28. il pirata, non il principe

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Il Natale è la mia festa preferita sin da quando sono piccola.

Non appena iniziavano le vacanze, il 23 dicembre, mamma e papà mi portavano sempre a pattinare nella pista di pattinaggio a Porta di Roma. Era un appuntamento fisso, quel giorno entrambi i miei genitori si prendevano una pausa dal lavoro per stare con me, era il nostro giorno. Poi però papà iniziò ad inventare scuse stupide come quella del troppo lavoro per non presentarsi. Il primo anno lasciai correre, il secondo pure, il terzo feci lo stesso e al quarto non ci vidi più, se prima avevo chiuso un occhio in quel momento li avevo chiusi entrambi. Ho sempre amato mia madre ma quello era un momento che avevamo sempre condiviso assieme, tutti e tre, e vedermelo sfuggire davanti agli occhi mi aveva ferita, e con il tempo smettemmo di andarci. Non ne abbiamo mai parlato, è stata un'azione naturale, mamma sembrava aver capito che quel posto non faceva altro che farmi star male, ogni volta che ci mettevo piede.

Eravamo soliti festeggiare la sera della vigilia a casa di nonna e il giorno di Natale a pranzo da noi; eravamo io, mamma, papà, i nonni materni, zia Veronica e Martina. Ogni anno papà convinceva sua madre, nonché sua sorella, a portarla da noi per trascorrere il Natale in quanto con i nonni paterni era una noia di quelle mortali. L'atmosfera che si creava era stupenda: l'albero accesso, le canzoni in sottofondo in televisione, le risate contagiose e l'odore inconfondibile delle tagliatelle al ragù di nonna. Non c'era niente che potesse rovinare quel momento, poi però i problemi iniziarono. sorgere anche lì.

«Hai messo in ordine la tua stanza?» domanda mia madre con tono investigativo facendo capolino alla mia porta, trovandosi di fronte un'esemplare di Chiara intenta ad allacciarsi da sola la collana, fallendo miseramente. «Dà qua, faccio io» sentenzia aiutandomi.

«Guarda che a pranzo c'è solamente zia, non capisco di cosa ti preoccupi» dico facendo riferimento al discorso della camera, questa sua mania dell'ordine è una delle cose che più mi infastidisce.

Immediatamente lo sguardo di mia madre si fa più cupo, trattenendo a stento un sonoro sbuffo. «Ci sarà anche il suo nuovo fidanzato, non voglio che pensi che siamo delle sciagurate come lei» il suo tono è spregevole, sembra che provi ribrezzo nei confronti di sua sorella.

«Perché dici così? Zia Veronica non è una sciagurata!» esclamo sottraendomi dal suo tocco, sotto il sguardo alquanto sorpreso.

«Smettila di parlare di cose che non sai, sei troppo piccola» sentenzia, facendo un passo verso di me. Ma io prontamente ne faccio uno indietro, sono rare le volte in cui riesco a comprenderla, e questo sicuramente non è uno di quei casi.

«Piccola per cosa, esattamente? Tra un mese faccio diciannove anni, cazzo!» urlo, la storia del sei troppo piccola la conosco da fin troppo tempo. Sono diventata maggiorenne e nessuno sembra essersi e accorto.

«Non usare queste parole con me, Chiara.» mi rimprovera con il suo solito tono freddo. Poi però questa sua maschera che ama tanto indossare sembra cadere, con un sospiro si siede sul mio letto fissando il vuoto ed io capisco subito che sta per fare uno dei suoi soliti discorsi. «Non voglio che pensi che provi disgusto nei confronti di tua zia, io e lei siamo cresciute insieme, è sempre stata la mia ancora ed il mio esempio da seguire,» inizia, ed a me scappa un sorriso, mi ha sempre raccontato del bellissimo rapporto che avevano e non capisco come sia potuto cambiare così drasticamente. «Poi però crescendo ha iniziato ad entrare in brutti giri, ha iniziato a bere e a fumare qualche cosa di troppo...sembrava essere diventata irrecuperabile fin quando conobbe un ragazzo...credetti che lui potesse tirarla fuori da quel buco nero in cui era caduta.» rimango un attimo sorpresa, io e mia zia ci siamo sempre raccontate tutto: io le racconto delle mie fiamme e lei dei suoi fidanzati anche in tono ironico, eppure di questo ragazzo non ne ha mai parlato. «Stavano bene insieme, vedevo mia sorella felice e spensierata dopo tanto tempo, ma poi tutto crollò nel giro di pochissimo. Aveva ottenuto l'esatto opposto di ciò che noi tutti desideravamo: non fu lui a salvarla dal buco nero, ma bensì lei a trascinarlo con sé.» la voce le si è leggermente spezzata ed io posso percepire il suo dolore
fino a qua. «Ed è lì che è iniziata la fine, era veramente diventata irrecuperabile.» si asciuga una lacrima traditrice che solca la sua guancia, continuando a parlare come se niente fosse con una risata amara. «Ma lo avrebbe dovuto capire già da subito, il classico ragazzino di periferia che viveva in qua e là con i suoi amici a bere birre e fumare sigarette, il perfetto esempio da evitare.»

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora