Capitolo 46

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EDITH

Il cuore, proprio come freccia di cristallo, era un'arma fragile

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Il cuore, proprio come freccia di cristallo, era un'arma fragile. Scoccata, fendeva l'aria, fiera e impavida, direzionata a segno, ma se sfuggiva dalle mani, conseguenze di terzi e mero capriccio superficiale, si frantumava in mille pezzi al suolo. Bastava poco per ferire o essere feriti, macchiarsi del proprio sangue o di quello altrui. Era una questione di tatto. Ed io... Io persi la presa sulla mia freccia, schiantandola a terra. Ne sentii chiaramente il boato assordante, e terribilmente breve, di quando il cuore si sbriciolava, divorato da un dolore che non aveva parole. Nelle fiabe e nei grandi romanzi rosa, non si narrava mai di quanto l'amore fosse in verità crudele. Possedeva armi in grado di annientarti dall'interno e, come il peggiore dei morbi, ti infettasse fino all'osso, consumandoti l'anima.

Aveva ragione. Dante aveva sempre avuto ragione su di me. Ero stata una bambina, sciocca e stupida, credente ancora nel lieto fine quando, di fini liete, non ce n'erano per nessuno. Avevo innalzato falsi miti per infine vederli sgretolarsi nel silenzio delle lacrime. Una lucciola credutasi il sole della luna...

Che stupida lucciola.

L'avvenente spogliarellista non era e non sarebbe mai stato un personaggio immaginario, partorito dalla mente di una donna bugiarda. Illudendo le lettrici di quanto gli uomini fossero principi azzurri, senza macchia e senza corona. Dante era vero, una persona reale, munito di ragione e sentimento, paure e sogni, perseguitato da rimpianti e rimorsi. Perfetto nella sua imperfezione di esistere.

Proprio come me.

Scorsi sul suo viso, lo scintillio di una singola lacrima. Chissà quante ne aveva versate per Elida, mi chiesi, mentre la schiacciavo col pollice, cancellandola dallo zigomo destro: «Non piangere... altrimenti piango anch'io.» mormorai con voce rotta. Riuscii a strappargli una risata amara ed io, ricambiai per riflesso. In quel piccolo angolo di mondo, c'eravamo solo noi due, l'illusoria eclissi a cui davo ancora alito. Lasciai che seppellisse il viso nei miei folti capelli soffici, nascondendosi al mio sguardo, mentre anche i miei occhi si colmavano di nuove lacrime. Cos'era la luna senza la luce del sole, in fondo?

Il tempo divenne qualcosa di sfumato, fantasioso e lontano. Un ricordo sbiadito di nessuna importanza. C'era qualcosa di spaventoso nell'intimità di condividere un dolore a qualcuno e mostrarsi vulnerabili. Svestiti delle proprie sicurezze e dell'orgoglio...

Ormai appariva evidente che Dante fosse un giovane problematico, con gravi lacune di fiducia, presenze affettive e crisi - talvolta isteriche, altre di pianto -; eppure non si mostrò meno luminoso. Chiarore perpetuo che non volevo veder spento. Avrei voluto proteggerlo da ogni angoscia e, per un solo singolo attimo, mi augurai che la donna per cui soffrisse, potesse ricambiare quei sentimenti tanto forti quanto distruttivi, in modo tale che egli fosse finalmente felice. Inondato da un barlume di contentezza, invece che attanagliato dall'amarezza... Almeno per lui. Concentrarsi sulle sofferenze di qualcun'altro, essergli di sostegno morale e preoccuparsene, era un buon modo per oscurare le proprie pene. Ignorai il malore al centro del petto e compii un respiro profondo, malgrado il nodo in gola. «Stai meglio?» sussurrai piano, sforzando la voce e percependo il respiro regolare vicino all'orecchio sinistro. L'avvenente spogliarellista sembrava essersi calmato: le spalle sciolte, la schiena arcuata e le braccia molli, poggiate sulle ginocchia. Solo il capo e il torace mantenevano un contatto col mio.

«No...» esalò appena, nascondendo il volto sotto la maschera a led fucsia, e lasciando scoperto il resto del busto scolpito. Appariva come il più bello e dannato degli angeli, offeso da un sentimento che non riusciva a comprendere. Non potevo biasimarlo... Nemmeno io ne sapevo abbastanza.

«Raccontami di lei. Sfogati, se ne hai bisogno.» ripresi, provando ad essergli di conforto.

Lui si scostò da me, ponendo una distanza. All'improvviso calò il gelo fra noi due e tutto tacque. Non doveva essere un argomento gradito. Poco, ma sicuro. «Non c'è nulla da rivangare. Eravamo inseparabili dall'età di otto anni. Almeno credevo che lo saremmo stati per sempre...» affermò dopo minuti interminabili: «Sì, la tua parola preferita. Un tempo era anche la mia prima che andasse tutto a puttane.» celiò con sarcasmo, alludendo alla mia ingenuità.

Corrucciai le sopracciglia alla sua reazione difensiva: «Avere il cuore spezzato non è un buon motivo per avercela col mondo intero.» risposi di getto, irritata dalle sue allusioni sulla mia condizione infantile. Avrà avuto anche ragione sul mio conto, ma le proprie colpe non definivano l'individuo; scelte adottate invece sì.

A quel punto si alzò in piedi e per riflesso involontario lo imitai. «Ma è un buon motivo per cambiare. E questo mi ha dato la spinta necessaria per essere quello che sono, fare quello che voglio e quando posso.». Ad ogni parola, compiva un nuovo passo avanti. Io, uno indietro, fino a trovare la solida parete dietro la schiena. Il fisico prestante dell'avvenente spogliarellista soffocava il mio. Con tutta calma si riscoprì il viso, e ogni traccia di fragilità parve essere stata solo una volgare allucinazione. «Ciò che ti piace tanto...» aggiunse, ad un palmo dal naso. Sembrava un animale ferito. Adottava un comportamento arrogante come armatura.

«In questo momento non ti apprezzo neanche un po'.» mormorai, munendomi di coraggio, ma non era vero. Era innegabile che fosse scintillante persino nelle condizioni peggiori.

Lui snudò i denti in un ghigno colmo di asprezza, pronto a mordermi - non certo a baciarmi -. Gli occhi assunsero una tonalità più scura e le braccia si irrigidirono lungo i suoi fianchi. Era talmente vicino, che sarebbe stato impossibile sfuggirgli. «Com'è volubile il tuo amore.» insinuò ironico. «Dimmi, maestrina del cazzo, come pensi che si concluderà la serata, mmmh?» domandò, pronto a scoccare la sua freccia. «Non lo immagini...? Non immagini cosa mi attende stanotte?» riprese, falsamente divertito. «Tu non sarai l'unica partner e di certo non sarai la sola.» rivelò in seguito, colpendomi col dardo di cristallo. «Mentre ti prepari pensa a questo. Sarà divertente osservare come in verità ti mostrerai bugiarda quanto tutte le altre persone che ti hanno preceduta.» concluse, allontanatosi da me, lasciandomi di nuovo sola e moribonda in uno stanzino buio e angusto. Gli occhi colmi di lacrime e il cuore infranto. Dunque, cosa ne sarebbe stato di me, adesso?

*Angolino dell'Autrice*

STRIPPER LOVE COMPIE UN ANNO ❤️ Grazie mille raga per le quasi 100k di letture <3

Allora, facendo il punto della situazione, posso affermare che Stripper Love sarà diviso in tre parti. Questa è, appunto, la prima. Non manca molto alla conclusione di quest'ultima x/


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