Capitolo 11

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Capitolo 11
Disagio

EDITH

“Compagno primario”? Ma cosa significava?!

Le mie emozioni erano ingestibili: un attimo prima percepivo il corpo pervaso dal panico e quello dopo, dal dispiacere e dalla confusione.

Adocchiai con la coda dell’occhio l’affascinante spogliarellista seduto accanto a me, sul divano, chiacchierare con mia sorella come se  nulla fosse accaduto. In mano, reggeva ancora il cellulare, l’oggetto incriminato.

Era bello con e senza vestiti, meditai con un sospiro. Distolsi lo sguardo da lui, turbata dal nostro atto privato, e dalla strana conversazione telefonica. Rivivevo l’accaduto a ripetizione, analizzandolo nel dettaglio. Nella mia testa sembrava distorto, disadorno di dettagli. Non riuscivo a delineare le sue reali intenzioni nei miei confronti. Forse, per Dante, baciarsi non era un gesto intimo. O forse, “compagno primario” indicava un caro collega nel suo ambito lavorativo. Dovrei chiedergli delle spiegazioni oppure fingere che nulla sia successo?

Tornai a fissarmi le ginocchia, lasciando i lunghi capelli a fare da sipario sul mio volto, rigida nella mia postura, senza arrischiarmi di sfiorargli la spalla sinistra. Lui, al contrario, sembrava intenzionato a cercarlo, il contatto. Mi parve protettivo, quasi assillante. E la sua costante presenza accanto mi accaldava. Aria. Ho bisogno di respirare...

Le risate e i toni sommossi in sottofondo, appartenenti al gruppo formatosi in salotto, cozzavano col mio pessimo stato d’animo. Serrai gli occhi, strizzandoli nelle orbite piene. «Potrebbe andarci Edith», udii appena.

Cosa?!

Alzai di scatto il capo, osservandomi attorno. Le mie dita tremarono un poco nello stringere il tessuto della gonna lunga.

Noemi giunse le mani in preghiera: «Ho dimenticato di recuperare le bottiglie di tè al limone, il tuo gusto preferito, ti dispiacerebbe portarle qui? Sono in macchina, ecco le chiavi», la vidi impugnare il portachiavi del suo veicolo, facendolo tintinnare a poca distanza dalla mia postazione.

Annuii, felice di poter uscire di lì, fiondandomi sul piccolo oggetto e precipitandomi fuori dall’appartamento, scappando via sotto gli sguardi sbigottiti degli altri. Non dissi una sola parola.

Optai di attendere l’ascensore, invece che adoperare le scale, e mentre le porte si chiudevano - tirando un sospiro di sollievo -, una mano bloccò l’anta destra all’ultimo. Quando questa si riaprì, svelò colui che volevo evitare. Dante.

Le mie budella si contrassero e il suo profumo invase il piccolo abitacolo, insinuandosi nel naso. Starnutii.

«Aspetta, ti aiuto», sorrise.

No, non voglio. Abbassai lo sguardo e senza emettere un verso. Mi vergognavo e non capivo nemmeno il perché.

L’ascensore era stretto e angusto al punto da contenere a malapena due persone. Il suo fiato caldo mi solleticò la fronte, e come se ciò non fosse stato abbastanza, la sua prestanza fisica era incollata alla mia. Tre piani. Solo tre piani e poi saremo liberi di distanziarci. Divenne il mio mantra, ripetendolo a oltranza, evitando di guardarlo; ma quando il pulsante del secondo piano si spense, Dante premette quello rosso, alla fine della fila, bloccando la discesa.

Sgranai gli occhi, paonazza dallo sgomento. Lui, serioso, e dall’espressività quasi solenne, fin troppo vicino alla mia, soffiò: «Noi due dobbiamo parlare, e dobbiamo farlo adesso».

Senza alcun dubbio era pazzo.

Senza alcun dubbio era pazzo

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*Angolino dell'Autrice*

Ah, aaaaah hai capito Edith, finalmente un capitolo in cui lei mi piace (che strano xD). Cosa pensate di questo capitolo? Trovate anche voi Dante un po' strano o è semplicemente intrepido?

Spoiler: “«No, non dobbiamo»” e volevo finisse così, but Edith è timidina e quindi questa scena sarà più avanti.

Spoiler: “«No, non dobbiamo»” e volevo finisse così, but Edith è timidina e quindi questa scena sarà più avanti

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