Capitolo 49

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DANTE

L'ecsasy cominciò a far effetto e tutto quello che mi circondava ben presto divenne indefinito, sdoppiato dall'immagine falsata che percepivo ad una profondità fasulla

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L'ecsasy cominciò a far effetto e tutto quello che mi circondava ben presto divenne indefinito, sdoppiato dall'immagine falsata che percepivo ad una profondità fasulla. Stringevo Edith fra le braccia, aggrappandomici con una certa urgenza, mentre l'estremità delle dita formicolavano; un effetto dovuto all'adrenalina in circolazione. Il cuore in fibrillazione, pompò il doppio della sua velocità e il respiro concitato, incontrollato e che fuoriusciva dal naso, ossigenava ben poco il mio cervello, rendendomi irrazionale. Febbricitato, alterato da un cocktail di emozioni contrastanti, alcol e farmaci, sospinsi Edith al centro della sala, ove c'era una concentrazione maggiore di divanetti bianchi, disponibili per sedervisi. Aleggiava un certo ritmo nelle note della musica...

Ba-ba-ba-ba-baila, placata, placata.
Cómo ella lo mueve, sin parar, sin parar.
Las ganas de comerte ahora son más fuertes.
Quiero tenerte.
Y no te voy a negar. Estamos claros y ya.
No te lo voy a negar.
Estamos claros y ya...

Ba-ba-ba-ba-danza, piatto, piatto.
Come si muove lei, senza sosta, senza sosta.
La voglia di mangiarti ora è più forte.
Voglio te.
E non ho intenzione di negarti. Siamo chiari e ora. Non lo negherò.

Siamo chiari e ora...

Oscillai il bacino nudo e tonico a ritmo di musica, accompagnando quello di Edith col mio. Poggiai il palmo della mancina sul ventre morbido della mia accompagnatrice e le indicai in questo modo come ancheggiare. Le nostre figure intrecciate contrastavano non solo nell'incarnato, ma persino nell'aspetto, regalando un connubio bilanciato di caratteristiche fisiche, nette. Le strofe della canzone divennero un sentiero facile da seguire, canticchiare e ascoltare, attirando l'attenzione dei presenti. In fondo era ciò che agognava Lady Satana; vederci esposti al pubblico e dare spettacolo di noi per intrattenerla dalla banale routine di cui tutti noi eravamo schiavi. Sarei stato un bugiardo a ostentare che non fossi eccitato da ciò; eppure non riuscivo ad ignorare il prurito fastidioso che, come un piccolo tarlo contro il legno, scavava la sua fossa nel mio cervello. Tutti quegli estranei, clienti affezionati alla SPA erotica, avrebbero pagato ben volentieri per ottenere le grazie della mia niña hermosa. Occhiate lascive e libidinose, scivolavano su di lei con vivace interesse...

Mia.

Indossai la maschera per coprire lo sguardo omicida, mentre le curve esposte di Edith, facevano gola a vecchi porci, ricconi sfondati, e qualche donna, attirate dall'unica sagoma in bianco in mezzo a loro. Chi amava la perversione, non sceglieva mai il candore come colore, soprattutto per un travestimento succinto... Ed era questa la pecca delle maschere a libera scelta. Per quanto si interpretasse un ruolo alternativo, restava comunque un autoritratto.

Il termine stesso: Personaggio, derivava dalla radice latina di Maschera. La medesima di Persona.

Il comportamento della mia controparte, suggeriva che fosse nervosa, forse anche intimorita, conturbata e frastornata da tutto ciò, peggiorando la situazione.

Perché gli animali in agguato conoscevano l'odore della paura. Sapevano annusarne le tracce.

Ella dimostrava una vulnerabilità che la rendeva molto innocua. Una preda perfetta da cacciare in ambienti simili. In determinate circostanze, bisognava prendersi cura di Edith come se fosse stata ancora una bambina; inesperta e disarmata per affrontare i mostri lungo il suo cammino. Per me, era l'esempio di quanto la mancanza di esperienza fosse una condanna il più delle volte. Rimanere puri troppo a lungo si rivelava essere un peccato al contrario d'una virtù. Presi un lungo respiro, provando a schiarirmi le idee: «Ti ricordi il nostro primo incontro? Dobbiamo ricreare qualcosa di simile, solo meno pudico.» le spiegai senza aloni di misteri. Una performance a due, esplicita. «Esegui tutto quello che ti suggerisco e concentrati solo su di me.» sussurrai, in modo tale che potesse udirmi solo lei, imbrigliato in quella ragnatela di elucubrazioni mentali. Rimasugli di coscienza rimasti. «Non lasciare che il timore ti blocchi, accetta che esso ti accenda e splendi come non hai mai fatto.» la incoraggiai. «Perché quando ti guardo, tu sembri emanare luce.».

Pero no te preocupes, que soy anormal.
Sé que a tus amigas no les debo gustar, eh...
Pero ve y cuéntale parte por parte.
Cómo tenemos sex y te quito el estrés.
Dale otra vez.
Y no te voy a negar.
Estamos claros y ya...

Ma non preoccuparti, sono anormale.
So che non devo piacere alle tue amiche, eh...
Ma vai e racconta pezzo per pezzo.
Come facciamo sesso e ti tolgo lo stress. Colpiscilo di nuovo. E non ho intenzione di negare.

Siamo chiari e ora...

Prima di aggirarla e sedermi difronte a lei, le comandai: «Inginocchiati al mio segnale.».

Edith parve ridestarsi da uno dei suoi sogni ad occhi aperti. Sfarfallò le lunghe ciglia un paio di volte prima di parlare, riprendendo il contatto con la realtà: «Quale segnale?».

La canzone fu presto agli sgoccioli e non ebbi il tempo di arrabbiarmi - per sua fortuna -. La strattonai giù, contro di me, in modo tale da poterle bisbigliare all'orecchio destro: «Guardami quando lo fai. Tu, guardami sempre e non smettere mai.». Attraverso le piccole fessure del calco la vidi annuire e ubbidirmi docilmente, mentre percorreva il mio corpo con la punta delle dita, leggera. Avrei potuto affidarmi solo al tatto per riconoscerla fra mille. Nessuno usava la gentilezza e l'accortezza che adoperava lei nello sfiorarmi; non lo faceva mai con distrazione e, ad ogni suo nuovo tocco, innescava un incendio, sapeva accendermi con la potenza del fuoco vivo. Gli altri, mi usavano come un volgare accendino qualsiasi, uno di quelli che perdevi o dimenticavi nel cappotto dopo averne usufruito, ma non Edith. Abbandonai la testa contro lo schienale del divano, socchiudendo le palpebre e percependo le carezze leggiadre che esploravano il busto esposto al pubblico, sempre più in profondità. Ignorai i guardoni presenti, concentrandomi sul lieve profumo di miele e frutti rossi che alleggiava nell'aria, finché non sentii la cintola dei bermuda allentarsi.

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Stripper Love | Parte 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora