Capitolo 6

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 "Ti prego non abbandonarmi proprio adesso!" gridò disperata Sanem. Le mancava ancora un chilometro, più o meno, prima di arrivare alla Green Cosmetics, quando il motorino cominciò a "singhiozzare" e a procedere a strappi prima di fermarsi definitivamente con un sibilo sinistro.

Le veniva da piangere. Avrebbe dovuto continuare a piedi, spingendo quel "coso" fino in azienda e, cosa peggiore, sarebbe arrivata di nuovo in ritardo.

Ma non aveva alternative. Ricacciò indietro le lacrime e si avviò.

Come aveva previsto, quando si presentò da Can, erano già tutti al lavoro. Era furibondo.

"Sentiamo qual è la scusa di oggi? Ancora la sveglia che non ha suonato? O forse il traffico? Oppure non trovavi cosa indossare? Anche se questo mi pare poco plausibile..."la aggredì.

Lei non disse nulla; sarebbe stato inutile.

"Sanem ti ho fatto una domanda e gradirei una risposta" continuò alzando ancora di più la voce.

"Ho avuto dei problemi con il motorino..." sussurrò lei.

Silenzio.

"D'accordo farò finta di crederci, ma questo significa che dovrai fermarti oltre l'orario...senza essere pagata, ovviamente!"

"Va bene."

"Per il momento non ho bisogno di te. Oggi, in produzione, mi farà da guida Leyla. Puoi andare." la congedò gelido.

"Va bene" ripeté rassegnata prima di uscire dall'ufficio zoppicando sensibilmente e trattenendo una smorfia di dolore.

Il resto della giornata si svolse senza altri incidenti finché nel tardo pomeriggio, quando ormai tutti se ne stavano andando, Can venne da lei.

"Ho bisogno di un elenco dei principali clienti degli ultimi cinque anni, ordinati per fatturato e anche dei fornitori. Inoltre dai bilanci risulta che le spese di rappresentanza siano lievitate sensibilmente negli ultimi periodi. Il sig. Aslan mi ha spiegato che questo ha coinciso con l'ingresso in società di Cemal Yilmaz. Voglio che tu mi faccia avere tutti i giustificativi: ricevute, fatture, note spese e così via...Ti aspetto nel mio ufficio"

Estrapolare i dati relativi ai clienti e fornitori non fu un problema, ma raccogliere gli altri documenti sì.

"Sig. Can, questi sono gli elenchi che mi ha chiesto..."

"Ed il resto?" la interruppe lui prendendole dalle mani i fogli che gli porgeva.

"Beh per quello avrei bisogno di aiuto" spiegò imbarazzata Sanem.

Lui alzò un sopracciglio e attese che continuasse.

"I documenti che ha chiesto sono in archivio ed io...ecco io da sola non ce la faccio... in genere mi faccio sempre accompagnare...insomma per evitare che possa cadere usando la scala.." quell'ammissione le costò uno sforzo enorme e un lacrima sfuggì al suo controllo rotolando lungo la guancia.

Can finse di non accorgersene e cercò di rassicurarla :" D'accordo ci andiamo insieme, fammi strada" le disse alzandosi dalla scrivania ed affiancandola.

Notò immediatamente che camminava con difficoltà: "Ascolta mi sembri stanca, posso andarci da solo. Dimmi solo dov'è l'archivio..."

"Non si preoccupi ce la faccio" ribatté lei precedendolo.

"Sanem Aydin sei una gran testarda, ma si da il caso che io sia più testardo di te" e senza attendere oltre, l'afferrò e la prese in braccio.

La sorpresa fu tale che Sanem si lasciò sfuggire un grido soffocato prima di trovarsi faccia a faccia con Can. Gli occhi di lui si puntarono nei suoi sgranati per lo stupore. Istintivamente lei portò le braccia a cingergli il collo e per un attimo entrambi persero la cognizione del tempo e dello spazio.

Can pensò di non aver mai visto niente di più bello: le sue iridi scure sotto la luce artificiale delle lampade assumevano sfumature dorate e pagliuzze verdi attorno alle pupille le rendevano ancora più seducenti. Sanem, dal canto suo, sotto quello sguardo così penetrante si senti nuda e si accorse di arrossire suo malgrado.

"Mi metta giù" protestò, risultando poco convincente anche a se stessa.

"Non ci penso proprio...da che parte?"

Sanem capì che se voleva porre fine a quella tortura era meglio assecondarlo. "Di là" disse indicando la direzione con una mano.

Percorsero un breve corridoio e poi scesero nel seminterrato dove si trovava l'archivio. Davanti alla porta, Can la pose a terra facendo volutamente scorrere la mano lungo la sua schiena e attirandola ancora più vicino. La sentì tremare tra le sue braccia, ma non capì se fosse per paura o per piacere e preferì lasciarla andare; aveva giocato abbastanza per quella sera!

Una volta recuperati tutti i documenti tornarono in ufficio e Can le chiese se conoscesse Cemal.

"In realtà l'ho visto solo un paio di volte...Lui viaggia molto...sa per visitare i clienti, cercare nuovi contatti, pubblicizzare i profumi..." rispose.

"Capisco" disse scettico Can "comunque per questa sera direi che abbiamo finito. Tutte queste scartoffie le controlleremo domani a mente fresca e riposata...Vieni ti accompagno a casa" aggiunse.

"Non è necessario" si affrettò a dire Sanem

" Ma non mi hai detto che ti si è rotto il motorino? Come pensi di fare?"

"Prenderò un taxi...o l'autobus"

"Non essere ridicola: non ci sono fermate dell'autobus qui vicino ed il taxi ti costerebbe una fortuna. Dove abiti?"

Sanem gli diede il nome del quartiere e lui si illuminò "Lo conosco. Un vecchio compagno di scuola proveniva da lì!" e poiché lei lo guardava interrogativa spiegò " Sono nato e cresciuto qui ad Istanbul. Mi sono trasferito a Londra per frequentare l'università e poi mi sono stabilito definitivamente là."

Lungo il tragitto nessuno dei due parlò molto. Entrambi ripensavano a quello che era successo poco prima. A dir la verità non era accaduto niente, eppure quello scambio di sguardi era stato così intimo, quei tocchi così delicati e sensuali che era difficile ignorare che tra di loro in realtà qualcosa non fosse cambiato.

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora