Mi svegliai mezz'ora dopo, Harry stava ancora guidando, la strada si stava facendo sempre più buia -"dove siamo?" -chiesi guardandomi intorno -"ehi, ma buongiorno, come stai?" -sorrise evitando di rispondermi, lessi un cartello stradale: "Ospedale Santa Carolina".
"Harry, dove cazzo stiamo andando?" -esclamai impallidendo, era l'ospedale dove lavorava Thomas, dove era morta mia madre -"possiamo parlare senza urlarci contro?" -chiese timoroso, lo fissai fulminandolo con lo sguardo -"non voglio che tu stia male Lou, ed affrontare ciò che ti terrorizza negli incubi è ciò che ti serve. Probabilmente mi odierai ma voglio che tu stia bene" -"non era tuo diritto scegliere! Gira questa cazzo di macchina!" -esclamai terrorizzato dalla situazione -"nel sonno chiamavi Thomas, ti manca lo so" -continuò tenendo gli occhi fissi sulla strada -"tu non sai un cazzo Harry, non hai il diritto di comportarti così. Ferma questa macchina, fermala o scendo" -in risposta accelerò, superando il limite di centodieci.
Guardai in lontananza l'ospedale, immediatamente mi paralizzai. Una tempesta di ricordi mi sovrastò, stordendomi: mia madre, i suoi trenta ricoveri in due anni, Thomas e i momenti di felicità, la tristezza, le chiamate per il codice blu, la morte di mamma... E la litigata con Thomas...
"Siamo arrivati, per parlare con lui ti ho riservato una visita, almeno capirai anche a che cosa è dovuta la mancanza di appetito e la nausea" -spiegò Harry parcheggiando -"non me ne frega un cazzo, non ci vado e non puoi costringermi" -dissi mordendomi il labbro a sangue, Harry scese dall'auto e fece il giro.
Mi prese per i polsi e mi fece uscire dalla macchina, provai a scrollarmelo di dosso ma non ci riuscii -"stai facendo il bambino Louis, smettila" -mi riprese con voce roca, mi vennero i brividi lungo tutta la schiena. Non avevo mai sentito quel suo tono di voce -"tu non sei chi credevo! Lasciami in pace!" -lo spinsi e barcollò appena, mi guardò tristemente -"L-Lou" -"puoi anche andartene a fanculo Harry, non avevi il diritto di portarmi qui" -lo lasciai alla macchina e attraversai il parcheggio verso l'ospedale.
Arrivai nell'androne principale: era tutto come ricordavo, nonostante fossero passati quattro anni nessuno aveva messo mano a quelle pareti bianche, al pavimento color crema e alle poltrone blu mezze rotte -"salve" -disse la segretaria, una ragazzina molto giovane che di certo anni prima non c'era -"buonasera, avrei una visita col dottore Thomas White" -dissi cercando di tenere un tono di voce fermo, stavo tremando -"oh, lei è il Signor Tomlinson?" -chiese con una strana voce negli occhi -"sì, esatto" -"sono certa che sarà un capo fantastico per la Tomlinson Association, e poi è anche bello perciò... Questo fa la sua parte" -stava farneticando -"la ringrazio, ma per caso sa dove dovrei andare per incontrare il dottor White?" -chiesi infastidito, probabilmente lo notò perché si ricompose -"certo, al prossimo corridoio giri a destra, il dottore arriverà subito" -la ringraziai e mi diressi verso il luogo indicato...
L'ultima volta che ero stato lì, Thomas, era ancora uno specializzando. Non aveva uno studio, non aveva quattro lauree... Molte cose erano cambiate, nella sua vita e ancora di più nella mia.
Entrai nella stanza e mi sedetti sul lettino, con la testa tra le mani per cercare di contare i respiri che facevo e tenerli regolari -"scusi il ritardo, ho avuto un'emergenza: una signora entrata in codice blu" -il dottore che mi si presentò davanti era lui, era sempre identico. Capelli marroni portati cortissimi, degli occhiali sottili e una pila di fogli tra le mani -"lei è il signor?" -finalmente alzò lo sguardo e mi vide, rimase a bocca aperta -"L-Louis?" -chiese strabuzzando gli occhi -"sì" -sussurrai abbassando immediatamente lo sguardo -"sei cresciuto tantissimo, mio Dio, sei diventato un uomo... Scusa, sto divagando, perché sei qui? C'è qualcosa che non va?" -domandò sedendosi sullo sgabello e avvicinandosi al lettino.
"Sono stato costretto, è da una settimana che ho problemi con l'alimentazione. Salto i pasti, non ho mai fame e dopo aver mangiato devo subito rimettere" -"e hai paura che sia per colpa di?" -chiese alzando un sopracciglio -"m-mamma" -abbassò lo sguardo tristemente e poi tornò a concentrarsi -"potrebbe essere anche segno di stress, magari sei stato molto pressato dal mondo negli ultimi giorni" -esordì, come se sperasse nella seconda opzione -"sì, e poi sono qui per parlare... Ultimamente qualcuno mi ha fatto riflettere e ho capito di aver sbagliato a prendermela con te. È da anni che ci penso e so di aver sbagliato" -lui si limitò a sorridere -"sta tranquillo okay? Ne parliamo dopo la visita, ora concentriamoci su questo problema" -disse -"mhm"...
"Sdraiati" -lo guardai contrariato -"devo visitarti Louis, forza" -mi accomodai sul lettino, Thomas si mise in piedi e mi sollevò la maglietta, scoprendo alcuni succhiotti -"porca puttana" -sussurrai accorgendomene -"sta tranquillo, non ho intenzione di farti la predica da dottore. Basta che tu sia a conoscenza di tutte le precauzioni e le conseguenze esistenti" -ridacchiò, io arrossii violentemente coprendomi il viso con le mani -"ti prego sta' zitto" -"respira, ti fa male se tocco qui?" -disse seriamente, premendo due dita sulla mia pancia -"no" -salì alle mie costole -"qui? Se respiri?" -"no, sto bene, sto male solo quando mangio" -spiegai.
"È stato solo un periodo?" -domandò curioso -"da neanche una settimana" -"sei stato molto stressato? Hai avuto tanti impegni? Delle litigate?" -insistette massaggiandosi le tempie -"sì, molto più del solito" -ammisi quasi in un sussurro -"allora è stata solamente una cosa riguardante lo stress, cerca di rilassarti e stare tranquillo. Non devi preoccuparti per la leucemia, non è considerata ereditaria" -le ultime parole furono lievi, sottili, come se avesse timore di parlare -"grazie, e mi dispiace per tutto, non meritavi quello che ti ho detto quattro anni fa".
"Louis, va tutto bene, avevi sedici anni e tua madre era appena mancata tra le tue braccia. Non ti ho mai portato rancore, non potrei mai dire che è stato bello vederti soffrire e pensare che fossi un bugiardo ma non ce l'ho con te" -spiegò accennando un sorriso -"mi dispiace, sul serio, in quel periodo sei stato l'unico a interessarsi a me eppure ero troppo confuso per non prendermela" -continuai pentito -"ti capisco Louis, due anni fa è mancata mia madre e non ti mentirò: anche io me la sono presa con il mio collega, il suo medico. Purtroppo è la vita e va così... Non devi scusarti, eri un bambino, devi solo aggiornarmi sulla tua vita. L'ultima volta che ti ho visto eri un ragazzino stronzetto, con zero voglia di studiare" -rise, mi sporsi dal lettino e l'abbracciai. Mi strinse...
"Ricordi quando facevi battutine dicendo che mi piacevano i maschietti? Ci ho pensato molte volte" -ammisi sorridendo -"oddio, non dirmi che ci hai creduto, stavo solo scherzando!" -rise -"avevi ragione ma su una cosa hai torto: non mi piacciono tutti gli uomini, ma c'è un ragazzo. È lui l'artefice di questi" -risi mostrandogli i succhiotti -"non credo che sia vero, Louis Tomlinson gay?" -continuò sorridendo -"il ragazzo che ho trovato è meglio di chiunque altro, ed è grazie a lui se sono qui" -ammisi, finalmente tornammo seri -"non saresti mai venuto se lui non ti avesse costretto, vero?" -domandò accomodandosi alla sua scrivania.
"Non ero pronto, non sono ancora riuscito a superare la sua morte, non l'ho ancora metabolizzato" -confessai mordendomi il labbro inferiore -"ci vuole tempo Louis, il dolore si accetta ma non passa mai del tutto" -"tu stai bene? In questi anni non ho mai messo più piede qui dentro" -chiesi nervoso, la tensione su riusciva a tagliare col coltello -"sono sposato da due anni, e presto diventerò papà" -confessò grattandosi la nuca -"scherzi?! È una cosa stupenda! Sono felicissimo per te" -mi sorrise dolcemente.
"Sei sempre lo stesso sai? Nei tuoi occhi c'è ancora quel ragazzino di sedici anni scombussolato. Però ora sembri più felice, forse dovrei ringraziare questo misterioso ragazzo" -commentò con voce tranquilla, lo guardai confuso -"avevo promesso a tua madre che mi sarei preso cura di te, eppure non è successo" -"sono diventato il figlio che mio padre ha sempre voluto, e spero di aver trovato l'amore della mia vita. Nonostante tu sia stato lontano da me hai mantenuto la promessa, insegnandomi quattro anni fa cosa vuol dire avere una famiglia ed essere amati" -mormorai convinto -"però infondo è colpa mia se hai urlato al tuo ragazzo" -lo guardai scioccato.
"Cosa?" -"avanti Louis, hai detto che non eri pronto per affrontare questa parte del tuo passato eppure sei qui, vuol dire che hai dovuto litigare per forza" -dedusse scuotendo la testa mentre sorrideva -"non aspettava a lui decidere cosa dovevo fare" -mormorai risentito -"voleva solo che smettessi di soffrire, vedo il tuo sguardo quando parli di lui: ti brillano gli occhi, e sorridi. Lui voleva solamente aiutarti a chiudere questo capitolo, lui sa che stai male e vuole ricomporre i pezzi che le persone hanno distrutto, e che tu stesso hai sbriciolato ancora di più" -prese fiato, io restai fermo e in silenzio -"ora potrai anche avercela con lui ma vedi di fartela passare e di goderti ogni vostro attimo"...
"Stai per diventare padre, sì, hai proprio il carattere da papà" -risi andando ad abbracciarlo -"spero di essere all'altezza" -ammise ridendo, poi si avvicinò e mi abbracciò -"lo sarai, e te lo dice il me sedicenne" -sorrisi -"vienimi a trovare ogni tanto okay?" -disse stringendomi -"certo, ora vado dal ragazzo misterioso" -risi debolmente -"contaci, però Louis, lui ti ama altrimenti non l'avrebbe fatto" -concluse prima di guardarmi uscire.
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𝓂𝒶𝓎𝒷𝑒 𝓌𝑒 𝒻𝑒𝓁𝓁 𝒾𝓃 𝓁𝑜𝓋𝑒
FanfictionLouis Tomlinson, erede di una delle associazioni più importanti del mondo: la Tomlinson corporation, è un ragazzo con molti problemi. Un passato difficile e un presente composto da donne e alcol. La solitudine, però, colpisce tutti. Anche i più pote...