30. poesia senza veli

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«Tu sei pazza, piccolè»

La misteriosa busta bianca non poteva contenere altro se non due biglietti per il concerto che Vasco avrebbe tenuto allo stadio Olimpico, tra le tante date avevo scelto quella che cadeva proprio il giorno prima del compleanno di Niccolò, in modo da fargli trascorrere una giornata un po' diversa.

«Ne ho presi due perché non c'è niente di più triste di andare ad un concerto da soli» gli avevo detto, poco dopo aperta la busta. «Scegli chi vuoi, non sentirti per nessun motivo al mondo obbligato a potare me» avevo lo sguardo serio ed il tono minaccioso, non volevo che si privasse di una serata con i suoi amici solo per "ripagare" il mio regalo dato che già si sentiva in colpa per non avermi comprato niente.

Lui aveva promesso di portare una persona importante, «Dopotutto il concerto di Vasco non è per tutti» aveva detto, continuando a fissare la carta gialla tra le sue mani.
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Niccolò ha insistito per pagare il pranzo e, nonostante tutte le mie minacce, è riuscito nel suo intento. Dopo aver salutato Cesare e Barbara che ci hanno augurato un Buon Natale, siamo saliti sul motorino ed io, ancora una volta, sono rimasta allo scuro della nostra prossima tappa.

Il vento mi accarezza il volto, mentre mi stringo forte al corpo di Niccolò, concentratissimo sulla strada di fronte a lui. Vedo un sorriso dipingersi sul suo volto ogni volta che stringo la presa o che mi appoggio con la testa sulla sua spalla e questo, involontariamente, fa sorridere anche me.

Capisco dove siamo solo quando imbocca la strada che da piccola facevo ogni domenica con papà e, non appena ho la certezza di dove ci troviamo sento una stretta al petto.

Villa Borghese, lo stesso posto dove pochi giorni fa gli ho urlato contro le peggio cose.

Mentre si toglie il casco da riporre sotto il sedile sembra accorgersi del mio immediato cambio d'umore facendosi scappare una risatina e avvicinandosi sempre più a me.

«Ehi» mi richiama, facendomi alzare lo sguardo che incontra i suoi grandi occhi marroni. «Quel giorno non è successo niente, d'accordo? L'importante è che adesso sei qui con me, dimentica tutto ciò che è successo» le sue parole mi alleggeriscono lo stomaco dal peso che si è creato da quando ho visto il cartello che indicava il parco.

Annuisco accennando un lieve sorriso, mentre la sua mano sfiora delicatamente la mia guancia. «Dai andiamo» questa volta sono io a prenderlo per mano, iniziando ad addentrarmi nei meandri del parco di Villa Borghese, fin troppo immenso.

Intorno a noi è pieno di persone: chi ha noleggiato una bicicletta per visitare il parco, chi porta il cane fuori, bambini che si rincorrono e coppie che passeggiano per mano.

A primo impatto io e Niccolò potremmo rientrare in quest'ultimo gruppo, ma non appena mi rammento che noi non siamo una coppia come quelle che stanno passeggiando scambiandosi di tanto in tanto effusioni, allontano immediatamente le nostre mani.

Niccolò sembra accorgersi di questo improvviso allontanamento, tanto che inizia a ridacchiare circondando le mie spalle con il suo braccio così da avvicinarmi a sé, facendo scontrare la mia testa col suo petto.

«So stanco de camminà, andiamo a sedecce sull'erba» propone, anzi, mi obbliga trascinandomi verso l'immensa distesa verde al centro del parco.

«Ma l'erba è tutta bagnata, non abbiamo nemmeno un telo!» esclamo, ma questa osservazione non sembra toccare per niente Niccolò che rimane convinto della sua idea.

«Ma quale telo, Chiarè! Che vuoi che sia 'n po' d'erba?» insiste ed io non posso fare altro che assecondarlo in questa sua ennesima pazzia.

Infatti mi siedo sotto il suo sguardo compiaciuto che immediatamente mi segue, prendendo posto esattamente di fronte a me, occhi negli occhi.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora