CAPITOLO 99

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Pov's Niccolò
*Quel che hanno visto i miei occhi appena rientrato a casa mi ha scombussolato ancora di più, ho impresse tutte le immagini mentre sistemo il caos giù in salotto. Mentre tolgo i vetri da terra penso a cosa potrebbe essere successo se Simona avesse preso qualche pezzo di questi, se si fosse fatta male cadendo su di essi. Spugna menomale si è fermato al primo pezzettino che gli è entrato, che paura ho avuto a vederlo piangere così. E quando sono entrato in cameretta, Simona era così spaventata. Mi accorgo solo ora di quanto sia dimagrita, di quanto siano scavate le sue guance e di quanto siano pronunciate le sue occhiaie. Ora sta riposando su in camera, tra poco dovrebbe arrivare Mario. Non la sveglio perchè lui ha detto di voler parlare prima con me, ma ho bisogno del supporto perciò ho chiesto ai ragazzi, a tutti, di venire qui. Vorrei che anche loro parlassero con lo psicologo dicendo anche i cambiamenti che notavano loro. Salgo le scale arrivando davanti alla camera di Valeria, sospiro vedendo che dorme ancora come un angioletto. Poi vado nella camera da letto e osservo Simona dormire. Mi siedo accanto a lei e le accarezzo i capelli. Per farla addormentare ci ho messo due ore, due ore di rassicurazioni e due ore di pianti in cui cercavo di farle capire che non l'avrei abbandonata mai perchè lei quell'allucinazione ce l'ha impressa bene in mente. Guardo le sue braccia scoperte, noto che sono rosse e... Raschiate. Ma come se li è fatti? I vetri non possono essere, sono troppo superficiali come raschi, allora penso alle unghie. Poi collego: "pensieri di far male a se stessa o al bambino". L'ho trovata in camera di Valeria, rannicchiata in un angolo mentre Valeria piangeva, chissà da quanto tempo. Forse lei era entrata lì per farla calmare, ma poi ha pensato a.. Farle male. Perciò se l'è fatto a se stessa. Quest'incubo deve finire, non può andare avanti così e vederla sofferente mi fa sentire male, mi riduce a pezzi. Sento il campanello così mi alzo dal letto e chiudo la porta uscendo dalla camera. Scendo per aprire la porta e trovo tutti i ragazzi che sono arrivati insieme come sempre. Sveva mi abbraccia forte e strofina la mia schiena, dopo aver calmato Simona l'ho chiamata piangendo come un bambino.*
N: -"Andiamo in giardino così non ci sente." *Dico sottovoce riferendomi a Simona che dorme. Mi porto il walkie talkie in caso Valeria dovesse piangere ed esco in giardino seguito dagli altri. Qui fuori abbiamo un enorme tavolo per quando facciamo pranzi o cene nelle sere più calde. Oggi non fa molto freddo anche se è febbraio perciò fuori si sta bene con la felpa. Ci sediamo tutti quanti e subito sospiro strofinandomi il viso, sopraffatto da tutto quel silenzio che c'è ora nonostante siamo più di dieci persone qui fuori.*
T: -"Non c'era un vaso all'entrata?" *Domanda dal nulla Tiziano cercando di alleviare la tensione. Ridacchio poggiato allo schienale della sedia e lo guardo.*
N: -"Perchè del buco alla finestra non ve ne siete accorti?" *Domando allora io retoricamente indicando il danno alla finestra.*
E: -"Nì perchè Spugna ha una fascia alla zampa?" *Domanda poi Elisa.*
N: -"Vi direi di ricollegare i pezzi ma non siamo qui per giocare a Cluedo. Perciò ve lo dico senza troppi giri di parole." *Dico io in risposta poggiando le mani sul tavolo e giocando con le dita.*
N: -"Come sapete vi ho fatto venire qui perchè a breve arriverà uno psicologo e parleremo dei comportamenti di Simona. Dovrete dire tutto ciò che avete notato di strano in lei da due mesi a questa parte, soprattutto io." *Dico tirandomi in avanti e guardando tutti, uno a uno. Sono così contento che siano qui con me.*

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