4. i miserabili

1.3K 31 3
                                    

Erano pochissime le cose, e le persone, di cui Niccolò poteva fidarsi e quando qualcuno di loro lo tradiva veniva automaticamente cancellato dalla sua vita.

Il mare, il buon vino rosso, i piatti di carbonara mangiati alle tre di notte con gli amici, l'amatriciana, la musica che lo teneva sempre sveglio, il pianoforte che, dopo il parcheggio, era il posto dove trascorreva la maggior parte della sua giornata, i concerti di Vasco, vedere la Roma con gli amici la domenica allo stadio, il suo gatto Tonno e il dvd di Peter Pan che aveva visto minimo settantadue volte.

Tutte cose che Niccolò amava alla follia, di cui non sarebbe mai riuscito a fare a meno e nessuno, neanche la ragazza di cui era innamorato, sarebbe stato in grado di privarlo di queste piccole cose che però lo rendevano felice.

Altrettante però le detestava.

Basti pensare alla scuola, alla filosofia, alla letteratura, ai professori e alla sveglia che suonava puntuale ogni mattina costringendolo ad alzarsi per andare in quel luogo infernale che tanto detestava ma da cui non riusciva ad uscire.

Non poteva assolutamente lasciare gli studi, aveva promesso a sua madre che prima o poi avrebbe stappato anche lui lo spumante fuori dalla sua scuola trionfante di essere riuscito a diplomarsi, ma quel gioco sembrava non arrivare mai.

Un'altra cosa che detestava era l'amore.

Lui nell'amore non ci credeva o almeno non più, era rimasto troppo ferito da esperienze precedenti che lo avevano convinto che quel sentimento non esistesse, che fosse una semplice forma di affetto più affiatata.

Niccolò aveva avuto solo una fidanzata nella sua vita e l'aveva amata tanto, si può dire che l'amore che aveva provato per lei fosse proporzionale alla sua sofferenza quando la vide avvinghiata ad uno sconosciuto nei bagni della scuola, dopo che un suo amico glielo aveva detto.

Davanti a quella scena Niccolò rimase impassibile, non aveva le forze né per urlare in faccia alla sua ormai ex fidanzata che lo guardava sconcertata, né per prendere a pugni l'altro ragazzo che aveva un sorriso divertito sul volto.

Giada, così si chiamava, provò in tutti i modi a farlo ragionare, inventandosi addirittura che il ragazzo l'avesse portata con forza nei bagni, tentò fio all'ultimo per riuscire a tenersi stretta il moro che però aveva preso la sua decisione, non ci sarebbe cascato un'altra volta.

Da quel giorno Niccolò divenne freddo, non sorrideva quasi mai e viaggiava sempre a testa bassa, non guardava più nessuna ragazza, per lui diventò impossibile perfino pensare che una di loro fosse carina, aveva gli occhi come tappati.

Le uniche volte che però non indossava questa maschera era al parcheggio con i suoi amici, con i quali era Niccolò Moriconi, un ventenne amante della carbonara e della birra ichnusa.

I suoi amici erano la parte migliore di lui, riuscivano sempre a tirare fuori quel lato di Niccolò che anche lui credeva di aver perso e per questo gli era sempre riconoscente, pronto ad aiutarli in qualsiasi circostanza proprio come loro avevano fatto con lui.

Si erano conosciuti tra i banchi della scuola media di San Basilio, iniziarono a uscire tutti insieme per poi dividere le loro strade al momento dell'ingresso al liceo senza però mai perdersi di vista, era obbligo tutti i martedì, i giovedì e le domeniche presentarsi al parco muniti di tre bottiglie di birra ichnusa e un pacchetto di sigarette.

Una volta al liceo ci fu chi continuò come Niccolò -nonostante andasse molto male-, Christian e Adriano e chi invece decise di terminare lì il suo percorso come Libellula, Titto, Alessandro e Cocco.

C'era Ale, il suo amico da sempre e per sempre, su di lui poteva sempre contare per un passaggio a casa dopo una sbronza e per un'ottima carbonara alle tre di notte.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora