Capitolo 1

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La sveglia suonò presto quella mattina. Avevo un aereo da prendere per fuggire finalmente da quella vita che non sentivo più mia. E ora, seduta su quel sedile, con l'aereo pronto a decollare, non potei fare altro che tirare un sospiro di sollievo. Tutto quello che avevo fatto da un paio di anni a questa parte, era proprio per ritrovarmi lì, in quel preciso istante. Per liberare me stessa da quei pesi che mi sono sempre portata dietro.

E quando atterrai in Italia, non potei fare a me di far spuntare un sorriso sulle mie labbra. Quella che mi si stava presentando, era una grande opportunità, che tra l'altro avevo perso la speranza di avere.

Lì davanti a quella pista, che avevo sempre visto in foto, l'ansia iniziò a salire. Ma non mi feci prendere dal panico, perché quello era sempre stato il mio sogno. Perciò, presi un bel respiro e mi feci strada verso l'imponente edificio.

"La Signorina Smith?" chiese la donna, con cui poco prima avevo parlato per avvisarla della mia presenza, cercando di pronunciare in maniera corretta la domanda in inglese.
"Si" risposi alzandomi di scatto in piedi. Ero agitata, ma cercavo di non darlo a vedere.
Mi fece cenno di seguirla e poco dopo, mi indicò la porta di una stanza, a cui bussò e che, dopo aver avuto assenso dall'altra parte di essa, spalancò. Mi trovai davanti l'uomo che avrebbe esaminato il mio curriculum. Mi fece segno di sedermi davanti a lui e con tutta la calma, che ero in grado di avere in quel momento, mi accomodai sulla poltrona di fronte alla sua.

Lo vidi leggere accuratamente tutto ciò che era scritto sui vari fascicoli della mia carriera universitaria e lavorativa. Lo stava facendo da un bel po' ormai e non sapevo se fosse un segno positivo o negativo. Cercavo di non dare a vedere la mia ansia, ma aspettare tutto quel tempo, mi stava facendo impazzire.
E proprio come se mi avesse letto nel pensiero, finalmente staccò gli occhi da quei fogli per poi puntarli su di me.
"Lo sà, vero, che questo è un ruolo da prendere sul serio?" chiese squadrandomi dalla testa ai piedi. Mi immobilizzai sul posto. Quel suo tono non sembrava essere gentile, anzi, dava l'impressione di starsi prendendo gioco della mia persona.
"Ne sono a conoscenza" risposi cercando di studiare le su intenzioni per arrivare a capire dove voleva andare a parare.
"E sa che sono poche, anzi quasi nulle, le donne che lavorano in quest'ambito?" chiese sempre con lo stesso tono, ma stavolta facendo crescere sulle sue labbra, anche un sorrisetto derisorio. Alle sue parole capii tutto e ciò che avevo temuto, si stava avverando.
"Sono a conoscenza anche di questo. Ma essendo nel 2021, tutto ciò non dovrebbe essere più un problema" risposi infastidita dalla piega che aveva preso quel discorso. Era tutto così surreale. Si continuava a sostenere quanto la società fosse andata avanti, ma in realtà esistevano ancora queste distinzioni tra uomo e donna. Alcuni lavori, per molti, potevano essere fatti solo dal genere maschile, quando, in realtà, molte donne riuscivano ad eccellere più di quest'ultimi.
L'uomo, di cui non conoscevo neanche il nome, dato che non si era neanche presentato, si appoggiò allo schienale della sua sedia girevole e iniziò a studiarmi. Sembrava voler catturare ogni mia mossa e vedere come avessi reagito alle sue provocazioni.
"Non dovrebbe, ma sa benissimo che l'evoluzione, di cui tanto si parla, in realtà, è solo una concezione astratta. La realtà è un'altra" ribatté e a quel punto non riuscii a trattenermi. 
"È per gente come lei, se queste 'concezioni' non si sono ancora realizzate. Incentrare un colloquio di lavoro sulla poca presenza del mondo femminile in questo ambito, è a dir poco ridicolo. Sono una donna, si. E sono fiera di esserlo. Non sono niente in meno di lei, o di tutti gli uomini presenti in questo mondo. Tutto ciò che ho avuto è perché me lo sono conquistato, con le mie forze. Quindi, se devo essere rifiutata solo per il fatto di non avere un corpo maschile, allora sono contenta di non lavorare per questo team" dissi per poi alzarmi dal mio posto e dirigermi verso l'uscita. Ma nell'esatto momento in cui stetti per afferrare la maniglia della porta, venni fermata da due parole che avrebbero cambiato la mia vita e, che per la piega che aveva preso quella conversazione, non mi aspettavo di sentire.
"Sei assunta"

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"Charles, devi spingere di più nel primo settore" mi comunicò il mio ingegnere via radio.
E allora provai, per quanto possibile a premere di più sull'acceleratore. Da quando ero entrato a far parte di questo team, le aspettative di tutti erano salite e con esse anche la mia voglia di soddisfarle. Ma tutta quella pressione che sentivo, non sempre era un bene. Tutti si aspettavano il meglio da me. A partire dalla mia famiglia, fino ad arrivare ad ogni singolo tifoso della scuderia per cui ora lavoravo. Ed io stavo cercando in tutti i modi di essere quello che tutti avevano definito come il predestinato, ma avevo dei limiti come tutti gli esseri umani. E finché questa macchina, che guidavo, non sarebbe arrivata alla pari con quelle argento e le Red Bull, che erano sempre in prima e seconda fila, non avrei potuto fare più di così.

Perciò quando le prove finirono e tornai ai box, non potei fermarmi dall'oltrepassare tutti e scappare via infuriato.

Ero nel mio motorhome quando sentii bussare.
"Avanti" dissi non curante, continuando ad allenarmi con il simulatore. Era così che passavo la maggior parte del tempo delle mie giornate. Amavo migliorarmi e portarmi al limite. Tutto ciò che volevo era salire sul gradino più alto del podio, ma per fare ciò, oltre a dare il meglio di me, dovevo avere anche una macchina prestazionale, e sicuramente, al momento, non l'avevo.
"Charles ti volevo ricordare che hai un'intervista tra 30 minuti" mi comunicò la mia manager. Sbuffai infastidito. Odiavo essere sotto le telecamere e dover mentire. Era questo che mi si chiedeva fare ormai da due anni a questa parte.
"Avvisa che non mi presenterò" risposi continuando a concentrarmi sullo schermo. Sapevo che la conversazione non sarebbe terminata qui. Astenermi dal rispondere a delle domande, avrebbe fatto nascere dei sospetti nei tifosi, che avrebbero portato a domande scomode, a cui nessuno avrebbe voluto andare incontro.
"Tu ci andrai" ribatté con tono serio, cercando quasi di farlo passare come un ordine.
"Lena, no" restai fermo nella mia posizione.
A quel punto mi sentii strattonare, per la spalla, in modo tale da farmi perdere il controllo sul volante e da riuscire ad arrivare all'interruttore che accendeva e spegneva il simulatore. In pochi secondi lo schermo davanti a me divenne nero.
Mi girai verso di lei, fulminandola con lo sguardo infuriato. Se c'era una cosa che odiavo era proprio essere controllato e obbligato a fare qualcosa che non mi andava di fare e Lena lo sapeva perfettamente.
"Tu lo farai, o ti ci trascinerò io" mi minacciò, puntandomi un dito contro il petto.
A quel punto mi alzai furioso dal sedile.
"Perché dovrei andare, eh? Per sentirmi chiedere se sono contento dei risultati che sto ottenendo? Ti sembro contento Lena? È sempre la stessa storia. Fingere che tutto vada bene, quando io, te e tutto il team sappiamo che in realtà non va bene un cazzo. Ma devo stamparmi un bel sorriso finto sulla faccia per mantenere la bella facciata che la Ferrari si è creata" dissi tutto d'un fiato, al limite del controllo. A quel punto sospirò, sapendo che non avevo del tutto torto, e che, istigarmi in quel modo non era stata una bella mossa. Perciò ammorbidí lo sguardo e cercò di farmi calmare.
"Stanno facendo tutto il possibile per darti la macchina migliore che possono" rispose, peggiorando solo la situazione. Stavano facendo tutto il possibile per darmi una macchina migliore? Ma dai! Una risata amara uscì dalle mie labbra.
"Si, certo" ironizzai, scuotendo la testa e non potendo credere che avesse avuto il coraggio di pronunciare quelle parole. Ne avevo abbastanza di lei e del team, quel giorno, perciò, afferrai le chiavi della mia auto e mi diressi all'uscita. Nonostante le proteste di Lena, abbassai la maniglia di quella porta e lasciai definitivamente quella stanza.

I Need You // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora