Mi ero assicurato quella notte di dimostrarle quanto mi avessero fatto piacere le sue parole. Quanto fossi grato che mi stesse donando se stessa in tutto e per tutto. L'avevo stretta a me, baciata, amata. Perchè ormai non si poteva più negare quel sentimento. Io non avevo mai saputo cosa volesse dire amare fino a quando non l'avevo incontrata. Amare significava donare tutto se stesso all'altra persona. Affidargli anima e corpo. Concedergli il tuo cuore e farle fare quello che vuole con esso. Fidarsi completamente e prendersi cura delle sue paure, farle anche un pò tue e aiutarla a superarle. Insieme, è questa la parola alla base dell'amore. Fare tutto insieme, fare fronte comune. Essere una sola persona, pensare come se si fosse una sola persona. Lasciare il mondo da parte con tutti i suoi problemi e le sue difficoltà e rinchiudersi in quella bolla protetti dal solo sentimento che fa vivere le persone. Perchè l'amore è alla base di tutto. Senza aver provato questo sentimento non si può dire di aver vissuto. Senza amore non c'è vita ed io l'ho capito il primo giorno in cui ho incontrato Catherine. Ero spaventato da lei perchè sapevo che non sarebbe stata come le altre, che avevo trovato la mia persona. Che qualcuno mi aveva concesso di riempire una volta per tutte quel vuoto che mi avevano lasciato quelle due perdite. Quelle due persone così importanti che mi erano state strappate via con crudeltà. Ma non le aveva sostituite, perchè non si poteva sostituire nessuno nella vita. Mi aveva donato la forza di superare quelle mancanze una volta per tutte attraverso quel sentimento che mi era stato concesso di provare. Mi aveva fatto capire cosa volesse dire davvero vivere e che fino a quel momento mi ero limitato solo a sopravvivere.
Ed ora con quei pensieri in testa e preso ad accarezzare i capelli di quella ragazza a cui dovevo tutto, fui consapevole che doveva sapere ciò che pensavo. Meritava di conoscere anche lei le mie paure.
"So che probabilmente già sai qualcosa, ma voglio comunque che tu sappia tutto" esordii continuando a far passare la mia mano tra i suoi capelli. Sapevo quanto le piacesse quel gesto e a me tranquillizzava tanto. La vidi corrucciare le sopracciglia, come se non avesse capito a cosa mi stessi riferendo, ma appena iniziai a parlare ogni cosa le fu chiara.
"Ho perso due persone importanti per me. Le due persone che mi sono state accanto e mi hanno sostenuto per tutta la mia carriera. Una di queste mi ha donato anche la vita insieme a mia madre e tutto l'amore di cui un figlio avesse bisogno. Era malato già da qualche anno prima che venisse detto a me e ai miei fratelli. Mio padre non voleva dircelo e aveva costretto anche la mamma a lasciar perdere per il momento. Pensavano di poter risolvere la questione da soli. che avrebbero curato quella malattia in segreto e che tutto sarebbe tornato alla normalità. ma quel problema non aveva cura e papà si era aggravato ancora di più. Ricordo benissimo il momento in cui io, Arthur e Lorenzo lo scoprimmo. Papà era svenuto durante una delle solite cene di famiglia ed eravamo corsi in ospedale. Mamma piangeva a dirotto e non riusciva a smettere. Noi non capivamo cosa stesse succedendo fino a quando il medico non chiamò la donna che ci aveva messo al mondo in disparte. Ci stavano nascondendo qualcosa. Quando a papà fu dato il permesso di tornare a casa i nostri genitori ci dissero che dovevano parlarci. Ci fecero sedere sul divano e così sapemmo della malattia di nostro padre. Sentirsi dire che una delle persone a cui volevi più bene non sarebbe sopravvissuto a lungo è una notizia difficile da digerire. Ognuno reagiva a suo modo e mentre Lorenzo cercò di essere il fratello maggiore e di metabolizzare la cosa, io ero corso in camera mia e avevo distrutto tutto. E' così che è partita il mio problema nella gestione della rabbia. Non capivo per quale motivo proprio a me doveva essere portata via quella persona. Perchè tra tanti proprio io dovessi perdere mio padre. E ancora oggi a volte me lo chiedo" mi fermai un attimo per cacciare via le lacrime che premevano per uscire dai miei occhi. Catherine si girò a guardarmi. I suoi occhi lucidi mi diedero la conferma che lei invece stesse piangendo. "Non devi continuare se non vuoi. Posso aspettare" disse per poi tirare su con il naso. Ma io avevo bisogno di parlarne.
"Arthur era troppo piccolo per riuscire a capire realmente cosa stesse succedendo, non so neanche se si ricorda tutt'ora di quel momento. Ma sicuramente dal suo sguardo smarrito doveva aver capito che qualcosa stava facendo soffrire tutte le persone che gli erano attorno. Ci volle una settimana comunque per riuscire ad avere il coraggio di uscire dalla mia stanza e tornare alla realtà. Sette giorni in cui ho pensato 24 ore su 24 a quello che stava succedendo e a quello che sarebbe successo. Ero arrivato ad unica conclusione. Davvero volevo perdere il poco tempo che mi rimaneva da passare con mio padre a farmi invadere dalla rabbia? Perciò avevo deciso di metterla da parte e di godermi ogni singolo istante che mi fosse stato concesso con lui. Quando si è aggravato io viaggiavo per il mondo ed era l'anno in cui avrei vinto il campionato di Formula 2. Ricordo di aver ricevuto una chiamata di mia madre che in lacrime mi pregava di prendere il primo aereo e di tornare a casa. Così feci e vidi morire mio padre davanti ai miei occhi. Quello che nessuno sa, però, è che poco prima di spegnersi gli ho detto di aver firmato un contratto con la Ferrari, che avrei corso sicuramente per loro in futuro. Non era vero, avevo mentito. E quella bugia mi ha perseguitato per un sacco di anni. Fino a quando non ho firmato veramente quel contratto e mi sono sentito finalmente sollevato. Ho pensato 'Vedi papà? Non ti ho mentito quel giorno'. In ogni caso da quando è morto la rabbia che avevo cercato di tenere a bada aveva iniziato pian piano a venir fuori. Per poi esplodere completamente quando arrivato nella squadra che avevo sempre desiderato, avevo capito che non avrei potuto dare il meglio di me. Prima per la presenza di Sebastian e poi perchè proprio la macchina non me lo permetteva. Comunque, tralasciando questo, contemporaneamente alla morte di mio padre, ho dovuto affrontare un'altra perdita. Tutti sanno che Jules Bianchi era come un fratello per me. A lui dovevo gran parte della mia carriera. Le nostre famiglie erano sempre insieme ed ero presente a molte delle sue gare. Ti confesso che per un momento mi ha sfiorato anche l'idea che ci saremmo ritrovati ad essere compagni di squadra della Ferrari. Poi tutto è crollato durante il Gran Premio del Giappone. Mi ricordo di star vedendo con la mia famiglia quella gara. Stavamo commentando quello che stava succedendo. La pioggia era troppo forte per poter continuare a correre e sapevamo tutti che di lì a poco ci sarebbe stato qualche incidente ed infatti successe. A quel punto mi aspettavo di vedere la gara interrotta e invece si continuò. Poi in un attimo inquadrarono la gru ferma a bordo pista e una macchina che perdeva il controllo andarle contro. Prima che si potesse capire di chi fosse quella monoposto hanno staccato l'immagine e interrotto il Gran Premio. Se l'attimo prima intorno a me si sentiva un vociare continuo, in quell'istante vi era solo silenzio. Quando poi comunicarono che era Jules mi è crollato il mondo addosso. Già stavo affrontando la malattia di mio padre, e ora la preoccupazione che anche Jules si potesse esser fatto male mi distruggeva totalmente. Inutile che io ti dica che non si è più risvegliato e che sia morto sul letto dell'ospedale. 'Quanta sofferenza dovevo provare ancora?' ho pensato dopo aver perso entrambi. L'ho pensato fino a quando non ho incontrato te. Tu mi hai dato la speranza di provare qualcosa che non sia il dolore. Mi hai riportato a vivere e non più solo a limitarmi a sopravvivere. E ti sono grato per questo. Ti sono grato per essere entrata nella mia vita e avermi fatto scoprire cos'è l'amore. Cosa vuol dire dare amore e cosa vuol dire ricevere amore. Perchè non c'è più bisogno di far finta che non lo sia. Quello che lega me e te non è solo passione, ma è amore. E non ho più paura di niente ora che ti ho accanto. Non ho più paura di perdere le persone che amo se ci sei te vicino a me." conclusi il discorso guardandola dritta negli occhi. La sorpresa nel suo sguardo fu lampante e per un attimo non seppe come reagire. Sapevo avesse ancora un pò di paura dentro di sè, ma speravo anche che quel sentimento che ci univa fosse più forte.
Ne ebbi la conferma quando si fiondò sulle mie labbra. E mi sentii completo per l'ennesima volta con lei al mio fianco. Si staccò e mi guardò negli occhi con il viso pieno di lacrime. "Ti amo" sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra. "Ti amo" risposi prima di tornare a baciarla.
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I Need You // Charles Leclerc
RomanceLei non sapeva cosa volesse dire avere bisogno di qualcuno al suo fianco. Troppo impegnata a lasciare i sentimenti fuori per non soffrire. Troppo sovrastata dalle paure dovute al suo passato tormentato. Puntava solo a eccellere nel suo lavoro. Quell...