Capitolo 54

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Stavamo ancora riprendendo fiato. Charles aveva la testa poggiata sul mio petto e sembrava in pace in questo momento. Cercavo di tenere gli occhi aperti per imprimere bene quell'immagine di lui, ma ero troppo stanca e si chiudevano da soli. Mugulai irritata da questo sonno improvviso, attirando l'attenzione del monegasco. Accorgendosi che mi stavo per addormentare, si alzò dal mio corpo, mi prese in braccio e spostò le coperte. Mi adagiò di nuovo sul letto, per poi raggiungermi e coprirci entrambi con le lenzuola. Stavo per arrendi alle braccia di Morfeo, ma riuscii a sentire, in tempo, afferrarmi per i fianchi e portarmi vicino al suo petto, dove, di mia spontanea volontà, appoggiai la testa. Avvolsi poi il suo busto con un braccio, volendo avere più contatto con lui. In quel momento, con tutta la stanchezza che avevo, non mi accorgevo di ciò che facevo. Se fossi stata completamente sveglia, non avrei fatto tutto questo. Ma lasciai perdere, lasciandomi cullare dalla sensazione della sua mano che giocava con i miei capelli, cedendo finalmente in un sonno profondo.
"Buonanotte Catherine" fu l'ultima cosa che sentii.

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Aprii lentamente gli occhi, trovandomi in una stanza che non era la mia. Abbassai lo sguardo sul mio petto ed osservai il viso rilassato di Catherine ancora immerso nel sonno. Era così bella in quel momento, che avrei voluto scattarle una foto da tenere nel mio telefono, per ricordarmi di quell'unica volta in cui sembrava che niente le facesse paura. Le sfiorai la guancia, contento che durante la notte non si fosse spostata. Anche se inconsciamente, perché nel dormiveglia, ieri sera si era avvicinata di più a me. L'avevo accolta tra le mie braccia, contento. Era la prima volta che dormivamo insieme consapevolmente, visto che quando era ubriaca e l'avevo portata in camera mia, non aveva la capacità di intendere e di volere. Tanto che poi era scappata come una ladra la mattina dopo. E non ero molto sicuro che vedendoci così avvinghiati, sarebbe stata molto contenta. Infatti speravo mi desse qualche altro minuto per godermi questo attimo. Ma proprio nel momento in cui lo pensai, iniziò ad aprire gli occhi, per poi sbatterli un paio di volte, in modo da abituarsi alla luce. Quando sembrò essersi svegliata davvero, apparve confusa. Alzò il viso e incontrò il mio già rivolto verso di lei.
"Buongiorno" dissi cercando di trattenere il sorriso, per la sua bellezza anche di prima mattina. La spensieratezza però era sparita. E sparì anche la mia, quando, fingendo un gesto casuale, si allontanò dal mio corpo e si sedette sul letto.
"Buongiorno" rispose dandomi le spalle e alzandosi. Sospirai deluso. Per quanto dicesse che i miei dubbi erano infondati, sapevo che in realtà avevo ragione. Non si era pentita, semplicemente era ancora in preda alla paura. Il suo passato le impediva di lasciarsi andare ed ero convinto che non me lo avrebbe raccontato mai. Forse era per questo che cercava di tenermi comunque ad una debita distanza. Non voleva cedere e dirmi il motivo per cui aveva sofferto. Potevo capirla perché anche io avevo il timore di raccontarle i fardelli che mi portavo, ma stavo cercando di non pensarci, godendomi a pieno i momenti con lei.
Rassegnato, mi alzai anche io dal letto iniziando a rivestirmi. Avevo un aereo da prendere.

Una volta che ebbi finito, mi girai verso di lei, intenta ad infilarsi la maglietta.
Quando si accorse che la fissavo, mi guardò confusa.
"Volevo dirti che ho un aereo per Monaco oggi pomeriggio" dissi, senza ricevere in cambio neanche un emozione. Neanche un gesto che mi facesse capire che era delusa, che non voleva che andassi via. Rimase lì impenetrabile come sempre.
"Oh, va bene" rispose semplicemente, per poi girarsi e iniziare a rifare il letto.
"Tu dove andrai? Insomma, abbiamo una settimana di stacco" chiesi, sperando di ricevere una risposta.
"Rimarrò qui e poi lunedì prossimo prendo il volo per il prossimo circuito. Ci vediamo lì, no?" rispose, continuando a non degnarmi di uno sguardo.
"Perché non vieni con me?" chiesi speranzoso. Non avrei dovuto esserlo e non avrei dovuto neanche chiederlo. Sapevo benissimo che non avrebbe mai accettato. Infatti, si irrigidí, restando in silenzio per alcuni minuti. Poi si girò sospirando.
"Charles vorrei, ma non mi sembra il caso. Non sono neanche due giorni che abbiamo iniziato questa cosa e già stiamo correndo troppo" spiegò, cercando di misurare bene le parole. Ma non l'aveva fatto e la rabbia stava crescendo in me. Stavamo correndo troppo? Perché avevamo dormito insieme? Perché avevamo fatto sesso? Che cosa significava? E come poteva dire che ciò che c'era tra noi, fosse iniziato solo da due giorni?
"Questa cosa è iniziata da molto prima di due giorni, e lo sai benissimo anche tu. Ma lascia perdere, fa come se non ti avessi chiesto niente. Ho sbagliato io" dissi irritato, per poi prendere il cellulare, poggiato sul comodino e dirigermi alla porta.
"Charles" provò a fermarmi, ma la bloccai con una mano. Avevo sentito abbastanza.
Uscii da quella stanza e sbattei la porta con rabbia. Nel giro di meno di 24 ore avevamo litigato due volte per lo stesso motivo.
Ciò che mi fece più male fu che, pur sapendo che quel pomeriggio sarei partito, non si era fatta viva per risolvere le cose. Mi aveva lasciato fare i bagagli e abbandonare l'hotel arrabbiato e deluso. Non potevo credere che il suo orgoglio potesse arrivare a tanto.
E quando atterrai a Monaco, dalla mia famiglia, ebbi la consapevolezza che quella settimana non sarebbe stata come mi ero prefissato. La sua frase mi avrebbe tormentato la mente per tutti e sette i giorni. Il suo sguardo distaccato sarebbe rimasto impresso nella mia mente minuto dopo minuto. Il suo essersi allontanata dal mio corpo, mi avrebbe logorato l'anima secondo per secondo. In pratica sarebbe stata una vera e propria tortuta ed ero furioso, con me stesso, per essere diventato un rammollito e con lei, per averle permesso di farmi tutto questo. Come sarebbe potuta funzionare se, dopo appena due giorni, stavamo già in quelle condizioni?

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora