L'ultima volta che ti ho visto così raggiante , Sanem, ballavi sulle punte insieme a tua madre...devi forse dirmi qualcosa?"
Sanem guardò suo padre con gli occhi che le brillavano. Erano in cucina: lei stava aspettando Can per andare a cena, mentre lui, come di consueto se la stava preparando.
"Sono felice, papà! Tanto, tanto felice!"
"E suppongo che il merito non sia soltanto dei tuoi bambini, ma anche di un certo Can Divit...dico bene??"
"Soprattutto di Can. Ancora non mi capacito di come abbia potuto innamorarsi di me. Insomma lui è....Beh lo vedi anche tu com'è! Avrebbe potuto avere qualunque donna ed, invece, ha scelto me.."
"Vedi figliola, anch'io mi sono chiesto spesso come tua madre così bella, fine ed elegante avesse potuto accontentarsi di uno come me, ma poi ho capito. Lei vedeva in me qualcosa che a me sfuggiva ma che le dava forza e serenità. Quando era di cattivo umore io riuscivo a farla ridere, quando era preoccupata io la ascoltavo, quando aveva bisogno di piangere io ero la sua spalla. Allora ho smesso di pormi domande e mi sono limitato ad amarla ogni giorno come se fosse il primo...Suppongo che per il sig. Divit sia lo stesso. Lui vede in te il completamento della sua anima, tu sei le sue mancanze Sanem e viceversa. L'amore è come un puzzle: talvolta ci sforziamo di far combaciare due pezzi solo perché si assomigliano nel colore, mentre, in realtà, l'incastro perfetto è proprio quello che agli occhi appare il meno probabile..."
Sanem non si sarebbe mai stancata di ascoltare suo padre. Forse non era istruito e non conosceva il mondo, perché si era sempre fermato lì ad Istanbul, ma era saggio. Quella saggezza che non si impara sui libri, ma si conquista vivendo, soffrendo, osservando, ascoltando...
"Credo che tua abbia ragione papà. Smetterò di chiedermi perché e vivrò questo amore senza riserve!"
Il loro filosofare fu interrotto dall'arrivo di Can, che si presentò con un mazzo di fiori e dei cioccolatini.
Salutò Sanem con un casto bacio sulla guancia e poi si rivolse al sig. Nihat, che se la rideva sotto i baffi.
"Buonasera, sig. Aydin! E' un piacere rivederla, la trovo davvero molto bene!" lo salutò porgendogli la mano che Nihat strinse calorosamente.
"Buonasera sig. Divit, però me lo lasci dire: io apprezzo molto la sua gentilezza ed educazione, ma preferirei che mi chiamasse Nihat. Mi farebbe sentire più a mio agio e mi renderebbe più facile rispondere alla sua domanda..."
"La mia domanda???" fece Can sorpreso.
"Beh non credo che quei fiori ed i cioccolatini siano solo un omaggio, per quanto gradito.."
Can, allora, comprese e scoppiò a ridere: "Adesso capisco da chi ha preso Sanem.. dritto al punto eh!"
"Già!"
"In effetti sono qui per chiederle il permesso di sposare sua figlia.."
Il sig. Nihat lo guardò a lungo, fingendosi pensieroso, solo per il divertimento di tenerlo sulle spine, poi, quando Can e con lui Sanem, cominciò a temere il peggio, gli si avvicinò e lo abbracciò :" Non potevo desiderare un genero migliore di te, ragazzo! Benvenuto in famiglia! Vi do la mia benedizione e vi auguro tutta la felicità di questo mondo. Entrambi ve la meritate....e ora su, andate, non voglio che mi vediate piangere...""Ma papà" protestò Sanem " e il rito degli anelli e del caffè salato?"
"Tesoro mio Can dovrà sopportare la tua cucina per il resto della sua vita, non credi che il caffè salato glielo possiamo risparmiare? Quanto agli anelli qualcosa mi dice che non sono necessari..."
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LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONE
RomantizmOgnuno di noi ha qualcosa che lo rende unico. Spesso questo qualcosa è invisibile agli occhi e sfugge a un primo sguardo, abituato a cercare la perfezione e dove non la trova non si sofferma, passa oltre perdendo così, il più delle volte, la vera be...