Capitolo 103

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La mattina successiva mi svegliai abbracciata a Charles. La giornata precedente era stata dura per me. Aveva riportato a galla, come ogni anno, ricordi del passato che mi devastavano. Ma a differenza delle altre volte, quel giorno, non ero sola. Per la prima volta avevo condiviso il mio dolore con un'altra persona. Qualcuno che mi è stato accanto da quando mi aveva conosciuta e che, inconsapevolmente, aveva fatto più di quello che pensava. Perciò mi era venuto spontaneo raccontargli ciò che aveva causata quel carattere troppo difficile. Ciò che mi aveva segnata a tal punto da portarmi a non fidarmi più delle persone. 

Ora potevo essere libera con lui. Non avevo più segreti o pesi da tenermi addosso. Per la prima volta nella mia vita, mi sentivo libera dalle paure che mi attanagliavano. Avevo Charles con me, e questo era tutto ciò di cui avevo bisogno. 

Quindi, quando quella mattina aprì gli occhi, non potei fermare il sorriso che nacque sulle mie labbra. Mi sentivo una stupida a comportarmi in quel modo. Io che poi ero così brava a gestire le mie emozioni. Ma lui aveva stravolto tutto sin dal primo sguardo, e nonostante avessi cercato di ignorarlo, non potevo più farlo. Era fondamentale per me e non potevo più farne a meno. Gli ero così grata di aver aiutata ad aprirmi. Non solo con lui, ma anche con Victoria, Ricciardo, Sainz, Norris e Pierre. Entrare in quel mondo, lavorare per lui, si era rivelata la miglior scelta che avessi mai fatto. 

"Siamo contente questa mattina?" chiese con un sorrisetto divertito sulle labbra e stringendomi ancora più a sè, portandomi a salire direttamente sul suo corpo. Mi tenni sugli avambracci per poterlo guardare negli occhi.

"Potrebbe essere" risposi vacua trattenendo un sorriso di scherno. "Ma potrei essere ancora più contenta sai?" aggiunsi avvicinando le labbra a pochi millimetri dalle sue e provocandolo con lo sguardo. Lo vidi deglutire e cercare di resistere a ciò che sapeva essere un tranello. Poi, però, quando iniziai a percorrere con una mano il suo corpo, fino a scendere vicino alla cintura dei pantaloni, prese il controllo. Prima che potesse afferrarmi e imprigionarmi sotto di lui, mi alzai di scatto. "Peccato che hai una gara da correre" conclusi sfoderando finalmente quel sorrisetto divertito. Poi mi girai e gli diedi le spalle iniziando a prepararmi.

"Stronza" rispose a denti stretti prima di imitarmi e scaturendo in me una grossa risata.

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Stavamo entrando insieme nei box della Ferrari. Anche se così facendo avremmo alimentato i dubbi, già persistenti, quella mattina avevamo deciso di fregarcene e di andare insieme verso il circuito. Quel movimento insolito era stato colto subito dai paparazzi, ma avevo fatto finta di niente e senza dare un minimo senso di cedimento avevo affiancato Charles. Potevamo essere due semplici colleghi che si scambiavano un passaggio, per i fotografi ciò, però, era impossibile. Ormai ne ero consapevole e dopo ciò che era successo ieri non mi importava più di tanto. Ero stanca di nascondere quello che era successo di così bello nella mia vita. Di nascondermi e aspettare di essere in un angolo invisibile agli altri anche solo per guardarlo o sorridergli. Non ne potevo più. Sapevo anche, quanto costasse ancor di più a Charles, ma che volere mio, ancora continuava a non dare nell'occhio. Perciò mi ripromisi che il prima possibile gli avrei parlato di questa situazione.

Prima di prendere due direzione diverse, io nella mia stanza e lui tra i meccanici vicino la monoposto, Charles mi fermò. 

"Sei sicura di stare bene?" mi chiese serio studiando anche il mio sguardo. Il fatto che fosse ancora preoccupato per me, nonostante quella mattina mi fossi alzata con il sorriso, non faceva altro che farmi capire quanto tenesse a me. Perciò mostrando la gratitudine dai miei occhi e sorridendo sinceramente, annuii. Avrei voluto anche baciarlo, ma mi trattenni. 

Soddisfatto mi lasciò andare, così, con riluttanza, dovuta alla poca voglia di allontanarmi da lui, mi voltai dandogli le spalle e mi diressi verso la mia postazione. 

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Sembrava andare addirittura meglio di quanto avessimo previsto quella gara. Partire da ultimi ed essere ad un passo da entrare nei primi dieci, e quindi in zona punti, era qualcosa che non ci saremmo mai sognati di vedere quel giorno. La macchina sembrava rendere molto quella domenica, data anche la ferrari di Sainz a lottare addirittura per la terza posizione.

Ovviamente, però, non avremmo avuto fortuna come sempre in quel giorno. A pochi giri dalla fine, infatti, una pioggia non prevista, cadde copiosa. Io ero lì, vicino ai muretti box e guardavo le immagini per cercare di capire se fosse il caso di entrare subito o di aspettare, ma solo una poteva essere la decisione. Si vedeva chiaramente che di lì a pochi secondi la pista sarebbe stata inguidabile con le gomme d'asciutto ancora montate sulle monoposto e ormai utilizzate da troppi giri.

Feci il segno ai meccanici di prepararsi al pit stop, poi mi girai per aprire il collegamento con Charles.

"Char-" 

Non ebbi il tempo di finire la frase. Una mano chiuse subito il collegamento e mi sentii afferrare e trascinare lontana da lì.

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Aveva iniziato da pochi giri a piovere così forte. Ogni secondo che passava, la pista diventava sempre di più impraticabile. Aspettavo solo di ricevere l'ordine dai box per poter rientrare. Quando finalmente sentii la voce di Catherine pensavo che fosse arrivato il momento, ma non disse neanche il mio nome che il collegamento si chiuse. 

Pensai fosse un problema di comunicazione, ma quando provai ad attivarlo io, subito Jack rispose.

"Pit stop?" chiesi sperando di ricevere una risposta positiva, dato che per me era anche scontata. Non si poteva continuare a correre in quella situazione, ed era il caso di rientrare subito prima che la mia risalita dall'ultima posizione risultasse vana.

"No, Charles, mancano pochi giri... puoi farcela" rispose con tono titubante. Era come se neanche lui ci credesse. C'era qualcosa sotto a tutto quello che stava succedendo, me lo sentivo. Il fatto poi che a rispondermi non fosse stata Catherine, che avevo sentito parlare pochi secondi prima, aumentava i miei dubbi.

"E' stata Catherine a prendere questa decisione?" chiesi, per avere conferma che i miei sospetti fossero giusti. E quando nessuno rispose dall'altro campo, iniziai a innervosirmi. Non sapevo cosa stesse succedendo all'interno dei box, ma era ovvio per tutti, che così non avrei potuto continuare a guidare.

Riaprii il collegamento.

"Perchè non mi fate rientrare? Che cosa sta succedendo?" dissi, iniziando ad infastidirmi. Non riuscivo più a stare in pista con quelle gomme e le altre macchine avevano già iniziato ad entrare. Non mi spiegavo quale fosse la strategia che stavano utilizzando. Così non avrei mai potuto arrivare fino in fondo, e se mai ci fossi riuscito, era da ultimo. 

"Mancano pochi giri-" rispose una voce che non riconobbi come quella del mio ingegnere di pista. Il che, mi fece ancora di più stranire. Poi venne interrotto in sottofondo da una voce che invece conoscevo molto bene. "Charles, rientra subito!" disse Catherine urlando, per poi dire a qualcuno di lasciarla andare. 

A quel punto non capii più niente. La rabbia iniziò a montare dentro di me. Se qualcuno avesse osato sfiorarla e costringerla a fare qualcosa che non voleva, non avrei risposto delle mie azioni. 

"A chiunque sia dall'altra parte di questa fottuta radio, consiglio di iniziare a parlare e a dire cosa stia succedendo, perchè giuro che una volta fuori da qui, saputa la verità, non la scamperà nessuno" minacciai a denti stretti. E quando non ricevetti nessuna risposta, pensai solo a guidare per arrivare il prima possibile al traguardo e assicurarmi che Catherine stesse bene. 

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora