18. nei vostri occhi

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«Ti prego Chiara, almeno alzati da questo letto!»

Sara aveva raggiunto Chiara a casa sua appena Alessandro le aveva raccontato ciò che era successo tra lei e Niccolò.

Erano passati tre giorni e Chiara non si era ancora alzata dal letto, con la banale scusa di un'influenza autunnale, riuscendo ad imbrogliare sua madre con il termometro immerso nella camomilla bollente, tipica scena dei film americani.
Da lì a poco sarebbero iniziate le vacanze di Natale e il suo spirito natalizio era sottoterra, cosa non assolutamente da lei.

Non appena terminata la conversazione con il ragazzo era scappata da sua zia, dato che non aveva voglia di rispondere alle mille domande che sua madre le avrebbe rivolto se fosse tornata a casa in quelle condizioni e sua zia era l'unica in grado di capirla.

Le aveva fatto una tazza di latte caldo con le gocciole, i suoi biscotti preferiti, l'aveva coccolata con uno dei suoi dolci alle mele ed era riuscita a farla calmare, riportandola a casa verso le dieci.

Sua madre non aveva fatto molte domande, anche perché non ne ebbe l'occasione: appena varcata la soglia della porta Chiara si era rifugiata in camera sua chiusa a chiave, limitandosi ad un misero "ciao".

«So come farti sentire meglio» sussurrò Sara riuscendo a far alzare la testa di Chiara da quel cuscino che implorava aiuto. «Sabato sera c'è una festa a casa di Cocco, potrebbe aiutarti a svagarti un po'»

«Io sono a pezzi per quel coglione di Niccolò e tu "per farmi sentire meglio" mi dici di andare alla festa del migliore amico di quel coglione di Niccolò, dove per più ci sarà pure lui?»

Chiara non sapeva se ridere o piangere, era completamente fuori di se.

«Lo so che può sembrare un'enorme cazzata, però pensaci...la casa è grande e c'è tantissima altra gente, non per forza lo devi incontrare»

«Non se ne parla»

«Davvero preferisci rimanere qui a piangerti addosso?» domandò Sara alzando il tono di voce. «Cosa penserà adesso Niccolò? È tre giorni che non vai a scuola e che non metti piede fuori casa, penserà di averti ridotti a pezzi»

«È ciò che ha fatto» disse Chiara, con un filo di voce.

«Si ma lui non lo deve sapere! Devi dimostrargli che sai vivere anche senza di lui e che le sue parole non hanno significato un emerito cazzo, iniziando da alzarti da questo letto e scegliere un vestito per domani»

Sara era convinta di riuscire a portare Chiara alla festa, doveva riuscirci. Niccolò non la poteva manipolare in questo modo, anche se ormai era troppo tardi.

«Che ne dici se ci penso, mh?» chiese lei con la voce ancora assonnata e l'esile corpo rannicchiato sotto il piumone.

Sara sorrise debolmente.
«È già qualcosa» disse alzandosi. «Ora vado, ci vediamo domani a casa di Ale alle nove, e non è una domanda»

Chiara in risposta rise, alzando il pollice come per approvare prima di rimanere ancora una volta da sola in quelle quattro mura diventate fin troppo soffocanti.

Sua madre non c'era e questo in un certo senso la sollevava, si sentiva libera di piangere, urlare, ridere senza giustificarsi.

Amava sua madre ma in certi casi diventata troppo invasiva e opprimente, pretendeva di essere a conoscenza di ogni minima cosa anche se Chiara era riuscita, per il momento, a tenerle nascosta la storia di Niccolò, sempre se così si poteva definire.

-

In un'altra classica casa di Roma su un classico balcone la figura di Niccolò e quella di Alessandro erano sedute di fianco, con una sigaretta in mano e una bottiglia di birra di fianco.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora