EDITH
Le parole ferirono come lame.
Entrambi c'eravamo colpiti a vicenda. Ed io l'avevo compreso troppo tardi. Avrei dovuto frenare la lingua invece di assillarlo con la mia curiosità caustica e mantenere un velo di riserbo.
Dante non era affatto come immaginavo... e forse fu questo il mio errore. Crearsi aspettative sulle persone era il primo passo per restarne delusi.
Un cielo senza stelle e privo di bagliori, era una voragine pronta ad inghiottirci, quella notte. Nubi burrose e di tenebra, si sarebbero riversate su di noi, seppellendoci in un eterno dissapore emotivo.
Lui mi diede le spalle, pronto a tornarsene all'interno del Bianco, inglobato in un mondo in cui io non c'entravo nulla.
Non ci saremmo più rivisti...
Oppure a soccombere sarei stata solamente io.
Respiravamo la stessa aria, ma vivevamo realtà differenti. Eppure non volevo separarmi dal giovane italo-cileno. Non ancora, almeno.
No.
Guidata dall'istinto, lo trattenni per il bordo della manica, tirando di poco il tessuto scuro per fermarlo.
Dante, si volse appena verso di me, alto e slanciato, mi fissava col volto girato di trequarti. La severità, priva di indulgenza, segnava le rughe della sua fronte. Lo sguardo fermo, altero, e la bocca delineata in una smorfia d'indifferenza nei miei riguardi.
Non ero mai stata elevata, ma quella fu la prima volta che lo desiderai ardentemente.
«Io... Io non volevo offenderti. E nemmeno giudicarti.» sospirai affranta: «Non andartene...». Il nodo in gola si strinse ulteriormente, creato dal senso di colpa e dal dispiacere. Mi veniva da piangere, ma non volevo versare lacrime davanti a lui.
Abbassai il capo, nascondendo i miei occhi ai suoi. Il mio viso era sempre stato limpido e cristallino, un libro aperto per gli altri, scritto a chiare lettere, e non volevo che ci leggesse il marasma di emozioni che stavo provando in quel momento; ma Dante mi sollevò il mento delicatamente con l'indice sinistro, scrutandomi attentamente. Sembrava curioso del mio disagio, insistendo a tal modo.
Ero esposta e fragile. Malleabile argilla fresca nelle sue mani.
Percepii una lieve carezza sulla gota destra, data con le nocche della mano mentre il diaspro dei suoi occhi diveniva caldo e confortante. Abbassai le palpebre, godendo di quel gesto e provando a placare i tumulti del mio cuore, in aritmico fermento.
Ogni volta che mi toccava, l'effetto era il medesimo. Quel giovane spogliarellista riusciva con un solo gesto dove altri fallivano miseramente.
«Accettami per quello che sono, mi niña hermosa. È tutto quello che ti chiedo...» sussurrò, creando uno strano sortilegio col suo accento ammaliate.
Tornai a guardarlo, con un timido sorriso: «Che significa... Nigna ermosa?».
«Mi niña hermosa. Vuol dire "la mia bella bimba" in spagnolo.» mi corresse, sorridendomi a sua volta.
Distolsi lo sguardo, vergognandomi: «Oh...». Provai ad allontanarmi dal suo busto - perché era troppo vicino -, ma lui me lo impedì, trattenendomi per la mano destra.
«No me digas que estás avergonzado...» mormò, portandola alle labbra e baciandone il dorso: «Non dirmi che ti imbarazzi...» ripeté in italiano.
Forse lo spagnolo era una lingua magica e Dante, un abile mago.
Ad un tratto si udirono delle note lontane. Una dolce melodia che proveniva da oltre le mura dell'edificio a cui il mio interlocutore dava le spalle. Il locale si stava animando.
Le frasi poetiche del cantante erano melodiche e grondanti di romanticismo.
“...Amarte como te amo es complicado. Pensar como te pienso es un pecado. Mirar como te miro está prohibido. Tocarte como quiero es un delito...”
“...Amarti come ti amo io è complicato.
Pensare come ti penso io è un peccato.
Guardare come ti guardo io è proibito.
Toccarti come vorrei farlo io è un crimine...”Il giovane sud-americano mi traduceva, canticchiando sulle note della musica e cominciando a ballare con me. Che fosse il suo modo di comunicare e aver accettato le mie scuse?
Io non sapevo ballare. Non avevo senso del ritmo ed ero molto rigida nella mia postura, ma lui... Lui per niente.
Avvampai, come se le guance fossero state preda di un incendio quando mi circondò la vita col braccio destro, e mi sollevò da terra per danzare con me. Un ballo diverso da quello di coppia, standard.
Non so cosa fosse, ma io danzai con lui, guidata dai suoi passi, come non ebbi mai fatto.
“...Yo solo quiero darte un beso,
llenarte con mi amor el alma,
llevarte a conocer el cielo,
quiero que no te falte nada...”“...Io voglio solo darti un bacio,
riempirti l'anima con il mio amore,
portarti a conoscere il cielo,
voglio che non ti manchi niente...”
*Angolo dell'autrice*Domandina... Secondo voi qual è il ballo che Dante prova a danzare con Edith? :3
Aneddoto che non interessa a nessuno: questo capitolo è fortemente ispirato (più di altri) ad un mio momento felice col mio fidanzato di molti anni fa <3
Altra cosa importante: mi spiace se i capitoli non sono lunghi come desiderate, purtroppo ho tante cose da fare, ma allo stesso tempo non riesco a farvi aspettare settimane per un nuovo capitolo. Sorry <\3
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Stripper Love | Parte 1
Romance• 𝓘𝓷𝓼𝓽𝓪𝓷𝓽 𝓛𝓸𝓿𝓮. • 𝓢𝓹𝓲𝓬𝔂. • 𝓟𝓸𝓵𝔂𝓪𝓶𝓸𝓻𝔂. • 𝓛𝓖𝓑𝓣𝓠𝓘𝓐+. Parte 1. "«Perché io e te siamo così?!» «Perché non riusciamo ad essere nient'altro che questo, un tentatore e la tentata, sua stessa tentazione, Edith.»" Dante Aleja...