Can guardava quella piccola grande donna che gli stava di fronte e pensò che non avrebbe mai potuto amarla più di quel momento. Lei chiedeva di essere perdonata, ma lui non aveva nulla da perdonarle. Piuttosto era la vita stessa che doveva chiederle perdono per essere stata così ingiusta con lei.
L'aveva messa a dura prova e Can si era chiesto spesso il perché. Perché era capitato proprio a lei?
Prima la madre, poi l'incidente, che non solo aveva segnato irrimediabilmente il suo corpo, ma l'aveva anche costretta a rinunciare alla danza per la quale aveva sacrificato gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza.
Qual è la regola secondo la quale la vita dispensa gioia e dolore? Ci sono persone che sembrano baciate dalla fortuna, senza che ne abbiano alcun merito ed altre, invece, che devono lottare giorno, dopo giorno solo per avere il diritto di vivere.
Nemmeno la giustizia dell'uomo era stata dalla parte di Sanem permettendo a Cemal di cavarsela.
Eppure lei non si era lasciata sconfiggere. Era caduta non una, ma due volte, era stata tradita, umiliata, ma si era sempre rialzata, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri ogni volta sempre più forte!
Era vero, non era facile amare Sanem, ma non perché avesse un carattere difficile, al contrario lei era di una dolcezza, di una bontà e di una ingenuità disarmanti. No, era difficile amarla perché significava elevare i propri sentimenti all'altezza dei suoi e per farlo bisognava liberare la propria anima dai fardelli della quotidianità, dal cinismo e tornare all'origine, quando un sorriso, un abbraccio, un bacio sono sufficienti a riempirci di gioia. Bisognava amare Sanem con il cuore di un bambino!
Sanem era purezza, acqua cristallina, brezza leggera che solletica la pelle, era calore nelle giornate fredde e piovose, era l'universo intero...
No, pensò di nuovo Can, lei non aveva nulla da farsi perdonare, semmai era vero il contrario. Era lui che doveva scusarsi per non esserle stato accanto e per averla lasciata da sola a combattere i suoi demoni.
Si avvicinò di nuovo al lei, che lo guardava con quegli occhi immensi che lo avevano catturato fin dal primo istante e che attendevano una risposta e, prendendole il viso tra le mani, si limitò a ripeterle quelle due parole che erano la sola importante verità: "Ti amo!"
Un enorme sorriso si dipinse sul volto di entrambi per poi tramutarsi in una risata liberatoria. Le cinse i fianchi e la sollevò da terra facendola volteggiare intorno a sè. Sembravano due ragazzini chiassosi tanto che Luke accorse in ufficio per vedere cosa stesse succedendo.
Ma bastava guardarli per capire.
"Immagino che tu non abbia bisogno della mia ospitalità, vero Sanem?" chiese malizioso.
"A dir la verità ancora non lo so" gli rispose lei stando al suo gioco.
"Un momento, un momento.. cos'è questa storia?" intervenne Can fingendo, neppure troppo, di essere infastidito.
"Beh vedi io e Luke ci siamo già conosciuti e lui si è offerto di ospitarmi nel caso in cui...nel caso in cui tu non lo avessi fatto...ed in effetti non lo hai ancora fatto.." spiegò semiseria Sanem.
"Aspetta un attimo...io pensavo che tu alloggiassi in albergo.." si difese Can.
Sanem scosse la testa: "A dir la verità sono appena arrivata. Ho preso l'ultimo aereo ieri sera e sono arrivata questa mattina. Luke è venuto a prendermi all'aeroporto e mi ha portata subito qui..."
Can lanciò un'occhiata interrogativa all'amico: "Perchè non mi hai detto nulla?"
"E rovinarti la sorpresa????....su adesso vattene via di qui. Immagino che tu abbia di meglio da fare che stare a discutere con me..."
"D'accordo, ma ne riparleremo..."
"Come no..." gli rispose ridacchiando Luke.
Una volta in strada Can si rivolse a Sanem:" Non vedo l'ora di mostrarti il fascino e la magia di Londra, ma credo sia meglio che tu ti riposi un po' prima...che ne dici se ti porto a casa così provi a dormire qualche ora?"
"E' un ottima idea....ma prima scherzavo: non devi sentirti in dovere di ospitarmi, posso andare in albergo.."
L'espressione di Can divenne indecifrabile. Sanem si stava per caso tirando indietro? Quella donna lo avrebbe fatto impazzire...
"Tu vuoi andare in albergo?" le chiese.
"Se tu preferisci..." fu la risposta.
"Quello che preferisco è averti sempre con me, sotto i miei occhi. Poterti toccare quando voglio, parlare quando ne ho bisogno, ascoltarti quando tu ne hai bisogno e questo non è decisamente possibile se tu vai in albergo. Ti basta come risposta?"
"Sì mi basta perché è quello che voglio anch'io.."
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LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONE
RomanceOgnuno di noi ha qualcosa che lo rende unico. Spesso questo qualcosa è invisibile agli occhi e sfugge a un primo sguardo, abituato a cercare la perfezione e dove non la trova non si sofferma, passa oltre perdendo così, il più delle volte, la vera be...