31. uno schifo bello

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Niccolò

Giro lentamente le chiavi nella serratura un po' titubante; ho sempre organizzato feste a cui sono venute tantissime ragazze, spesso quando organizziamo una cena con i miserabili viene anche Sara ma Chiara è l'unica ragazza, dopo la mia ex, ad essere entrata in casa mia per mia volontà, senza feste o cene particolari, ma solo per la voglia di stare con lei in un posto che non sia un muretto ghiacciato in giro per Roma.

E la cosa che mi spaventa più di tutte è che non è la prima volta che succede.

I miei pensieri vengono interrotti da Spugna che, senza nemmeno darmi il tempo di aprire la porta, mi salta addosso rischiando di buttarmi a terra e di rompermi l'osso sacro.

Non sembro però essere il suo interesse principale quando il suo sguardo si sposta in direzione della ragazza dietro di me, con un'espressione interrogativa dipinta sul volto.

Fuori ha iniziato a piovere da poco, ma quella poca pioggia ce la siamo presa tutta dato che eravamo senza nessuna copertura che non fosse il casco.

«E lui chi è?» mi chiede Chiara dopo essere stata aggredita da Spugna, ora intento ad annusarle i piedi.

Io ridacchio, prendendolo per il collare e allontanandolo da lei, così da permetterle almeno di entrare in casa. «Lui è Spugna, il mio cane» spiego riempiendo la sua ciotola di croccantini.

Lei si toglie il giubbotto, posandolo all'appendiabiti mentre si guarda intorno stringendosi nella sua felpa. «Sbaglio o la scorsa volta non c'era?»

«In genere quando do una festa lo lascio sempre da mio fratello, o dalla mia ex...» dico, indugiando sull'ultima parte della frase che sembra spegnere il sorriso sul volto di Chiara.

Sono fatto così, purtroppo. Vado da un estremo ad un altro, non conosco vie di mezzo. O a malapena apro bocca, o parlo fin troppo, proprio come ora.

«Ah, okay» risponde solamente lei, lasciandomi un enorme peso sullo stomaco. 

È la prima volta che sento il disperato bisogno di giustificarmi con una ragazza, ed onestamente non ne comprendo il motivo dato il fatto che noi non stiamo insieme. Io ho tutto il diritto di parlare di altre ragazze e lei quello di parlare di altri ragazzi, anche se il solo pensiero mi infastidisce.

«Spugna l'ho preso quando ancora stavo con Giada, avevamo deciso di occuparci di lui insieme e così è stato anche dopo la nostra rottura, ma ti posso dire che-» inizio farfugliando ma vengo interrotto dal suo sorriso che in qualche modo mi rassicura.

«Tranquillo Nic, non mi devi dare alcuna spiegazione» dice ridacchiando mentre avvicina la sua mano al mio braccio, come per farmi stare più tranquillo.

Io in risposta le sorrido, alzandomi per raggiungere la cucina, con l'intenzione di cambiare discorso.

«Fai come se fossi a casa tua, se vuoi puoi andare in bagno ad asciugarti i capelli, sul mio letto c'è una tuta che ti puoi mettere mentre aspetti che i tuoi vestiti siano asciutti. Io intanto chiamo la pizzeria» le dico afferrando il mio telefono mentre con la coda dell'occhio vedo che si sta dirigendo al piano di sopra, verso il bagno.

Non sono più abituato ad avere una ragazza per casa, questi mesi di solitudine -escludendo Spugna ed i ragazzi- mi hanno fatto completamente dimenticare com'è la vita con affianco qualcuno che ti supporta.
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«Ma non ho capito una cosa Nic,» inizia lei addentando un pezzo della sua pizza. «Tu vivi da solo?»

«Sì ma no» rispondo io, e dalla sua espressione comprendo di averla confusa ancora di più. «Mia madre vive qua ma è spesso a casa di mia nonna che sta all'esatto opposto di Roma, sono più le sere che dorme da lei che qua a casa» spiego tranquillo, quando ero più piccolo credevo che mamma andasse via perché non volesse stare con me, ma nel crescere ho capito che ci sono delle priorità nella vita. «Mio padre invece vive con la sua nuova compagna nei parioli, con la vita che ha adesso non credo venga a trovare noi» alzo le spalle con indifferenza, è una cosa che con il passare del tempo ho imparato ad accettare, ma che ancora non comprendo.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora