Capitolo 12

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Capitolo 12
“E tu, Dante... sei fidanzato?”

DANTE

Gli occhi sgranati di Edith, blu quanto il mare, erano pozze d’acqua immense dalla cui superficie traspariva panico e terrore. Le pupille, soffocate dal colore tempestoso, parvero boe fagocitate dalle onde. Non c’era salvezza per nessuno in quello sguardo di cristallo. Eppure era lei quella spaventata, non io.

Le scostai delicatamente una ciocca bruna dal viso, trovandola soffice e setosa al tatto: «Non è mia intenzione farti del male mi niña hermosa. Voglio solo...», esitai, ricercando vocali che fossero più appropriati delle mie fantasie oscene a cui dare alito: «Confidarti la mia onestà». La verità era che quella ragazzina incarnava una partner perfetta con cui sperimentare ogni mia voglia e impudicizia, e non avrei ostacolato il mio desiderio di poterla conoscere intimamente per colpa della sua inesperienza - e della mia mente deviata.

Edith era la mia personale fantasia erotica.

Le si imporporarono le gote piene, intimidita dalla nostra vicinanza. Sapeva di semplicità, innocenza e ingenuità, e forse era questo ad attrarmi a tal punto. Il fascino di tali qualità era disarmante per chi le aveva perdute ormai da tempo.

Lo charme delle brave ragazze fotte chiunque.

Avvicinai il volto al suo: «Mi piacerebbe approfondire questa nostra conversazione a cena, stasera, se vorrai accettare il mio invito», proposi, scavando negli abissi segreti dei suoi occhi, in cerca di risposte. Tesori subacquei a cui non serviva dar loro voce.

Sorrise appena, imbarazzata dalla situazione che avevo creato: «Io non saprei. Non mi devi niente, Dante», parlò piano, stringendosi le braccia attorno al corpo. Abbassai le palpebre, concentrato nell’ascoltarla. Non importava il significato delle parole, ma il suono con cui le pronunciava; avrebbe anche potuto insultarmi e non sarebbe cambiato niente. La sua voce aveva un potere su di me, questo l’appurai la prima volta che la vidi. Persino il mio nome assunse un nuovo significato; e sillabato da lei non suonò affatto sgradevole.

Riaprii gli occhi: «Oh sì, invece. Ti devo ringraziare e non posso farlo qui dentro».

«Grazie per cosa?», chiese, tentennando sul mio viso.
Abbassai lo sguardo sulle sue labbra, imitandola. Erano rosee, più carnose sotto e sottili sopra. Me le immaginai avvolte attorno all’erezione che premeva contro i jeans mentre le strattonavo i lunghi capelli lisci per indurla a continuare con un risucchio.

All’improvviso l’ascensore riprese a muoversi, fermandosi al pian terreno e aprendosi davanti a una vecchina ricurva dai pomposi capelli bianchi e le lenti spesse quanto i fondi di bottiglia: «Oh, salve Jones, già tornati dall’Inghilterra?», domandò con allegria, entrando nell’abitacolo al posto nostro.

Edith scosse il capo: «No, Signora Flori, non siamo i coniugi del quarto piano. Sono la figlia dei Costanza...» incominciò. Il tono premuroso mi solleticò le budella.

«Editta, che gioia trovarti qui e c’è anche tua sorella con te...», la interruppe, fissando me: «Nicoletta, ti fai sempre più alta e grande, si vede che mangi molta carne rossa. Mi raccomando, comportatevi bene», ci salutò prima che le ante si chiudessero.

Rimasi imbambolato accanto alla mia controparte, metabolizzando ciò ch’era appena accaduto.

Eeeh?!

Che. Cosa?!

***

«Siete andati sino in Inghilterra a prendere questo tè? Come mai ci avete impiegato tutto questo tempo?!», borbottò Al appena ci riaccolse, guardandomi come se già sapesse quale malefatta perversa avessi compiuto assieme alla giovane proprietaria di casa.

Ricambiai il suo sguardo con uno alquanto seccato e scettico: «Niente di niente», bisbigliai a denti stretti mentre reggevo tutte le bottiglie in braccio.

I restanti curiosi ci festeggiarono con tutti gli oneri e gli onori, sollevati nel poter dissetarsi con qualcosa che non fosse acqua.

La bella maestrina mi osservò di sottecchi, studiando la mia espressione irritata. I suoi silenzi erano pesenti macigni fra di noi, invalicabili per me che amavo i suoni. Soprattutto quello della sua voce.

«E tu, Dante... Sei fidanzato?».

 Sei fidanzato?»

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