13. un lavoro

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«Niccolò è proprio una testa di cazzo, ma sa essere anche molto dolce» disse ridendo Sara.

Quella mattina, contrariamente a tutti gli altri lunedì, Chiara si era alzata di buon umore, senza nemmeno bisogno del suono della sveglia, e fu ancora più felice quando il display del suo telefono si illuminò mostrandole un messaggio di Sara che la invitava a fare colazione insieme agli altri ragazzi.

«Sulla prima parte sono d'accordo, la seconda un po' meno» esclamò Alessandro all'improvviso facendo spaventare le due ragazze, ignare della loro presenza.

Dopo aver salutato con un bacio la sua fidanzata, il ragazzo strinse in un abbraccio Chiara, come se fossero amici da una vita.

Insieme a loro c'erano anche Adriano, Christian e Niccolò, il quale rivolse un timido sorriso a Chiara in segno di saluto.

Non gli andava di abbracciarla o cose così, non davanti ai suoi amici e non in quel lunedì mattina dove a malapena aveva le forze per stare in piedi.

Il ricordo della scorsa notte era ancora vivo in lui, il sorriso di Chiara, le loro pelli a contatto, quella birra rimasta sugli scalini e la figura del Colosseo come sfondo; chiunque fosse passato di lì gli aveva sicuramente etichettati come due giovani fidanzati, due persone che si amano o perlomeno si frequentano.

Quella mattina invece non sembravano nemmeno amici, e la mente di Niccolò era affollata di pensieri. Lui e Chiara si stavano frequentando in quel senso? Stava veramente cercato di riaprire l suo cuore a qualcuno? Ma soprattutto, a lui Chiara piaceva?

Molte volte si ritrovava a pensare ai suoi grandi occhi azzurri che lo catturavano, molte volte aveva alla mente il suo sorriso e i morbidi capelli scuri che le ricadevano dolcemente sulla spalla, coperta da quel grande cappotto che portava sempre.

Spesso, in preda a questi pensieri, si era trovato ad annotare una serie di frasi su fogli che aveva in seguito nascosto in uno scatolone risposto poi sotto al letto.

Il suo intento non era solo quello di non far scoprire a nessuno che scriveva canzoni su una ragazza, ma era quello di riuscire a convincersi del contrario.

Voleva convincere se stesso che Chiara non era niente se non un'amica con cui era uscito un paio di volte, ma nel profondo della sua anima, sapeva che lei era molto di più.

«Nico, sei dei nostri?» domandò Christian risvegliando l'amico dai suoi pensieri. «Che prendi?»

«Un caffè.»

L'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di svegliarsi e tornare a pensare lucidamente, pronto per l'interrogazione di storia per cui non aveva studiato niente.

Dopo aver consumato la colazione tra chiacchiere e risate, Sara si trovò costretta ad abbandonarli per raggiungere la sua scuola e Alessandro si offrì di accompagnarla con la scusa del lavoro, lasciando quindi Christian, Adriano, Niccolò e Chiara da soli.

Ma quest'assenza venne presto colmata dalla figura di Sofia e la sua voce stridula alquanto alterata.

«Si può sapere dov''eri finita?» esclamò contro Chiara, stranita da quell'atteggiamento. «Questo weekend ti ho chiamata trenta volte ma non mi hai mai risposto, non sei venuta nemmeno al bar questa mattina!» si interruppe lanciando uno sguardo ai tre di fronte a lei. «Che ci fai con loro?»

Chiara, visibilmente imbarazzata, afferrò l'amica per un braccio voltandosi prima verso ictre ragazzi.

«Scusate tantissimo, quando fa così è ingestibile, ci sentiamo però» disse rivolgendo un rapido sguardo a Niccolò che la stava guardando con un piccolo sorriso.

dove il cielo si muove se lo guardi attentamenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora