Capitolo 87

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Quando me lo ritrovai davanti di nuovo, mi si mozzò il fiato. Le occhiaie erano ancora più accentuate. Neanche lui aveva dormito proprio come me da ieri sera.
Eravamo a pochi centimetri di distanza e osservava il mio sguardo come a voler capire se le parole che aveva sentito fino a pochi minuti fa, fossero davvero sincere. E lo erano. Lo erano davvero.
"Come posso crederti?" mi chiese in tono disperato. Cercai di afferrargli la mano per intrecciare le nostre dita, ma fece un passo indietro.
Il dolore che provai a quel gesto fu devastante, ma presi un respiro profondo e cercai di non prendermela poi tanto. Aveva tutto il diritto di reagire in quel modo.
"Guardami negli occhi e vedrai che non mento. Non ho intenzione di andare da nessuna parte. Stavolta ce la metterò tutta. Ho bisogno di te, Charles, in un modo viscerale. Ho bisogno di tutto ciò che mi hai dato e mi darai in futuro. Voglio te e basta, nessun altro. Voglio andare a dormire con te la sera per poi risvegliarmi al mattino con i tuoi baci sul collo. Tra le tue braccia mentre ti osservo dormire rilassato. Voglio il tuo sguardo pieno di desiderio per me sul mio corpo. Voglio tutto" ripetei di nuovo, questa volta guardandolo negli occhi. Se prima dubitava delle mie parole, ora non poteva più farlo. Il nostro modo di comunicare, di capire ciò che pensava e provava realmente l'altro era uno scambio di sguardi. Perché gli occhi per noi, erano lo specchio della nostra anima e se a parole non eravamo bravi ad esplimerci, quelli ci riuscivano benissimo.
Qualcosa cambiò in lui. Sembrò cedere ma qualcosa lo frenava ancora dal lasciarsi andare completamente.
"Non te ne andrai?" chiese con timore. E mi vennero quasi le lacrime agli occhi. Tutto il male che gli avevo creato in soli tre giorni era difficile da poter immaginare e da poter guardare con i propri occhi.
Mi avvicinai di nuovo e gli afferrai il viso con entrambe le mani. Questa volta non si oppose al mio tocco e potei finalmente respirare. Appoggiai la fronte alla sua.
"Non me ne andrò" risposi ancora con lo sguardo fisso nel suo. E allora si lasciò andare. Mi afferrò per la vita e appoggiò le sue labbra sulle mie. E se già prima le sensazioni che provavo erano difficili da spiegare, ora erano completamente inimmaginabili. Tutto si era amplificato. Forse perché avevo abbattuto anche le ultime barriere. Forse perché avevo abbassato completamente le mie difese. Non lo sapevo con certezza, ma andava bene così. Era perfetto così.
E quando mi sollevò per farmi unire le gambe attorno al suo bacino, capii di poterlo vivere davvero ora. Potevo sentire il pieno effetto che mi faceva. Potevo accogliere le sue carezze, i suoi baci, le sue parole, senza la paura che mi avvolgeva. Potevo tutto.
Mi appoggiò delicatamente sul letto, per poi salire anche lui e posizionarsi tra le mie gambe. Si staccò un attimo da me e mi osservò, come a voler realizzare davvero che ero lì con lui e che avevo detto esattamente quelle parole. Ma glielo avrei dimostrato, oggi, domani e dopodomani ancora. Per farglielo capire bene. Per tenerglielo bene a mente. Non me ne sarei andata per nessuna ragione al mondo. Sarei rimasta al suo fianco e qualsiasi problema l'avremmo risolto insieme. Le mie paure, la sua rabbia, non sarebbero stati più un problema. Lo avremmo affrontati mano nella mano e occhi negli occhi.
Mi misi seduta e lo baciai di nuovo. Poi capovolsi la posizione. Dovevo fargli capire quanto davvero fossero vere le mie parole.
Scesi con le mani dal collo, fino all'addome e ancora più giù all'orlo della sua maglietta. La tolsi senza indugiare. Avevo fretta di fargli vedere quanto bisogno avessi di lui.
Mi staccai dalle sue labbra e baciai ogni lembo di pelle scoperto, fino ad arrivare al bordo dei suoi pantaloncini. Alzai un attimo lo sguardo per vedere se stesse comprendendo ciò che volevo dimostrargli e quando ne ebbi la conferma, tolsi gli unici pezzi di stoffa che mi separavano ancora dal suo corpo. Così nudo davanti a me, capii di non poterne fare più a meno. Per me era diventato indispensabile. Il cuore, la sua anima, il suo corpo, erano diventati essenziali.
Mi chinai a baciare e leccare la punta e solo quando gli sfuggì un gemito dalle labbra, lo presi definitivamente in bocca. Iniziai a succhiare, a leccare, a far entrare e uscire dalle mie labbra la sua erezione. La sentivo pulsare all'interno della mia bocca e quando mi fermai un secondo per leccare di nuovo la punta, Charles mi afferrò con una mano i capelli e con un gemito mi spinse a riprendere a muovermi. Avrei voluto sentirlo subito dentro di me, ma volevo che quel momento fosse per lui. Che capisse che mi sarei veramente dedicata a quel pilota. Che avrei cercato in tutti i modi di farlo entrare nella mia vita. Nonostante la paura, nonostante il terrore. Perciò quando stette per arrivare, mi godetti ogni suo gemito, ogni sua pulsazione e il momento in cui venne nella mia bocca.

Quando fui sicura fosse venuto completamente, lasciai andare via la sua intimità, mi rialzai e osservai la sua espressione rilassata. Così disteso, con un braccio in faccia, gli occhi chiusi e il respiro affannato, che cercava di riprendersi. Mi chinai per baciarlo e cercai di stendermi al suo fianco. Volevo vederlo addormentarsi, osservare ogni suo movimento, ogni respiro. Ma lui non aveva l'aria di uno che voleva dormire perché appena si riprese, mi sovrastò posizionandosi tra le mie gambe.
"Mi devi molto di più" disse serio prima di tornare a baciarmi. Sorrisi sulle sue labbra anche se era maledettamente serio. Di certo non mi dispiaceva andare oltre. Oggi ero completamente sua. Poteva fare di me ciò che voleva. Lo avrebbe potuto fare sempre. Perché mi fidavo di lui. Sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. Lo sapevo dalla prima volta che avevo incrociato il suo sguardo.
Perciò quando mi tolse la maglietta e i pantaloncini, non mi opposi. Lo lasciai fare anche quando mi strappò il reggiseno e le mutandine di dosso. E ancora quando rudemente iniziò a palparmi il seno. Gemetti contro le sue labbra che non sembravano non volersi staccare dalle mie. Poi mi penetrò con una spinta sola, fino in fondo e mi si mozzò il respiro. Era stato tutto veloce. Era accaduto in un solo secondo. Iniziò subito a muoversi, ogni spinta sempre più a fondo, fino a riempirmi completamente. Poi sembrò stancarsi di quella posizione, si staccò, mi afferrò una gamba e mi costrinse a posizionarmi a quattro zampe davanti a lui. Tutto ciò senza mai uscire da me. Prese a spingere ancora più forte e dovetti mordermi una mano per non strillare. Non avevo mai fatto del sesso così. Avevo sempre pensato fosse umiliante, ma mi sbagliavo. Era completamente e fottutamente eccitante. Dopo pochi minuti sentii di star per venire e a quel punto Charles rallentò. Non riuscii a trattenere un lamento.
Sentii le sue labbra vicino al mio orecchio.
"La prossima volta che ti verrà voglia di mollare ricordati di questo" sussurrò per poi lasciarmi un bacio dietro il lobo dell'orecchio. Ricapovolse la posizione in quella iniziale e guardandomi negli occhi, ormai diventati più dolci, ritornò a spingere più forte fino a portare entrambi al culmine del piacere. E me lo sarei ricordato davvero quel momento.

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora