14. non potevo più aspettare

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Quella domenica Chiara fu svegliata dalla fioca luce che entrava dalla finestra dimenticata aperta la sera precedente, sua madre era andata a pranzo da sua nonna, chiedendole molteplici volte di raggiungerla nonostante i continui rifiuti della figlia.

Era passata una settimana dalla discussione con Sofia, non si erano più sentite da quel giorno.

Chiara però aveva iniziato ad uscire più frequentemente con Sara e gli altri ragazzi, tra cui vi era anche Niccolò.

Negli ultimi giorni avevano passato davvero molto tempo insieme: uscivano spesso la sera anche solo per il semplice gusto di guardare un film a casa di Alessandro o fare due passi insieme, molte volte usavano la scusa di studiare per vedersi finendo poi con non fare niente tutto il giorno e almeno tre volte alla settimana Niccolò insisteva per riportarla a casa, ma Chiara cercava sempre una scusa per rifiutare, la guida spericolata del ragazzo la impauriva tanto.

La sera precedente erano stati a mangiare la pizza a casa di Ale, e una birra tira l'altra erano finiti sul divano a ridere per ogni cretinata mezzi morti.

Verso le due Niccolò, l'unico un po' più lucido, era riuscito a portare Chiara a casa, Adriano avrebbe dormito a casa del moro mentre Sara sarebbe rimasta da Ale per la notte.

Quella mattina la testa di Chiara pulsava, ma era comunque lucida per ricordare cosa fosse successo la sera prima e per realizzare dove si trovasse.

Non appena afferrò il telefono non potè non notare un messaggio da parte di Niccolò: era una foto, molto probabilmente scattata da Adriano, che ritraeva il primo sorridente e dietro di lui il moro che dormiva tranquillo sul letto.

Come una cretina si ritrovò a ridere da sola fissando il cellulare; sentiva che il sentimento nel confronti di Niccolò stava crescendo ogni giorno di più, questo da una parte la spaventava a causa di un possibile rifiuto ma dall'altra era sempre più convinta che Niccolò fosse una persona per la quale valeva la pena fidarsi.

Stava digitando una risposta al messaggio quando una chiamata le fece quasi cadere il cellulare dalle mani mentre il sangue nelle vene le si era gelato, era suo padre.

Dopo almeno dieci secondi trascorsi fissare quelle quattro lettere comparse sullo schermo cliccò titubante il pulsante verde, accettando la chiamata.

Non sentiva suo padre da almeno un mese, se non di più.

"Pronto?" la sua voce tremava, la tensione era percepibile a migliaia di distanza.

"Tesoro ciao, come stai?" l'altra voce, al contrario di quella di Chiara, era allegra e spensierata come se si fossero sentiti il giorno prima.

"Tutto bene grazie, di cosa hai bisogno?" dopo un attimo di disorientamento Chiara si era subito ripresa tornando la solita ragazza diretta che era sempre stata e che, in un certo senso, aveva conquistato Niccolò.

"Perché dovrei volere qualcosa? Non posso chiamare mia figlia per sapere semplicemente come sta?"

La ragazza dovette sforzarsi in tutti i modi per non insultare l'uomo dall'altra parte del telefono, anche se lo avrebbe preso a testate molto volentieri.

"Forse perché non ci sentiamo da un mese? Perché mi avevi promesso che saresti venuto alla cena della nonna? Mi hai già chiesto come sto ed io ti ho già risposto, direi che la chiamata può terminare qua"

"Calmati Chiara, vedo che sei sempre la solita" disse ridacchiando, molte volte diceva che Chiara aveva ripreso il suo comportamento, e per quanto lei non volesse essere uguale a lui non riusciva a cambiare la sua natura. "Sai, ti ho vista in giro nelle ultime settimane, eri con un ragazzo, Niccolò vero?"

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