Capitolo 80

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Subito dopo aver risolto con Victoria, l'olandese era tornata a sorridere ed era esplosa dicendomi di preparmi subito e di mettermi un costume. Avevano deciso di scendere in spiaggia.
Io avrei solo voluto stendermi sul letto e recuperare le ore di sonno perse la notte precedente, ma non avevo potuto obiettare.

Perciò ora ero stesa su un lettino rigorosamente all'ombra. Mentre gli altri parlavano liberamente, ridendo e scherzando, io preferivo rimanere in silenzio. Non perché non amassi la loro compagnia, ma perché sentivo il suo sguardo addosso e, nonostante cercassi di tenere a bada le sensazione che esso scaturiva in me, era difficile controllarmi.

Da quando eravamo atterrati a Mykonos non avevamo ancora avuto tempo di rivolgerci anche solo qualche parola da soli. E anche se non era passata di certo un'eternità, Charles peggiorava le cose, tenendo gli occhi fissi su di me. Ringraziavo il fatto che entrambi portassimo gli occhiali da sole. Almeno c'era una piccola possibilità che gli altri non si accorgessero di nulla di ciò che stava accadendo.

Ad un tratto, mentre stavo lanciando un'occhiata al monegasco, per vedere se ancora mi stesse guardando, mi sentii sollevare di peso dal lettino.
Mi afferrai d'istinto alle spalle della persona che mi reggeva tra le braccia e portai i miei occhi, dopo un istante di smarrimento, sul suo viso. Chi altro poteva essere se non Daniel?
La sua espressione divertita, mi fece capire subito ciò che aveva intenzione di fare e non ebbi neanche il tempo di provare a fermarlo. D'un tratto mollò la presa sul mio corpo e caddi rovinosamente in acqua.
Come avevo potuto non accorgermi dello spostamento dell'australiano. Maledetto il pilota della rossa che mi distraeva così facilmente.

Riemersi dall'acqua facendomi leva sulle gambe, ancora con gli occhi chiusi, tolsi gli occhiali che portavo ancora e che ormai erano completamente bagnati, e solo quando fui sicura di aver tolto l'acqua in eccesso dalle ciglia, in modo da non rimanere accecata dal bruciore dell'acqua salina, li aprii.
Inutile dire che fulminai immediatamente Ricciardo.
L'ultima cosa che volevo, era immergermi in acqua e soprattutto di getto. Era fredda, dannatamente fredda.
"Sappi che me la pagherai cara Ricciardo" dissi in tono minaccioso e serissima. Non aveva fatto una grande mossa. Sapevo essere molto vendicativa quando volevo.
Le mie parole allargarono ancora di più il suo sorriso e, invece che allontanarsi, si avvicinò ancora di più, fin quando le sue labbra non raggiunsero il mio orecchio.
"Credimi ti ho fatto solo un favore" sussurrò per poi trattenere una risata. Non capii a cosa si riferisse. Un favore? Buttarmi in acqua diceva essere un favore?
Ma poi quando mi girai a guardare il punto in cui Daniel teneva lo sguardo fisso, capii cosa intendesse. Lo sguardo infastidito di Charles entrò nella mia visuale. E nonostante mi fece piacere vedere ciò, il panico invase il mio corpo.
L'australiano si era accorto che ci fosse qualcosa tra noi e non doveva accadere.
Feci per ribattere, ma mi troncò sul nascere.
"Non cercare di mentire. Ti piace e tu piaci a lui. Non dirò niente, ma credo sia evidente un po' a tutti. E per la cronica non ci sarebbe niente di male a dirlo agli altri. Sappiamo mantenere i segreti meglio di quanto immagini" disse con un sorrisetto sulle labbra.
Rimasi lì inerme, mentre l'australiano usciva dall'acqua e tornava dagli altri. Ero sconvolta e preoccupata. Non potevano sapere tutti quello che stava succedendo. Non doveva saperlo neanche lui.
Cavolo! Sapevo che non eravamo stati abbastanza discreti. Che quegli sguardi di Charles avevano creato sospetti. Che il fatto di non urlarci più contro poteva risultare strano.

Cercai di prendere dei respiri profondi e di calmarmi per non peggiorare la situazione. Solo quando fui sicura di aver riacquistato un minimo di controllo, tornai dagli altri. Parlai a stento per le ore successive.

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Quando rientrammo in hotel, aspettai di essere sicura del fatto che tutti fossero all'interno delle proprie camere e solo quando ebbi la certezza che non avrei incontrato nessuno nei corridoi, uscii per poi bussare alla porta di fianco alla mia.
Sapevo che anche quella fosse stata una trovata di Charles. Sicuramente era stato lui a scegliere per noi due quelle camere vicine. Ed era meglio così, perché almeno avevamo meno possibilità di farci beccare.

Quando aprí entrai di corsa per poi chiudere la porta alle mie spalle.
Mi ci appoggiai contro e mi ritrovai il viso del monegasco vicino. Prima che potessi parlare, mi precedette.
"Che cosa ti ha detto Ricciardo?" chiese con tono secco. Mi accigliai. Davvero gli aveva dato fastidio ciò che era successo in spiaggia?
"Che siamo poco attenti a quanto pare" risposi in tono acido. Ancora non riuscivo a digerire il fatto che si fosse accorto di ciò che c'era tra me e il pilota numero 16. Il panico lo sentivo vivo sotto pelle.
Mi guardò confuso, non capendo a cosa mi stavo riferendo.
"Ha capito che tra noi due c'è qualcosa" spiegai, spostandomi di lato e prendendo spazio dal suo corpo.
Non disse niente. Semplicemente alzò le spalle non curante e si tolse la maglia.
Aveva ancora addosso i vestiti del mare. Come lui neanche io avevo avuto il tempo di cambiarmi e di farmi la doccia. Ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri. Dovevamo risolvere il problema, trovare il modo di essere più discreti.
"Charles non possiamo permetterci che gli altri sappiano di noi" dissi cercando di riportare la sua attenzione sul mio discorso. Fu come se non avessi parlato, perché invece di rispondermi si diresse in bagno.
Ormai al limite della pazienza, lo seguii e prima che potesse togliersi il costume ed entrare in doccia, lo afferrai per un braccio e lo contrinsi a guardarmi.
"Dobbiamo parlare" dissi a denti stretti. La sua non curanza mi stava dando sui nervi. Se qualcuno avesse parlato, saremmo finiti sui giornali. Soprattutto se fosse stato Max Verstappen ad avere quella informazione. Cavolo! Quella persona odiava talmente tanto entrambi da desiderare qualunque cosa pur di rovinarci.
"No, non dobbiamo parlare. A me non interessa se lo capiscono. Mi fido di loro. E poi Catherine, non possiamo nasconderci per sempre. Io non riesco a non guardarti, a non toccarti, a non baciarti. Cazzo! Credo di poter impazzire da un momento all'altro" rispose alzando il tono della voce frustrato.
Mi immobilizzai a quelle parole. Cosa? A lui non interessava?
"Non puoi dire sul serio" ribattei con sguardo ammonitore. Non se ne parlava. Non potevano saperlo. Doveva rimanere tra noi.
Sospirò vedendo il panico riflesso nel mio sguardo. Mi afferrò con entrambe le mani il viso, per poi avvicinarlo al suo e far toccare le nostre fronti.
"Non c'è niente di cui aver paura. Gasly, Ricciardo, Norris, Sainz e Victoria non diranno mai niente. Non ci tradirebbero mai, e tu lo sai. Perciò respira e calmati. E poi se Daniel ha capito, non vuol dire che lo faranno anche gli altri" disse cercando di farmi riprendere il controllo. Dovevo apparire terrorizzata per aver spinto il monegasco a cedere.
"Ma tu vuoi che loro lo sappiano. Lo hai appena detto ed io-" cercai di dire, ma mi interruppe.
"So cosa ho detto e non voglio rimangiarmelo, ma so anche che hai ancora troppa paura per farlo. Perciò posso aspettare e sopportare ancora un altro po'" disse con tono dolce. E mi sentii una totale stronza. Ero così egoista da far soffrire Charles pur di non affrontare le mie paure.
Sospirò di nuovo, prima di abbracciarmi. Mi rifugiai affondando la testa nell'incavo del suo collo. Se fossi stata davvero una brava persona, avrei affrontato tutto ciò, o per lo meno gli sarei andata in contro. Ma io avevo pensato sempre e solo a me stessa. A tenere il controllo. A non andare mai troppo oltre. Perciò mi fece comodo che a cedere fosse stato lui.

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora