Capitolo 26

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EDITH

"Quante lacrime versate,
quanti pianti consumati,
quanto cibo sprecato per
colpa del cuore spezzato."

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Andrò avanti con la mia vita.

Ripetevo ad oltranza quell'unica singola frase, esorcizzando i miei sensi di colpa... almeno speravo di riuscirci. Il dolore di un evento traumatico durava solo per brevi istanti, quello che si propagava in seguito, nei giorni successivi, non era altro che l'eco del sentimento provato. La caduta di un sasso, in un torrente limpido, generava increspature d'acqua sempre più lievi, infine. Credevo che sarebbe stato lo stesso anche coi miei sentimenti... Fingevo di stare bene, che i brevi momenti rubati con lui, Dante Argenti, non avessero intaccato nulla di me; ma mentivo. Mentivo e lo sapevo. Ingoiai il magone che minacciava di farmi crollare ancora una volta e proseguii i compiti assegnati.

Starnutii per l'ennesima volta quel giorno. Era un pomeriggio uggioso, differente dalla mattina assolata, carico di tristezza e pioggia. Il cielo plumbeo e di un colore che rasentava il grigio. In conclusione: una pessima giornata. Ma senza Dante, abbagliante quanto il sole stesso, tutto mi sembrava demoralizzante.

Strizzai gli occhi in una smorfia sofferente e scossi il capo con forza, malgrado mi sentissi la testa pesante: «Una promessa è una promessa.» mormorai fra me e me, ignorando i timori che assillavano la mia mente vagabonda e concentrandomi sul lavoro. ordinavo e catalogavo con cura i disegni dei bambini in ordine alfabetico, seduta sulle sponde della cattedra padronale in una classe vuota. La meditazione a volte provocava più male che bene, ma non riuscivo a smettere di pensare a ciò che avevo fatto. Avevo giurato a Micol, mia sorella, che non l'avrei più rivisto. Come avevo potuto farlo?!

Che disastro.

Ad ogni nuovo pensiero deprimente, sprofondavo in una voragine sempre più buia e nera... E non sapevo come uscirne. Nessuno poteva aiutarmi. Né Micky, tantomeno Noemi. Le mie amicizie le potevo contare sulle dita di una mano, ma non avevo bisogno di un qualcuno che mi fosse amico. Almeno, questo è quello che mi dissi.

«Che cosa "una promessa è una promessa", Miss Costanza?». Il tono vagamente divertito di Manfredi Giraldi, fu una doccia gelida in pieno inverno - anche se effettivamente eravamo alla fine -. Avevo dimenticato che sarebbe passato a trovarmi per un saluto, quel giorno.

Mi irrigidii all'istante, convinta che avesse intuito la natura del mio rimorso, ma quando volsi lo sguardo, adocchiando il sorriso dolce e gli occhi sinceri, capii che la mia paura era infondata. C'eravamo conosciuti al primo anno di Educazione e Formazione Primaria al Bicocca, università degli studi di Milano, e adesso, lui si stava specializzando per essere maestro delle elementari. Nel guardarlo, ricevetti uno schiaffo morale mortificante. Nel mese di Marzo, non avevo dato nessun esame ed il mio tirocinio da Assistente si stava rivelando fallacee su tutta linea. Mi sembrava d'essere arrivata alla deriva dei miei sogni e delle mie ambizioni. E tutto questo per stare dietro ad un uomo che avevo abbandonato come carta straccia. Sollevai gli angoli della bocca, ma non si dimostrò essere un vero e proprio sorriso: «Lei si ritiene un uomo di parola o di parole, Mister Giraldi?» risposi alla domanda con un'altra, stando al nostro gioco implicito. Entrambi volevamo allevare e crescere gli adulti del futuro, ma non chiunque, puntavamo a persone di successo e prestigio. Era un desiderio sciocco, dettato dalla sete di conoscenza, e ci prendavamo in giro in questo modo, dandoci vicendevolmente del lei.

Si accomodò in classe, sedendosi su uno dei banchi liberi in prima fila: «Dipende. Una promessa non ha valore se non sei tu la prima a crederci, Edy... È per questo che sei tanto abbattuta?» mi chiese con fare scherzoso.

Ci aveva preso in pieno.

Fredy, oltre ad essere il classico "bravo ragazzo" era anche molto intuitivo. «No, non è per questo...» mentii. «Non ho ottenuto alcun progresso da questo tirocinio. Anzi, potrei affermare che va di male in peggio. Lavoro maggiormente durante l'assenza dei piccoli studenti che in loro presenza, e fra pochi giorni lo concluderò. A cosa è servito?» sospirai, rassegnata all'evidenza della mia incapacità: «Le materne pargono più complicate di quanto credessi...». Non era proprio una bugia; era solo parte della verità.

«Se è questo il problema, perché non provi l'asilo? Un ambiente diverso potrebbe spronarti di più...» suggerì con distrazione. «Oppure alle scuole elementari, così ci vedremmo più spesso.» ammiccò scherzoso.

Mio malgrado sorrisi, non che fossi divertita, ma perché ne avevo bisogno: «Avrei bisogno di vedere ogni tanto una faccia amica.» confessai con rammarico.

«Bene, eccomi qui, la tua faccia amica ti offre un caffè, su, una pausa può farti solo che bene.» rispose risoluto, indicandomi l'uscita.

«Credo che tu abbia ragione. Ho bisogno di una distrazione da tutto questo.» lo ringraziai, ma il suo consiglio continuava a vorticarmi nella testa.

Una promessa a cui non si crede non avrà mai valore.

Adesso sapevo cosa dovevo fare.

Adesso sapevo cosa dovevo fare

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*Angolino dell'Autrice*

Chissà cosa avrà in mente Edith, mmmh? <.< Manfredi ha la faccia da cattivo ragazzo... X)

Scusate il capitolo corto ma ho preferito togliere questo pezzo, secondo voi dovrei aggiungerlo qui o più avanti?

"«Fredy, sei mai stato innamorato?»

«Sì, ricordo anche di chi e quando. In terza liceo, Lisa Aldin mi sorrise, seduta nel banco davanti al mio, e il mondo mi sembrò un posto migliore.»

«E come...» «Come ti è passato?»

«In che senso, Edith? L'amore non passa. Non è mica un treno. L'amore nasce e muore con te.»

«Secondo te ci si può innamorare di una persona che non conosci abbastanza, della quale frequenta persone e ambienti nettamente diversi dai tuoi?»

«Dante Alighieri scrisse per Beatrice centinaia di parole, pur avendola incontra solamente tre volte nell'arco della sua vita. Io non sono il più afferrato in materia, ma so che ci si può innamorare di chiunque. Non esiste legge o teorema a riguardo...»

«È un bel nome, non trovi?»

«Quale?»

«Dante... È proprio un bel nome."

(Questa è solo una bozza della bozza)

Stripper Love | Parte 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora