Capitolo 36

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DANTE

Quanto poteva
far male un bacio?

C'era elettricità statica nell'aria

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C'era elettricità statica nell'aria. La si percepiva avvolgerci quanto un guanto. Il magnetismo che lei suscitava in me, era qualcosa di inesplicabile e fuori controllo. Non c'era fondo, né comprensione. E questo mi spaventava. Sapevo di non andar bene per lei e, di certo, Edith non era e non sarebbe mai stata l'unica o la persona giusta per me. Vivevamo realtà diverse, sognavamo futuri differenti e ci ferivamo a vicenda ogni volta che ne avevamo occasione. E allora perché, perché si formava tutta questa alchimia fra noi? Ardevano l'uno per l'altra, perché? Perché il mio cuore triplicava i suoi battiti quando incrociavo il suo sguardo argenteo? Perché desiderarla al punto di procurarmi sofferenza e star male? Domande senza risposte si persero nel profondo di quel bacio. Un bacio che sapeva di dolore e passione. Quanto poteva far male un bacio? Un contatto tanto agognato quanto ripudiato. La volevo, più di ogni altra, e allo stesso tempo, speravo di trovare le forze per lasciarla andare...

¿qué me estás haciendo, Edith?

Cosa mi stai facendo, Edith?

Imbevevo la vita di attimi rubati perché sapevo che non sarebbero durati. Troppo fugaci e labili, per avere sostanza. La mia niña hermosa pose le mani sui miei zigomi e mi accarezzò il viso, fino a saggiare il contatto, passando le dita nei capelli e trattenendomi lì, sulla sua bocca. La strinsi a me, preso dall'enfasi del momento. «Sai di ketchup e mostarda.» ansimò per riprendere fiato.

Sorrisi ad occhi chiusi e le leccai la guancia, scherzosamente: «E tu, da guagua...». le forme del corpo, premuto contro il mio, fra le mie braccia, erano una tentazione che pregustavo quasi con ossessione.

Ascolatai la sua risata musicale: «Che significa?».

Oddio, ti prego, ridi ancora...

«Bebé, in cileno significa bimba piccola o neonata.» enunciai, soffermandomi a fissarle le labbra. Labbra piene e vellutate. Ne ammirai i lineamenti e ne bramai il  sapore dolciastro: «¿Eres mi guagua, Edith?» abbassai il tono, avvicinandomi nuovamente al suo viso. Avrei voluto che la nostra intimità fosse fisica oltre che confidenziale. Deglutii la saliva che mi si era accumulata in bocca e notai lo sguardo della mia interlocutrice soffermarsi ad ammirare il pomo d'Adamo. Serrai la mascella: «Vorrei poterti assaggiare in luoghi del tuo corpo che solo tu hai esplorato.» esalai appena.

Edith mi sorrise ancora e gli occhi le luccicarono come se fossero state gemme preziose. Mi avrebbe ucciso con la sua innocenza. La scrutai intensamente. Avrei voluto confidarle tutti i miei segreti pur di intrattenerla con me, su quella panchina in pietra. Ad un tratto, mentre mi accingevo a volere un altro bacio, la vibrazione del mio cellulare ci bloccò all'istante. La realtà si palesò con la prepotenza di uno schiaffo in pieno volto. Lei era tornata ad essere la maestrina fastidiosa ed io... Il giovane abituato ad indossare maschere. «Pronto.» risposi con un ringhio strozzato. Allontanatomi dalla fonte del mio desiderio, respirai a pieni polmoni aria gelida, calmare i bollenti spiriti  e riaccendere il lume della ragione.

«Ohi, amico, ho interrotto qualcosa che ti sento alquanto nervoso?» ironizzò Cupido. «Dove sei? Credevo fossi già qui, a Wellcum. Usufruendo del treno sono bastate cinque orette per arrivare.» spiegò. «E per miracolo non abbiamo riscontrato ritardi! Trenitalia mi sorprende...».

Puta Mierda.

«Sì... sì, stiamo arrivando. Abbiamo ancora mezz'ora di strada.» mi sfregai la fronte, scrollando di dosso l'intorpidimento dovuto alla presenza di Edith.

«State? Tu e chi?» domandò Nico, dall'altra parte del display, provocando un mio sussulto. In procinto di replicare, venni interrotto da lui stesso: «Ti devo lasciare, Ken è stato abbordato da una troia. Muovi il culo e raggiungici presto, Ispanico.» precisò poi, riattaccando alla svelta.

«Dante, chi era?» udii la domanda alle mie spalle.

«La realtà... Dobbiamo andare.» mormorai con un sospiro, ma dubitavo fosse riuscita ad ascoltarmi: «Chiamo un taxi.» aggiunsi ad alta voce, avvisandola in seguito.

Quanto poteva far male un bacio?

***

Giungemmo alle porte del bordello di lusso all'una del primo pomeriggio - insolitamente presto per un luogo che si animava di notte -. Un luogo appartato e lontano dalla confusione urbana; circondato da una vasta pineta rigogliosa, giardini curati e alle spalle del lago. La struttura geometrica, dalle tonalità grigiastre, ci accolse nel silenzio e nella calma pomeridiana - quella che precedeva una tempesta -. Wellcum si presentava come una Spa di lusso, con tanto di sauna e hotel stellato, munito di ogni confort richiesto. Un paradiso terrestre abitato da angeli nudi, pervasi da sfrenate passioni. Demoni dalle ali bianche.

Dove Lei non c'entrava nulla.

Nico e Liam mi vennero in contro, pronti a rifilarmi chissà quale battuta per sottolineare la loro prima esperienza lì, quando sbiancarono. Lividi dallo sgomento e pietrificandosi sul posto mentre Edith li salutava timidamente con la mano.

Andrà a finire malissimo.

Andrà a finire malissimo

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Angolino dell'Autrice*

Raga, scusate, appena posso rispondo a tutti <3

Stripper Love | Parte 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora