1. L'inizio di tutto

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(Ho deciso di riscrivere il capitolo)

Mi svegliai sentendo il mio telefono squillare, cattivo segno.

Mi sporsi sul comodino e lo presi con ancora gli occhi chiusi -"pronto?" -mugugnai stropicciandomi gli occhi assonnati -"Louis Tomlinson! Stavi ancora dormendo?!" -esclamò la voce di mio padre fingendo di sgridarmi -"già, e tu mi hai svegliato, che succede?" -risposi alzando gli occhi al cielo -"gli Styles ci hanno invitato a cena questa sera, vogliono parlare di affari e tu dovrai esserci" -spiegò mio padre, non lo potevo vedere in faccia ma sapevo che stava ridendo. Sapeva quanto odiavo quella famiglia, o meglio dire, quanto odiavo Harry Styles.

Sempre perfetto e impeccabile, tutto il contrario di me che mi divertivo ad essere libero di fare ciò che volevo.

"Non può accompagnarti Lottie? È sabato sera e ho di meglio da fare che stare in compagnia degli Styles" -mormorai alzandomi e recandomi in bagno, avevo decisamente bisogno di una doccia bollente, accesi l'acqua -"per favore Louis, non costringermi a venirti a prendere di peso, le due famiglie più ricche del paese devono restare in buoni rapporti e tu e Harry sarete i futuri capi. È importante che non scoppi nessuna tensione" -la voce di mio padre sovrastò il rumore della doccia -"papà, sono le otto di mattina e mi stai facendo venire mal di testa" -borbottai -"Louis, sono serio... E comunque sono già le quattro del pomeriggio" -disse -"lo so ci vediamo sta sera" -conclusi ponendo fine alla chiamata...

Mark non era mio padre biologico, ma avevo preso il cognome da lui, era il papà perfetto.

Metteva me e le mie sorelle al primo posto, aveva fondato una società che in poco tempo era diventata una delle più ricche a livello mondiale: "Tomlinson Association".

Andavamo sempre d'accordo, avevo un carattere molto forte ma fortunatamente sapeva come tenermi testa bel modo giusto, ero un casinista ma mi restava sempre accanto...

Prima di entrare in doccia mi guardai allo specchio, ero un disastro: avevo i capelli sparati in aria, gli occhi arrossati per la sbronza della sera prima, non mi ero fatto la barba e sembravo un ubriacone.
Perfetto.

Per sistemarmi entro la sera ci sarebbe voluto un miracolo...
Non che me ne importasse più di tanto ma sembrare una persona con poco riguardo di se stesso non m'ispirava per nulla.
Entrai in doccia e lasciai che l'acqua calda lavasse via tutti i miei pensieri, oltre che le ultime tracce della sbronza della sera prima, uscito dall'abitacolo mi asciugai e decisi di farmi la barba.

Senza sembravo un sedicenne eppure i miei ventuno anni me li portavo proprio bene...
Rimasi per il resto del pomeriggio nella mia stanza, cercai di concentrarmi per concludere i compiti dell'università ma dopo pochissimi minuti richiusi i libri e mi sedetti sul balcone del piano di sopra, si affacciava sul mare e vista più poetica del tramonto non c'era.

Proprio nell'istante in cui mi appisolai, il mio cellulare squillò facendomi imprecare -"fratellone, ti stavi addormentando vero?" -rise la voce di Lottie, mia sorella -"oh ma non mi sembra di averti dato il permesso di piazzare delle telecamere in casa mia" -sbuffai ridendo a modi scherzo, mentre mi portavo il telefono all'orecchio -"avanti fratellone non ti lamentare per tutto, e poi... Il figlio degli Styles è carino" -insistette la bionda.

"Non sono gay Lottie, mi piacciono le ragazze e forse per convincerti dovrei raccontarti cos'è successo ieri sera con Eleanor" -risi, sapevo che le avrebbe dato fastidio -"no, no! Continuo a sperare che tu cambi idea in fatto di donne, le ragazze come quella non fanno per te" -"d'accordo sorellina, ora scusa ma devi andarmi a vestire per la cena. Sai com'è: c'è gente che nella vita fa qualcosa a differenza tua" -conclusi chiudendo il telefono mentre la sentivo ridere...
La strana ossessione di Lottie per la mia sessualità era nata qualche mese fa, quando per scherzo le avevo mandato una foto dove baciavo Zayn, il mio migliore amico.

Da quel momento sperava che facessi coming out, ma non aveva capito che quella foto era stata scattata per un "obbligo o verità" da ubriachi.
Contro voglia mi alzai e decisi di vestirmi, indossai un pantalone nero, una camicia bianca a maniche lunghe e un cardigan grigio. Mi sentivo un fottutissimo damerino, e non era una bella sensazione...
Finii di pettinarmi, mettermi il profumo e subito dopo il display del mio telefono si illuminò mostrando il numero di mio padre, mi aveva mandato un messaggio che diceva: "sono sotto casa tua, ti aspetto in macchina, scendi".

Borbottai un'imprecazione e mi affrettai a scendere le scale.
Arrivato nel giardino della villa vidi nel parcheggio la Porsche di mio padre, salii in macchina nel sedile del passeggero -"grazie per la comprensione Louis" -"papà potresti smetterla di comportarti così? Torna il Mark di sempre, tutta questa formalità mi fa venire da vomitare" -ribattei schietto come sempre, una caratteristica che avevo preso da lui -"dai! Cercavo solo di vedere la tua reazione, non potrai rispondere così agli Styles" -disse sorridendo apprensivamente -"appunto per questo sto cercando di mantenere la calma, ma tu non aiuti. Se devo stare per ore circondato da quei damerini preferirei che adesso ti comportassi da persona normale" -dovevo avere sempre l'ultima parola.

Era il mio compito rispondere se qualcosa non mi stava bene...
"D'accordo Louis, la smetto" -acconsentì alzando gli occhi al cielo -"grazie, è molto gentile da parte tua" -lo presi in giro -"piccolo stronzo" -commentò mio padre tirandomi una sberla amichevole sulla spalla -"le parole, moderi i termini signor Tomlinson" -continuai -"Louis se non la smetti sarò costretto a farti alloggiare a casa degli Styles per diverse settimane" -rise mio padre. Mi voltai di scatto guardandolo male.

Non poteva essere.
"Non dirmi che ci stavate pensando" -"l'ha proposto Desmond ma devo ancora prendere una decisione, in fondo questo unirebbe le famiglie anche se tu mi odieresti per il resto della vita, sappiamo tutti che sei un ragazzo molto rancoroso" -ammise -"già... E comunque è fuori questione. Ho ventuno anni e posso prendere le mie decisioni da solo, non sarò alla mercé di quella famiglia" -conclusi.
Mio padre lasciò cadere il discorso, zittendosi e guidando, era chiaro che non avrei ceduto e prima di litigare era meglio finirla lì...

Sinceramente non capivo nemmeno io per quale motivo odiassi gli Styles ma forse tutto dipendeva dal modo di vedere le situazioni.
Per loro, noi Tomlinson eravamo troppo libertini e spensierati dato che ignoravamo ciò che erano i canoni della società.

Mentre per me, gli Styles erano troppo ligi alle idee che le persone gli inculcavano in testa, avevano sempre troppo la teste sulle spalle e si preoccupavano di essere perfetti...
Concetto divertente da spiegare ma la perfezione non esiste, non la si può raggiungere e spesso noi esseri umani classifichiamo perfetto qualcuno o qualcosa che ha mille difetti, ma a parer nostro sarà sempre impeccabile.
Il problema era questo la cecità delle persone.

E gli Styles, seguendo la società, incappavano in degl'ideali completamente sbagliati e privi di senso che io non riuscivo a sostenere, come il fatto di essere contro all'amore tra due persone dello stesso sesso.
Per gli Styles era considerato sbagliato, per me era solo la prova che il vero amore poteva superare le aspettative delle persone.

Arrivammo nell'enorme villa dell'amatissima famiglia mia rivale...
Evviva.

Parcheggiammo la Porsche e ci avviammo verso la porta d'ingresso.

𝓂𝒶𝓎𝒷𝑒 𝓌𝑒 𝒻𝑒𝓁𝓁 𝒾𝓃 𝓁𝑜𝓋𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora