EDITH
"Io vorrei... bastarti."
Ero in trappola; ma questo non si dimostrò del tutto vero. Avrei voluto appartenergli... e così facendo, lasciandomi imprigionare fra le sue braccia, anche lui sarebbe stato solo mio. Era un desiderio stupido e insensato, eppure... eppure ci speravo. Forse eravamo ingabbiati entrambi in ruoli diversi. Ruoli che non ci appartenevano davvero, ma che recitavamo per inerzia. Forse, dopotutto, non mi importava granché di tradire me stessa e i miei ideali.
Ci aggreddimmo in un disperato attimo di bramosia, dimenticandoci di tutto e tutti. Lo accolsi sulle mie labbra e da esse gli instillai tutte quelle emozioni che mi rivoltavano lo stomaco e dardeggiavano il cuore, muscolo in tumulto. Appagare la folle passione che aveva preso possesso delle mie audaci gesta, infuocandomi il corpo, divenne quasi doloroso.
Lì, con lui, ero io e allo stesso tempo, non più.
Sentii il suo fisico schiacciarmi, aderendo petto, pancia e fianchi, per approfondire il nostro bacio. Avevo le farfalle nello stomaco e quando percepii la sua lingua avvolgersi alla mia, mi sembrò che centinaia di fuochi d'artificio scoppiassero all'unisono nella testa, creando magnifici fiori luminosi. Era Capodanno ad Edith-tania. Ad un tratto, Dante si staccò dalle mie labbra, cadendo in ginocchio e tracciando una scia di baci bollenti fino al mio ventre, strappandomi il respiro restante.
Perché faceva così caldo?!
Mi lasciai sfuggire un ansito strozzato. Provando a riprendere fiato, lo guardai allucinata, mentre con gesti lenti e sinuosi mi solleva la maglietta leggera, mordicchiandomi un lembo di pelle. Era strano non vederlo imponente e dover rivolgere il naso verso il basso.
E mangiarsi con gli occhi la sinuosità delle spalle.
Deglutii a vuoto. Avevo la gola inaridita dall'emozione e le orecchie che fischiavano. Il sangue che ribolliva nelle vene e la tensione contagiatami fin nelle punte dei capelli. Quando vidi il suo capo sparire sotto la gonna verde, sobbalzai all'indietro e, involontariamente, aprii la porta del ripostiglio, cadendoci dentro come una pera cotta.
Nella mia mente, il trillo del forno a microonde segnò il raggiungimento massimo del mio cuocere a puntino. Din!
«Edith Costanza, mi stai ascoltando?!». Il tono accusatorio di Micol, mi ridestò dai miei osceni ricordi. Seduta in macchina, accanto a lei e davanti all'incrocio alla fine della via della scuola materna Peter Pan, aspettavamo il segnale verde del semaforo. Dire che mia sorella fosse adirata, sarebbe stato un eufemismo. Un eufemismo grande quanto una villa a due piani. Mi puntò addosso i suoi occhi blu cielo, scandendo bene le parole come se stesse parlando ad una bambina: «Si può sapere cosa ti succede?! O forse non ti rendi conto della gravità di questa situazione?». Incassai il colpo mentre la voce di mia sorella diventava man mano sempre più altera: «Atti osceni in luogo pubblico! Per giunta dove lavori, con dei minori al di sotto dei sei anni, accidenti a te! Potevano licenziarti o peggio, chiamare la polizia e arrestarti. Sei forse impazzita?!». Non osavo guardarla, né parlarle. Aveva ragione, ovviamente. Sapevo benissimo d'essere stata una sciocca, ma per le ragioni sbagliate. «Devi solo ringraziare che sia stata Flavia Rucin a trovarvi, una persona amica, e non qualcun altro... Sei la sua assistente, diamine! Ti rendi conto del danno che potevi causare?!». Infossai il capo in mezzo alle spalle, cercando d'essere il più piccina possibile, rammaricata e sfatta sul sedile del passeggero. «E poi da quando ti frequenti con l'amico ambiguo di Alex?! Lo sai cosa mi ha riferito su di lui?! Non è soltanto uno spogliarellista, che è già eccessivo, ma pratica anche sesso per soldi e tu, che fai? Gli apri le gambe come una volgare prostituta?!» urlò, infine.
Micky non perdeva mai le staffe. Si asciugò una lacrima col dorso della mano, dovuta alla collera inghiottita.
«Tu non sai nulla di lui...» mormorai appena.
«Ah, no? Il fatto che sia anche poliamoroso e che tu gli dia dei soldi per delle prestazioni sessuali ti sembra troppo poco? Ecco cosa so!» continuò a sgridarmi, rivolgendo lo sguardo alla strada.
«Io non lo pago affatto e poi noi non abbiamo fatto sesso, ci siamo solo... Sì, insomma, non siamo andati fino in fondo.» verificai vagamente a disagio.
A quel punto la vidi fare manovra verso destra e parcheggiarsi perpendicolare al marciapiede di passaggio: «Dimmi che avete usato delle precauzioni. Dimmi che non sei stata stupida da voler perdere la verginità con Mister Malattie veneree. Non mi interessa che non sia successo davvero. È stato stupido e pericoloso.».
«È davvero offensivo il nome che gli hai dato e poi lui usa sempre il preservativo. Va in ospedale a farsi le analisi una volta al mese.» avvampai sempre più ad ogni parola.
«Ma che bravo samaritano.» sorrise fintamente: «Ma ti senti quando parli?! Hai vent'anni, non sedici! Sei punibile legalmente, Edith. Non vivi in un romanzo rosa. Questa è la realtà.» riprese poi, fuori di sé dalla rabbia. «La pacchia è finita. Ti proibisco di vedere quell'uomo.» stabilì.
«Tu non puoi farlo.» sbottai.
«Oh sì, sì che posso. E lo racconterò anche ai nostri genitori. Devono capire quanto tu possa essere pericolosa.» continuò a rimproverarmi. «Non provi neanche un briciolo di vergogna? Mamma e papà salvano vite mentre tu, tu fai preliminari non protetti a lavoro.».
Abbassai lo sguardo e storsi la bocca. Provavo un miscuglio di disgusto e imbarazzo.
Era vero. Non potevo caricare di angoscia i nostri genitori. Che opinione si sarebbero fatti su di me?
Micol sospirò sonoramente, provando a riprendere la calma: «Io sono tua sorella maggiore. Anche se sei più che maggiorenne, la tua responsabilità è mia in assenza di altri, lo capisci?» mi chiese con tono basso.
«Non dirlo a mamma e papà...» dissi soltanto, sull'orlo del pianto.
«Promettimi che non lo vedrai mai più ed io lo farò. Prometti!».
Ed io promisi.
*Angolino dell'Autrice*
Come modella della sorella di Edith, Micol, immagino Emilia Clarke xD
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Stripper Love | Parte 1
Romance• 𝓘𝓷𝓼𝓽𝓪𝓷𝓽 𝓛𝓸𝓿𝓮. • 𝓢𝓹𝓲𝓬𝔂. • 𝓟𝓸𝓵𝔂𝓪𝓶𝓸𝓻𝔂. • 𝓛𝓖𝓑𝓣𝓠𝓘𝓐+. Parte 1. "«Perché io e te siamo così?!» «Perché non riusciamo ad essere nient'altro che questo, un tentatore e la tentata, sua stessa tentazione, Edith.»" Dante Aleja...