Capitolo 8

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Sicuramente dopo quello che era successo, il rapporto con Charles, si poteva definire peggiorato. D'altra parte non potevo biasimarlo. Certo le parole che mi aveva rivolto, non erano le più belle che si potessero dire ad una persona, ma me le ero meritate. Per il semplice fatto di aver varcato un confine che sapevo non avrei dovuto sorpassare. E, sicuramente, non l'avrei più fatto.

Quindi ci vedevamo il minimo indispensabile per poter discutere di cosa avremmo fatto nel prossimo circuito e, di certo, non mi aspettavo che seguisse le mie direttive; non dopo averle già ignorate per 2 Gran premi di fila.
Io, però, facevo comunque il mio lavoro. E quando Binotto mi chiedeva continuamente aggiornamenti, e gli spiegavo ciò che avevo pensato e studiato, vedevo il suo sguardo soddisfatto. Peccato che il suo pilota fosse talmente cocciuto da non voler darmi nemmeno un'opportunità.
Mi ero chiesta parecchie volte, il perché mi avessero assegnata a Leclerc invece che a Sainz, ma non ero riuscita a darmi una risposta. Se volevano cambiare qualcosa nel team, rischiare ed avere una svolta, Charles, di sicuro, non era la persona giusta da scegliere. E non perché non amasse provare l'ebrezza del pericolo, perché quella l'amava eccome. Il problema era che fosse una delle persone più diffidenti che avessi mai conosciuto in vita mia. Non amava i cambiamenti, soprattutto se non erano stati conseguenti alle sue decisioni. E io ne ero un esempio.
Sainz, invece, era disposto a provare ogni cosa per cercare di dare il meglio. Si fidava ciecamente del suo team, anche se magari qualche scelta poteva essere opinabile. Era questo che differenziava un bravo pilota, da un campione. Non sapevo se Sainz, sarebbe mai potuto arrivare ad essere Campione Mondiale, perché fino ad ora era sempre stato sottovalutato , ma Charles, se solo avesse dato la giusta importanza e fiducia alla sua squadra, poteva sicuramente puntare a quel titolo.
Il problema era che qualcosa dentro di lui, lo frenava dal lasciare il comando momentaneo della sua vita ad altre persone, anche se solo in pista. Una paura che si portava dentro da anni e che non aveva mai affrontato.

Dato che avevamo due settimane di pausa, i piloti avevano ben pensato di organizzare un'altra di quelle feste che di solito facevano per passare un po' di tempo insieme. Ma quando quella sera, seduta sul divano, davanti alla TV della mia camera d'albergo, sentii qualcuno bussare alla porta, ebbi l'impressione che i miei piani sarebbero stati stravolti per l'ennesima volta.
Gli unici che mi cercavano, e che quindi potevano bussare alla mia camera, erano Mattia e l'ingegnere di pista di Charles per discutere sempre di lavoro, ma a quell'ora non potevano essere loro due. Alla confusa aprii la porta e mi ritrovai davanti, Victoria vestita di tutto punto. Lei sicuramente sarebbe andata a quella festa e ne ebbi conferma quando disse "Che ci fai in pigiama? Preparati che siamo già in ritardo"
Non ci parlavo dalla sera in cui ho incontrato anche suo fratello. Ci siamo intraviste nei box durante le gare e salutate da lontano. Ma entrambe eravamo indaffarate; lei a tranquillizzare l'ansia di suo fratello, che dovevo ammettere era più ingestibile di Leclerc, e io con il lavoro.
"Oh, no... Io non vengo" dissi con un sorriso di scuse. Ma lei non sembrò capire, perché invece di girare i tacchi ed andarsene, mi superò ed entrò nella mia camera.
"Tu vieni e non discutere. Mio fratello starà al suo posto, se è questo che ti preoccupa" disse sedendosi, dove, prima che mi interrompesse, ero seduta io. Sembrava comportarsi come se ormai fossimo amiche, ma non era così. Prima di potermi fidare di una persona, dovevo conoscerla fino in fondo, e non era neanche detto che alla fine gli avrei riposto la mia fiducia.
"No, non è questo. Non mi preoccupa niente. Semplicemente non mi piacciono queste cose" risposi, alzando le spalle e raggiungendola sul divanetto, mantenendo ovviamente una certa distanza.
"Non ti piace divertirti?" chiese curiosa. E mi diede fastidio questo suo voler conoscere ogni parte di me.
"Ho un concetto diverso di divertimento" risposi tornando a guardare la TV, sperando capisse che non l'avrei seguita e che quindi desistesse dal continuare a convincermi, ma era un osso duro.
"Ti farò cambiare idea. Preparati, su!" disse alzandosi ed esortandomi a fare la stessa cosa. Cercai di non dare a vedere la mia irritazione e di mantenere un tono tranquillo.
"Davvero. Non mi va" ribattei cercando di convincerla a lasciarmi in pace. Però invece di uscire dalla mia stanza, mi afferrò il braccio e mi trascinò davanti all'armadio. Rimasi stupita dalla sfrontatezza di questa ragazza, con cui avevo parlato solo una volta, dopo la quale, a quanto pare, aveva preso tutta questa confidenza. A quel punto capii che non era più così tanto improbabile la parentela con Verstappen. Entrambi erano sfrontati, solo che la sorella, aveva un intraprendenza che si poteva definire buona. Voleva far sentire a proprio agio tutti e non tollerata che qualcuno venisse escluso. Mentre il fratello era il totale opposto, sempre sfrontato, ma dal punto di vista negativo. Amava essere e fare lo stronzo. Il suo desiderio era far sentire a disagio chiunque gli capitasse sottomano.
"Metti questi" ordinò dopo aver pescato un vestito e dei tacchi dal mio armadio. E anche se dovetti fare un grande sforzo per con cacciarla dalla mia camera, per essersi permessa di invadere il mio spazio personale, guardando anche nel mio armadio, cercai si di mantenere la calma. Afferrai i vestiti che mi stava porgendo e mi diressi, alzando gli occhi al cielo, in bagno.
Accettai di andare a quella festa, perché anche se non volevo ammetterlo ancora a me stessa, quella ragazza aveva iniziato a piacermi un minimo, anche se la sua invadenza mi mandava fuori di testa. Avevo capito, anche, però, che faceva tutto questo perché si sentiva sola, perché non aveva mai avuto qualcuno su cui contare, e nonostante il mio essere costantemente fredda nei suoi confronti, aveva visto in me, l'amica che aveva sempre sperato di avere. Non sapevo se ciò sarebbe mai successo, ma decisi di dargli una possibilità. Non solo perché mi dispiaceva per l'olandese, ma anche perché per la prima volta pensai che forse, un'amica, non mi avrebbe fatto poi così male.

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Eravamo all'entrata di quel locale in cui si sarebbe svolta la festa, quella volta. E già mi pentivo di non essere rimasta in camera. Non era una festa tra soli piloti, come mi aspettavo. A quanto pare era una di quelle organizzate da Hamilton e, a detta di molti, il pilota della Mercedes, amava festeggiare la sua supremazia in campo. Nel modo più sfarzoso che potesse. E guardando l'immensità si quel luogo e le centinaia di persone al suo interno, potei constatare che quelle voci fossero vere.
Sospirando, seguii Victoria all'interno. Tutto il locale era stato affittato dal pilota numero 44, ma i piloti avevano un'aria riservata, da cui potevano uscire solo se volevano. Io non sarei uscita per nessuna ragione se fossi stata in loro. Quella gente era lì proprio per assalirli, anche se ovviamente non erano fan trovati per strada, sicuramente la maggior parte di loro erano degli opportunisti. Si poteva notare dal fatto che, molte delle ragazze presenti, guardarono male me e Victoria, quando entrammo nella stessa aria di quelle che loro consideravano prede.
"Oh, guarda chi si rivede" disse Max con un sorrisetto sghembo. Tutti a quel punto si girarono verso di noi, accortisi solo ora della nostra presenza. Mi trattenni dal non alzare gli occhi al cielo per la seconda volta in quella giornata.
"Menomale che non avrebbe dato più problemi" sussurrai con un sorriso finto a Victoria per non far capire agli altri cosa stesse succedendo.
"Scusa" rispose fulminando il fratello con lo sguardo, per cercare di fargli capire di smettere subito. Decisi di troncare io quella situazione e dipingendomi un espressione tranquilla in volta dissi "Ciao anche a te Verstappen" Non ribatté e dopo un cenno con il capo, ritornò a fare quello che stava facendo prima del nostro arrivo. Menomale, pensai.
Lasciando perdere quell'imprevisto, salutammo tutti, per poi fermarci a parlare con Daniel Ricciardo, che con qualche drink in corpo, era anche più divertente del solito.

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora