DANTE
Wellcum non era solo un bordello. Era trasgressione, proibito e profanazione di ogni dogma esistente. Al calar del sole - e al sorgere della luna -, il locale mutava, trasformandosi in qualcos'altro. Qualcosa che andava aldilà della mera comprensione. Di giorno, frequentato da uomini comuni. Di notte, abitato da mostri mitologici. Brulicante di vita notturna, ospitando chiunque volesse distrarsi dall'etica sociale e sperperare i guadagni in alcol, droghe, ragazze e ragazzi. Qualsiasi feticismo e perversione diventavano lecite lì dentro. Al limite del disgusto, dell'ozio e del peccato. Bestiali nella vera e vasta natura deviata dell'essere umano. Corruttore dei piaceri più dolci e desideri più oscuri, intrinsechi nell'animo umano.
La cameriera condusse Edith e me in uno dei molteplici stanzini, adibiti ad immensi camerini privati, dove si disponeva di costumi e maschere particolari, con la funzione di celare la vera identità agli altri.
L'anonimato faceva comodo se pippavi cocaina dalle chiappe di una prostituta o inconsapevole, in compagnia di quello che poteva essere tuo marito.
Restammo soli, mentre le orbite vuote dei calchi mostruosi scorrevano davanti a me, in una moltitudine di personaggi immaginari e maschere di rara manifattura. Edith non mi toglieva gli occhi di dosso. Sentivo il suo sguardo bruciarmi la nuca, ma non ricambiai le rassicurazioni che tanto agognava. Mi limitavo ad ispezionare le scelte poste, in silenzio e ignorando le sue suppliche silenziose. Voleva giocare? Bene, avremmo giocato, allora. Come desiderava lei, ovviamente. Non certo quello che volevo io.
La maestrina del cazzo avanzò sino a che mi fu impossibile fingere la sua assenza, stando molto - troppo - vicina e guardandomi con espressione perplessa, intanto che il profumo naturale dell'incarnato annebbiasse i sensi. Adesso che conoscevo a fondo che sapore avesse tutto il suo corpo, tutti gli altri gusti assumevano sembianze anonime, appartamenti ad individui insipidi e insapori, utili a del banale esercizio fisico.
Dannazione!
Le rivolsi una seconda occhiata di biasimo. Possedeva le sopracciglia contratte dalla preoccupazione e dal rimorso. Sapeva quanto fossi furente. Lo sentiva, tangibile per me quanto per lei. Il sesso creava legami involontari; soprattutto se non si limitava al puro atto carnale. «Dante...?» esalò appena e con voce incrinata.
«Cosa?» domandai, impassibile e con tono grave, infastidito di come ella fosse artefice del mio malumore.
«Non avercela con me...» pigolò appena, somigliando ad una bimba. Parole comiche.
Ridacchiai, ma non ero affatto divertito: «E con chi dovrei avercela?» le scoccai un'altra occhiata e il mio finto sorriso, scomparve. «Ti ho detto e ripetuto che questi, non erano affari tuoi, e tu, che fai? Ti ci ficchi dentro e con tutte le scarpe!» sbottai infine, saturo della situazione creatasi. «Perché ogni volta fai sempre l'opposto di quello che voglio? Trovi gustoso il fatto di mandarmi fuori di testa e farmi saltare i nervi, forse?! Perché riesci benissimo in questo...» precisai con cruda sincerità. La spudoratezza era una mia dote; non avevo filtri o peli sulla lingua per spiegarle come potessi sentirmi al momento.
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Stripper Love | Parte 1
Romance• 𝓘𝓷𝓼𝓽𝓪𝓷𝓽 𝓛𝓸𝓿𝓮. • 𝓢𝓹𝓲𝓬𝔂. • 𝓟𝓸𝓵𝔂𝓪𝓶𝓸𝓻𝔂. • 𝓛𝓖𝓑𝓣𝓠𝓘𝓐+. Parte 1. "«Perché io e te siamo così?!» «Perché non riusciamo ad essere nient'altro che questo, un tentatore e la tentata, sua stessa tentazione, Edith.»" Dante Aleja...