Alla centrale seppi che Sanem era stata ricoverata in gravi condizioni. Lasciai mio figlio e corsi in ospedale dove incontrai il padre della ragazza. Dire che fosse disperato è poco... mi sentii morire anch'io. Non gli rivelai subito chi ero, ma rimasi insieme a lui tutta la notte finché Sanem non fu dichiarata fuori pericolo. I giorni successivi mi recai regolarmente in ospedale per accertarmi delle sue condizioni e, così, venni a sapere che necessitava di varie operazioni...operazioni costose che il sig. Aydin non poteva permettersi.  Gli offrì il mio aiuto ed in cambio gli chiesi di non denunciare Cemal...Accettò. Sanem poco a poco recuperò e, almeno fisicamente, tornò ad essere, quasi, quella di prima. Quando poi seppi che cercava un lavoro decisi di assumerla...Ho agito in questo modo pensando di proteggere mio figlio, ma oggi mi chiedo se, invece, non ho fatto il suo male. Cemal è convinto di essere al di sopra delle regole, di poter agire come vuole, che le sue azioni non abbiano conseguenze, perché, allora, io gli ho dimostrato che con i soldi è possibile sistemare tutto...ma non è così perché il senso di colpa, quello, rimane e cresce ogni giorno di più come un cancro incurabile."

Il sig. Yilmaz aveva finito di parlare lasciando Can ammutolito, inebetito. Pensò a quanto paradossale, quasi grottesca, fosse tutta quella situazione e pensò a Sanem che ancora una volta ne usciva vittima e non vincitrice, perché lei era all'oscuro di tutte quelle trame. Non aveva importanza se ne aveva tratto un beneficio, le aveva comunque subite senza poter avere nessuna voce in capitolo, era stata usata per salvare un essere spregevole come Cemal ed il buon nome di una famiglia.

"Chi è al corrente di questa faccenda?" volle sapere.

"Io, il padre di Sanem, Cemal e adesso lei. Mia moglie e Leyla sanno solo che mio figlio è stato sanzionato per guida in stato di ebrezza..."

Poi un nuovo dubbio si insinuò nella mente di Can: "I frequenti viaggi di suo figlio hanno a che fare con questo?"

Ferit lo guardò e, sospirando, rispose: "Cerco di evitare il più possibile che Cemal stia accanto a Sanem. Quando poco fa le ho parlato del senso di colpa non parlavo solo del mio..."

"Capisco...ma questo non rende suo figlio meno colpevole" replicò Can.

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora