8. sei stato tu

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Era un pomeriggio di novembre, fuori pioveva e Chiara era rintanata nella sua camera con la sua piccola abatjour bianca a studiare vita e opere di Leopardi; la maturità era vicina e voleva superarla non a pieni voti ma nemmeno da schifo, ambiva ad almeno un ottantasette.

Tutto era perfetto, non volava una mosca, si sentiva solo il rumore della pioggia che batteva sulla finestra bianca e quella, secondo Chiara, era la migliore atmosfera per studiare.

Ogni tanto infatti andava al parco, si sedeva sotto il suo albero di fiducia lontano dalla confusione dei bambini e studiava quel che poteva, fino a che l'odore del gelato non la incitava a chiudere i libri e a riposarsi.

Ma siccome il sistema non voleva che lei trascorresse più di quarantacinque minuti sui libri, il telefono iniziò a squillare, segno di una chiamata in arrivo.

Il nome di Niccolò comparve sullo schermo e questo gli fece terribilmente strano, le sue mani iniziarono a sudare; Niccolò Moriconi, con cui aveva scambiato due parole fuori da scuola, la stava chiamando, non era normale.

Prese un respiro, si scaldò la voce e premette la cornetta verde sul display, rispondendo alla chiamata.

«Pronto?» rispose titubante, ma quando le arrivò la voce all'orecchio tirò un sospiro di sollievo, non sapeva se esserne felice oppure dispiaciuta.

«Ciao Chiara, sono Sara quella della discoteca non so se ti ricordi» la voce allegra di Sara entrò in contrasto con la sua stanca e trascinata, era felice di sentirla, anche se si era illusa fosse Niccolò anche se era abbastanza impossibile che l'avesse chiamata.

«Ciao Sara, certo che mi ricordo!

«Scusa se ti chiamo dal telefono di Niccolò ma è così simpatico che non mi vuole dare il tuo numero, sai com'è fatto disse e in sottofondo si poteva udire la voce del possessore del telefono in questione.

«Non solo usi il mio telefono ma mi butti pure merda addosso! esclamò Niccolò rivolto a Sara seguito poi da uno di quelli che dovevano essere i suoi amici.

«Dai Sarè, non fagli fa figuracce anche con la fidanzatina!

Silenzio.

Quella frase la colpì dritta al cuore, e le domande cominciarono ad affollare la testa di Chiara: come mai credevano che fosse la sua fidanzata? Niccolò gli aveva parlato di lei, di quella sera in macchina, del fatto che l'avesse aiutato a matematica? Dava l'impressione di provare qualcosa per lui? O forse era lui che dava l'impressione di provare qualcosa per lei?»

Una cosa era certa, Chiara con l'amore avevo chiuso, non erano compatibili e non sarebbe stato sicuramente un ragazzo alto un metro e settantacinque con i capelli neri, gli occhiali perennemente su quegli occhi marroni e la sua incredibile bipolarità a farle cambiare idea.

«Scusali, sono tutti completamente ubriachi» rise nervosamente Sara.

Tutti completamente ubriachi alle quattro e mezza di giovedì pomeriggio, Chiara non l'aveva mai sentito, un nuovo record pensò.

«Comunque ti stavo dicendo, sabato sera organizziamo una pizzata da Alessandro, ti va di unirti? Porta chi ti pare, offre Niccolò» disse e nuovamente la voce del suo compagno di classe si fece risentire.

«Sei 'na bastarda Sara, nun offro proprio un cazzo»

Involontariamente rise.

«Mi sembra una bella idea, ti faccio sapere» le disse Chiara «E obbliga Niccolò a darti il mio numero»

«Lo farò sicuramente, ci sentiamo per sabato allora» dopo i vari saluti la mora riattaccò gettando il cellulare in una parte remota del letto.

Le avrebbe fatto piacere andarci, ma c'erano due grandi problemi: se fosse andata da sola sarebbe stato davvero imbarazzante, conosceva Sara a malapena e Niccolò, imprevedibile com'era, potrebbe essere stato gentile e socievole oppure scorbutico e arrogante. Se ci fosse andata con qualcuno, ovvero Sofia, sarebbe stato come non esserci, avrebbero guardato tutti lei, avrebbero parlato solo con lei così che ne sarebbe uscita con dieci amici in più e Chiara da sola come sempre.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora