Vederla tra le mie braccia quella mattina fu un sollievo. Pensavo fosse tutto un sogno, che non fosse niente vero. Ma era lì a dormire sul mio petto con quell'espressione rilassata e indifesa che tanto mi piaceva di lei.
Credevo davvero che fosse finita. Che non sarebbe mai ritornata sui suoi passi cocciuta com'era. E quando l'avevo vista sulla porta del mio appartamento con quell'espressione di terrore sul viso, ero incazzato. Ma il terrore non era dovuto a nient'altro che alla paura di perdermi quella volta. E dopo dalle parole che mi aveva detto, sia fuori dalla mia stanza, sia guardandomi negli occhi, avevo capito che non mi stava mentendo. Che quella volta ci avrebbe provato davvero. Che quella frase 'ho bisogno di te', era dannatamente vera.
E lo avevo capito ancora di più quando si era dedicata completamente a me, accarezzandomi, baciandomi, toccandomi, fino a farmi impazzire. Fino a farmi capire quanto fosse sincera nelle sue parole.Le accarezzai una guancia, avendo una fottuta voglia di vedere di nuovo i suoi occhi. E quando aprí lentamente le palpebre, un sorriso nacque sulle mie labbra. Spostai la mano da lì, avendo ottenuto ciò che volevo, ma me la afferrò subito riportandola dove si trovava prima.
"Buongiorno" disse richiudendo gli occhi e stringendosi ancora di più al mio corpo. Era divertente vedere come fosse cambiata dall'inizio della nostra conoscenza. Se prima fuggiva dal mio letto con la paura di vivere il dopo sesso, ora se lo godeva a pieno senza più nessun timore.
"Buongiorno" risposi cercando di darmi un contegno. Dovevo ancora tenere un minimo la guardia alta. Fino a ieri ero completamente distrutto. Le sue parole, i suoi gesti, mi avevano fatto capire che davvero volesse provarci, ma avevo bisogno anche di fatti, di dimostrazioni.
"Charles, davvero ero sincera ieri sera" disse capendo probabilmente che avessi ancora un minimo di incertezza. Sospirai. Si alzò sugli avambracci per potermi guardare negli occhi.
"Lo so, ma ho bisogno di dimostrazioni" rivelai ciò che pensavo. Se pensavo iniziasse ad urlarmi contro delusa e offesa dalle mie parole, mi sbagliavo alla grande. Un sorriso spuntò sulle sue labbra.
"Diremo ciò che c'è tra noi a Daniel, Victoria, Carlos, Pierre e Lando e anche ai tuoi amici. Poi usciremo allo scoperto anche al resto del mondo. Ma dammi un po' di tempo per abituarmi. Non posso negare di aver ancora un po' paura ad espormi così tanto, ma ti prometto che lo farò" disse accarezzandomi con una mano il petto.
Sentii il battito del mio cuore accelerare e mi ritrovai ad annuire accettando quella proposta. Già dirlo ai nostri amici era un passo avanti e una dimostrazione importante. Perciò mi accontentai di quello per il momento.
"Farò tutto per dimostrarti quanto ho bisogno di te" aggiunse prima di baciarmi.Passammo tutta la giornata così, tra le lenzuola del mio letto, abbracciati, ad accarezzarci e ammirare l'altro ogni minuto a nostra disposizione. Se avessi avuto la possibilità di rimanere così per il resto della mia vita, lo avrei fatto. Ma il mondo continuava ad andare avanti e prima o poi saremmo dovuti uscire da quella stanza e tornare a vivere con lui.
Perciò solo per quelle ventiquattro ore ci concedemmo di riposarci un po'. Di rilassarci e viverci completamente.Giovedì mattina ci alzammo dal letto controvoglia, ma avevo dei piani per lei. Li avevo da quando avevo deciso di farla venire qui a casa mia. Volevo farle vedere Monaco come la vedevo io. Viverla come la vivevo io. Ciò che amavo fare, i posti che mi piaceva visitare. Volevo mostrargli ciò che facevo quando ero lì. In poche parole condividere con lei la mia vita.
Portarla a Monaco significava aprirgli le porte della mia anima. Era un pezzo di cuore per me. La città in cui ero cresciuto, dove si trovavano le persone a cui volevo più bene. Il luogo in cui avevo passato la maggior parte del mio tempo, la mia infanzia, l'adolescenza. Qui vi era la vera essenza di Charles.La portai nel mio bar preferito per fare colazione. E passammo il tempo a ridere e scherzare come non avevamo mai fatto. Si vedeva che si stava davvero impegnando per cambiare. E ora che i dubbi nella sua testa, le sue paure, si erano attenuati, potevo davvero dire di star perdendo la testa per lei. Ovviamente non potevamo dare troppo nell'occhio. Catherine ancor non era pronta ad uscire allo scoperto e ad affrontare i paparazzi e tutto ciò che ne comportava. Chi sarebbe mai stato pronto? Sapevano essere invasivi e asfissianti. Non rispettavano la tua privacy e cercavano appositamente di farti perdere la calma per poter fare una copertina degna di nota e metterti in cattiva luce. Lo sapevo per esperienza personale. Cercavo sempre di andare in posti isolati, ma erano astuti e a volte sembravano sgamarti dappertutto.
Trattenni l'impulso di afferrarle la mano e le feci solo cenno di uscire dal locale. Quando entrammo in macchina mi chiese dove stessimo andando, ma io non risposi. Volevo fosse una sorpresa. Volevo mostrargli una parte di me che già conosceva in parte e di cui ero dannatamente fiero.
Sentii il suo sguardo fisso su di me per tutto il viaggio e dovetti reprimere la voglia di tornare in dietro e rinchiuderla di nuovo nelle quattro mura della mia stanza.
Una volta arrivati, Catherine si guardò intorno confusa. Da fuori poteva sembrare un edificio abbandonato e infatti era una delle cose su cui avrei lavorato di più, ma non appena entrò dentro capí e mi guardò stupita.
"Hai una linea di go kart?" chiese stupita. Poteva sembrare assurdo ma non era una cosa di cui mi piaceva vantarmi. Tutto ciò che facevo nell'ambito dei motori era solo per passione. Volevo offrire un'opportunità a tutti quelli che come me amavano quel mondo. Perciò non avevo mai sponsorizzato nulla.
Annuii alla sua domanda. Poi iniziò a guardarsi intorno e a memorizzare ogni dettaglio. Il fatto che anche lei amasse tutto quello, mi rendeva felice. Avere una persona accanto che capisse le tue passioni, il tuo lavoro, perché lo facevi, era la migliore cosa che ti potesse capitare.
"Allora? Ce lo facciamo un giro?" chiesi con un sorrisetto sulle labbra che si ingrandí appena vidi la sua reazione. Girò di scatto la testa verso la mia direzione e mi guardò con occhi sbarrati.
"Che?" chiese ancora sbigottita. A quel punto non potei non far uscire una risata dalle mie labbra.
"Non salirò su un go kart. Levatelo dalla testa" aggiunse fulminandomi con lo sguardo. Stare dietro un monitor a valutare i dati della macchina, delle condizioni atmosferiche e dei tempi degli altri, era una cosa, ma guidare la macchina, sorpassare i tuoi avversari, accelerare sull'acceleratore, ne era un'altra e lo sapevo benissimo.
Mi avvicinai al suo corpo, fregandomene di essere visti. Lì dentro vi erano solo persone fidate. E poi al momento non c'era nessuno nei paraggi. Le afferrai il viso con una mano e appoggiai la fronte alla sua guardandola dritta negli occhi.
"Fidati di me" sussurrai sulle sue labbra, prima di lasciarle un bacio delicato a stampo. Ci mise un po' a decidere e vidi ancora l'incertezza nel suo sguardo quando finalmente annuì. Ma sapevo che si sarebbe divertita alla fine, quindi le afferrai la mano e la trascinai in pista.
STAI LEGGENDO
I Need You // Charles Leclerc
RomanceLei non sapeva cosa volesse dire avere bisogno di qualcuno al suo fianco. Troppo impegnata a lasciare i sentimenti fuori per non soffrire. Troppo sovrastata dalle paure dovute al suo passato tormentato. Puntava solo a eccellere nel suo lavoro. Quell...