45. "N-no a casa, possiamo a-andare a casa?"

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"Inizio col ringraziare tutti i presenti per avere accettato il mio invito, questo pranzo è stato organizzato con poco preavviso eppure siete qui in numerosissimi. Oggi vi ho chiamati per annunciare una novità: come sapete, la Tomlinson è in affari con la Styles da molto tempo. Recentemente sono stato costretto ad agire contro Desmond, allontanandolo dalla sua stessa società" -tutti i giornalisti alzarono ulteriormente i microfoni, la notizia era effettivamente uno scandalo -"mi permetto di presentarvi il suo successore, nonché mio protetto, Harry Styles!" -il mio ragazzo sorrise abbassando il viso, era in imbarazzo.

"Harry sei pronto per vivere il tuo momento?" -rise mio padre abbracciandolo, vedevo il riccio completamente terrorizzato davanti a tutte quelle persone. Specialmente perché il mondo della stampa era terribile, qualsiasi informazione poteva rovinare la vita di una persona -"grazie Mark" -sorrise guardandomi, gli feci l'occhiolino -"io vorrei chiamare sul palco Louis, avremmo un discorso da fare" -ammise, sorrisi e sotto lo sguardo di centinaia di persone salii sul palco.

Ad accogliermi ci fu Harry, mi abbracciò -"ti prego il discorso fallo tu" -sussurrò contro al mio collo -"insieme okay? Dai che sta sera saremo di nuovo da soli" -lo incoraggiai posandogli le mani alla base della schiena e spingendolo verso il microfono -"non ho preparato un discorso, sinceramente non è da me" -esordii continuando a tenere la mano di Harry -"ultimamente girano voci sul rapporto che abbiamo io e Harry, molti pensano ad un'amicizia, altri ad un rapporto convenzionale... Oggi siamo qui per annunciare qualcosa di più grande" -guardai il mio ragazzo e sorrisi, annuì -"stiamo insieme" -mormorammo nello stesso tempo.

Si levò un applauso generale, i nostri amici addirittura fischiarono e urlarono. Mio padre sorrise e disse -"allora? Facciamo un brindisi a mio figlio e al mio splendido genero" -levò in alto un bicchiere di champagne e tutti fecero lo stesso, ridendo appassionatamente. Harry mi abbracciò sprofondando il viso nell'incavo del mio collo -"tuo padre sembra felice tanto quanto noi" -"e tu? Sei felice?" -chiesi sospirando contro la sua pelle -"tanto, tantissimo" -la sua voce era ovattata dal rumore di tutti i giornalisti -"coraggio, abbiamo un'intervista da fare" -sorrisi.

Ci dirigemmo nuovamente verso i microfoni, mio padre ci diede due sedie e disse -"l'intervista può durare fin quando volete, possono farvi ogni genere di domanda. Attenti" -ci avvisò per poi scendere dal palco, ci sedemmo e restammo in ascolto -"Signor Styles cosa ci può dire del fatto che adesso è il capo di un'associazione?" -una donna bassetta esordì con la prima domanda -"beh è sicuramente un'esperienza nuova ma sono certo che farò del mio meglio per gestire gli affari" -rispose Harry, abbassai lo sguardo sulla sua gamba, continuava a tremare -"calmo piccolo" -sussurrai al suo orecchio, posandogli una mano sulla coscia -"Signor Tomlinson da quanto tempo state insieme lei e il Signor Styles?" -una domanda rivolta a me -"da quasi un mese, dal ventotto dicembre" -ammisi sorridendo, Harry mi guardò e poi abbassò il viso velocemente. Sembrava passato poco tempo da quando eravamo stati insieme la prima volta, eppure era già passato un mese...

"Signor Tomlinson cose pensa che direbbe sua madre del suo Coming Out?" -una domanda che non doveva essere fatta, Harry mi prese la mano e la strinse -"sinceramente credo che sarebbe fiera, ha sempre creduto che tra me e Harry potesse nascere qualcosa e non era una donna con pregiudizi sull'amore. Sono innamorato e so per certo che questo le basterebbe" -mormorai accennando un sorriso, come domanda non mi aveva reso particolarmente triste. Anzi. Oramai insieme ad Harry avevo capito che la mia mamma voleva che il suo nome mi portasse felicità, e io avrei fatto di tutto affinché questo accadesse.

"Signor Styles cosa ci dice di suo padre? Abbiamo recentemente scoperto che le ha alzato le mani diverse volte e che ha addirittura picchiato il suo ragazzo, ci può dire qualcosa? Suo padre è veramente così? E come ci si sente ad essere abbandonato da suo padre in questo modo?" -guardai immediatamente l'uomo che stava ponendo quella domanda, scossi la testa e guardai Harry. Chiuse e gli occhi e scosse la testa -"va tutto bene, ci penso io" -mormorai, poi lo feci alzare in piedi -"per oggi con le domande abbiamo finito, e ci terrei a precisare che tutta la famiglia di Harry ci appoggia. Questa sua domanda e questo suo atteggiamento non passerà inosservato" -conclusi minacciando il giornalista e trascinando Harry giù dal palco.

Mi seguiva ma sapevo che non c'era con la mente, era fermo su quella domanda e io dovevo trovare il modo di farlo tranquillizzare -"ci penso io a quel giornalista" -disse mio padre raggiungendoci preoccupato -"porto Harry al piano di sopra, grazie" -finii spingendo il mio ragazzo su per le scale. Eravamo a metà rampa quando mi fermò -"a-aspetta L-Lou, ti p-prego" -lasciai che si sedesse su uno degli scalini e mi misi in ginocchio davanti a lui. Accarezzandogli il viso con i pollici -"ehi, calmo" -"n-non" -provò a dire soffocando per colpa dei suoi respiri irregolari -"sì Harry, ehi, puoi calmarti okay? Shh, ci sono io" -mi abbracciò forte tanto che pensai potesse spezzarmi in due, gli accarezzai la schiena lentamente -"coraggio piccolo, andiamo di sopra a riposare mhm?" -cercai di tranquillizzarlo continuando a coccolarlo.

"N-no, a c-casa. P-possiamo a-andare a casa?" -domandò guardandomi con gli occhi pieni di lacrime -"certo piccolo, però prima ci calmiamo okay?" -continuò a stringermi piangendo, seppellendo il suo viso nell'incavo del mio collo. Lo coccolai passivamente, evitando scatti inutili che potevano mettergli pressione -"va tutto bene, te lo prometto amore" -mormorai in un sussurro, scosse la testa -"shh, ehi. Basta, ci sono io shh" -i suoi respiri si fecero più pesanti e ritmati, cercava di riprendere il controllo -"bravo piccolo, così" -lo lodai stringendolo delicatamente -"g-grazie, sto b-bene" -balbettò facendo lunghi respiri -"ti riporto a casa mhm? Lì niente ti farà del male, giuro" -lo guardai sentendo la vista offuscarsi, infondo era colpa mia se avevamo dovuto fare l'intervista. Ero stato stupido a non esaminare prima le domande...

Si mise in piedi con le gambe tremanti e si appoggiò contro al muro, mi avvicinai e appoggiai la guancia contro al suo petto e respirai. Il battito del suo cuore era accelerato, mi abbracciò -"so a quello che stai pensando" -mormorò appoggiando la fronte sulla mia testa -"mhm?" -"n-non é colpa tua" -disse -"avrei dovuto esaminare le domande, mi dispiace, non pensavo che avrebbero chiesto su questo argomento" -provai a dire, mi prese il viso tra le mani e sorrise ancora con le lacrime agli occhi -"lo so, ma non è colpa tua amore. Ti prego, credimi" -sussurrò quasi supplicandomi con lo sguardo -"non meriti che ti facciano del male, sei così fragile" -mormorai posandogli un bacio a stampo sulla punta del naso -"dai, sei molesto" -rise -"solo con te... Ti senti un po' meglio? Riesci a camminare fino alla macchina?" -domandai preoccupato -"sì, andiamo dai" -mi prese la mano e la strinse forte, come se io potessi impedirgli di cadere.

Arrivammo al piano inferiore che la gente era già uscita, era rimasto solo mio padre e la domestica -"Harry, stai bene?" -ci corse incontro e abbracciò il mio ragazzo, come se fosse un gesto che faceva spesso. Restai a guardare abbastanza scioccato -"sto bene, mi h-hanno colto alla sprovvista" -mormorò il riccio sorridendo -"mi sono assicurato che quel giornalista avesse un richiamo, non gli era di certo permesso discutere sulla vita di un ragazzo di diciotto anni. Non con quel genere di domande" -rispose mio padre sicuro -"grazie, noi andiamo a casa. Ci sentiamo più tardi" -conclusi -"certo, ciao ragazzi" -"grazie Mark, ciao" -Harry lo salutò e ci dirigemmo velocemente verso la macchina.

Le domande fatte da quel giornalista avevano scosso Harry a tal punto da fargli avere quasi un attacco di panico, e io a quella scena mi ero sentito spezzato. Impotente a tal punto da sentirmi inutile. Dovevo proteggere quel ragazzino, sia perché lui lo faceva con me, sia perché era l'unica cosa che per me contasse davvero...

𝓂𝒶𝓎𝒷𝑒 𝓌𝑒 𝒻𝑒𝓁𝓁 𝒾𝓃 𝓁𝑜𝓋𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora