Quando arrivammo davanti al locale in cui Charles aveva lasciato l'auto, ancora non avevo trovato il coraggio di incrociare il suo sguardo. Per tutto il viaggio avevo cercato di ignorarlo, anche se mi era risultato difficile viste le sue continue occhiate e i suoi sorrisi divertiti. Probabilmente vedermi per la prima volta in imbarazzo gli piaceva parecchio. Non ero mai stata così a disagio in vita mia. Avevo sempre avuto tutto sotto controllo. Non avere il potere di saper gestire le mie emozioni e i miei sentimenti mi destabilizzava, ma ormai avevo capito che con Charles tutto era cambiato. Io in primis e, anche se questo mi terrorizzava a morte, avevo raggiunto la consapevolezza che era troppo tardi per tornare indietro.
Scese dall'auto, ma non chiuse la portiera. Fui costretta così a girarmi nella sua direzione. Evitai, però, il suo sguardo e mi concentrai sulla sua figura che stava aspettando di attirare la mia attenzione. "Guardami Catherine" disse stavolta non più divertito. Probabilmente il fatto che lo stessi evitando stava iniziando a infastidirlo. Con fatica alzai lo sguardo nel suo e sembrò tranquillizzarlo un minimo. "Non escludermi, non impedirmi di vedere le tue emozioni. Non c'è niente di sbagliato nell'essere imbarazzata, nell'ammettere per la prima volta di aver sbagliato" aggiunse guardandomi intensamente. Era vero, non c'è niente di sbagliato nel mostrare i propri sentimenti, ma allora perchè non lo fa anche lui? Non è poi così diverso da me, anzi siamo più simili di quanto pensiamo. E potrà anche aver confessato di provare qualcosa per me per primo, di avermi convinto a iniziare qualsiasi cosa ci fosse tra di noi, a mostrarmi che a me ci tiene in una maniera un pò diversa dal tenere ad un'amica. Ma della sua vita invece? Del suo passato? Io non so niente di tutto questo. E oltre la rabbia che ho visto repressa in lui fin dall'inizio del nostro primo incontro, non ha mostrato nient'altro. Lui su di me sa più cose di quanto io ne sappia su di lui. Se per me il mio passato è un argomento taboo, per lui non esiste proprio. E allora non capisco: perchè insistere sul sapere ogni cosa di me se lui non vuole far sapere niente della sua vita? Perchè dovrei aprirmi, mostrargli ogni parte di me se lui non è disposto a farlo?
Inevitabilmente un pò del mio muro inizia a ricostruirsi. Non ne posso fare a meno.
"Dovresti seguirli anche tu i tuoi consigli" risposi per poi riportare lo sguardo davanti a me. Non volevo rovinare niente ma non potevo far a meno di proteggermi. I pensieri vorticavano nella mia mente e le insicurezze tornavano a farsi sentire. Non potevo permettermi di essere di nuovo ferita.
Lo sentii sospirare per cercare di mantenere la calma. A quanto pare non voleva litigare, non ora che avevamo appena risolto le cose. Non dopo ciò che era successo il giorno prima. E decisi che forse anche per me sarebbe stato meglio ignorare per il momento quei pensieri. Anche se sapevamo entrambi che ignorare i problemi non faceva che peggiorarli maggiormente. Ma noi eravamo dei campioni in quello, no?E allora mi girai verso di lui e incrociai il suo sguardo.
"Ci vediamo in hotel?" chiesi cercando di cambiare atteggiamento e di ignorare le paure che inevitabilmente stavano sorgendo in me. Sospirò di nuovo, dopo aver esaminato per alcuni secondi i miei occhi. Ignorò ciò che ci lesse dentro. Perchè sapeva che qualcosa non andava, ma era più facile lasciar perdere.
"Camera mia" disse semplicemente per poi rivolgermi un ultimo sguardo di incertezza e chiudere la portiera definitivamente. Lo guardai allontanarsi e salire nella sua auto. Presi un respiro profondo. Riusciremo mai a liberarci di tutto, a vivere serenamente, ad essere finalmente felici? Esiste la felicità per due come noi, intrisi di problemi, segreti, paure?-------------------------------------------------
Bussai alla porta. Dopo essere arrivati in hotel non ero andata con Charles direttamente nella sua stanza. Avevo paura che qualcuno potesse vederci. Perciò avevo deciso di andare prima a cambiarmi nella mia e poi raggiungerlo. Sotto il getto della doccia avevo riflettuto sui pensieri che mi ero sorti in macchina. Anche se mi ero ripromessa di non pensarci, di lasciar perdere, la paura costante di soffrire non mi permetteva di passare avanti. Allo stesso tempo, però, non avevo il coraggio di affrontare l'argomento, di aprire un'ennesima discussione. In cuor mio sapevo che se avessi accennato anche solo all'argomento, tutto sarebbe cambiato. L'atteggiamento di Charles, il nostro rapporto. Perché di una cosa ero sicura. Se io avevo difficoltà a parlare del mio passato, Charles aveva difficoltà anche solo a pensare al suo. Quindi se io reagivo male, la reazione del monegasco sarebbe stata il triplo peggio della mia.
Non ero pronta alle conseguenze di ciò che comportava la verità. E allora sospirai, mi feci forza e mi imposi di togliere dal mio cervello quei dubbi.
La porta si aprì. Il pilota numero 16 non disse niente, semplicemente mi rivolse un sorriso e, prendendomi per un braccio, mi trascinò dentro richiudendo poi la porta. Mi ritrovai, in un attimo, le spalle contro quest'ultima e le sue labbra sulle mie. Ricambiai all'istante. Perché nonostante non fosse passato molto dall'ultima volta, e nonostante le mille preoccupazioni per ciò che sarebbe successo nel momento in cui entrambi non avremmo potuto più fingere, il bisogno che avevo di lui, il desiderio che sentivo nell'unire i nostri corpi, la voglia di stringerlo a me e di perdermi nei suoi occhi era troppo per essere sopportato.
Perciò accolsi la sua lingua nella mia bocca e posai le mie mani sulla sua nuca nel vano tentativo di avvicinarlo a me il più possibile. Lui mi afferrò per i fianchi e fece scontrare i nostri bacini. Alzai una gamba e la avvolsi attorno alla sua vita per cercare di avere un maggior contatto con la sua erezione. Un gremito sfuggì dalle sue labbra facendomi eccitare ancor di più. Mi afferrò anche l'altra gamba, prendendomi in braccio. Mi schiacciò ancor di più contro la porta mentre la tua intimità sfregava sulla mia attraverso i vestiti. Quando una sua mano si intrufolò sotto la mia maglietta e sganciò furtivamente la parte dietro del mio reggiseno avendo un accesso più favorevole al mio seno, l'eccitazione stava diventando insopportabile e i vestiti ancora addosso ad entrambi un intralcio inutile. E nel momento in cui iniziò a stuzzicarmi il capezzoli destro, un lamento uscì dalla mia bocca. Volevo di più. Avevo bisogno di lui.
"Ti voglio ora" dissi affannata, staccandomi dalle sue labbra. Tutto ciò che ricavai fu un sorriso malizioso. Poi mi alzo la maglia e il reggiseno, senza toglierli e portò la sua bocca sul mio seno. La lingua iniziò a compiere dei movimenti circolari attorno all'aureola facendomi impazzire.
"Ti prego Charles" dissi in un lamento. Non avevo bisogno di preliminari. Volevo lui dentro di me ora. Ero già abbastanza eccitata così.
Sollevò la testa per qualche istante, per incontrare il mio sguardo. Vidi una scintilla nei suoi occhi. Se possibile, il desiderio che vedevo riflesso in essi era più intenso delle volte precedenti.
Poi staccò il mio corpo dalla porta e, tenendomi per le cosce, si diresse verso il letto. Mi depositò delicatamente su quest'ultimo non distogliendo gli occhi neanche un secondo dai miei. Poi mi tolse finalmente la maglietta e il reggiseno. Si chinò a darmi un bacio sulle labbra e continuò più giù, sul collo. Una scia di baci per tutto il corpo, fino ad arrivare all'inizio dei leggings che portavo. Afferrò i bordi con le mani e in un solo gesto li tolse insieme alle mutandine. Ero completamente nuda sotto di lui, mentre Charles era ancora totalmente vestito. Feci per affettare la sua maglia e liberarlo di quel tessuto inutile, ma me lo impedì. Afferrò entrambi i miei polsi e con una sola mano li tenne in una presa ferrea sopra la mia testa. Protestai. Volevo toccarlo. Volevo che si spogliasse. Lo volevo dentro di me.
Con un sorrisetto divertito si avvicinò al mio orecchio. Lo morse, lo leccò e poi pronunciò delle parole che mi confusero parecchio.
"Vuoi provare qualcosa di nuovo? Vuoi lasciarmi il completo controllo?"
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I Need You // Charles Leclerc
RomanceLei non sapeva cosa volesse dire avere bisogno di qualcuno al suo fianco. Troppo impegnata a lasciare i sentimenti fuori per non soffrire. Troppo sovrastata dalle paure dovute al suo passato tormentato. Puntava solo a eccellere nel suo lavoro. Quell...