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"Questo è un palco d'amore per me e te

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"Questo è un palco d'amore per me e te. Siamo accecati dall'amore."





«Oh, fanculo» sibilò, prima di afferrare il polso del compagno.

Strattonò il braccio di Taehyung, tirandolo a sé, e così il maggiore finì seduto in braccio a Jungkook, che aveva infilato un braccio attorno alla sua vita, e stava premendo la fronte sulla sua schiena.

Prima che potesse dire qualcosa, il ragazzo corvino gli aveva posato le labbra sulla nuca, e poi l'aveva lasciato. O meglio, l'aveva quasi buttato per terra, prima di alzarsi e uscire dalla stanza, sbattendo la porta.

Taehyung rimase solo, spaesato. Sentiva una sensazione di bruciore piacevole dietro al collo, che si diffuse anche sulle sue guance.

Si portò le mani in viso. Che gli fosse venuta la febbre? Restò per qualche minuto immobile, col respiro corto e gli occhi sulla porta, senza vederla realmente. Non riusciva a smettere di pensare alle labbra di Jungkook sul suo collo. Perché erano state quelle a toccarlo, giusto? Jungkook l'aveva baciato.

Per la prima volta l'atteggiamento scostante del corvino non lo disturbava. O meglio, non riusciva a farci caso, era troppo impegnato a rivivere la scena nella sala prove, con le braccia del minore strette attorno alla sua vita.

Nemmeno si accorse dei richiami di Namjoon.

«V, guarda che questo discorso lo stiamo facendo anche per te» disse Yoongi con tono flemmatico accanto a lui, appena infastidito per l'interruzione della riunione, visto che la diretta conseguenza sarebbe stata un ritardo al suo sonnellino pomeridiano.

Taehyung alzò lo sguardo imbarazzato, trovando sei paia di occhi a fissarlo di rimando.

«S-scusate, mi sono distratto un momento» mormorò, e i suoi occhi si incrociarono con quelli del maknae, che ricambiò lo sguardo con un'espressione indecifrabile.

«Continua pure, hyung» disse a voce più alta, facendogli un gesto con la mano per dirgli di andare avanti. Poi appoggiò i gomiti sulle ginocchia, e il mento sulle mani. Cercò in tutti i modi di concentrarsi sulle parole del leader, ma ogni tanto il suo volto si spostava, irrimediabilmente attratto dal posto in cui era seduto Jungkook.

Il più giovane non lo stava più guardando, aveva gli occhi scuri fissi sul leader, che stava continuando a parlare. Probabilmente avrebbe dovuto chiedere a Jimin di fargli un riassunto alla fine, perché si stava perdendo di nuovo. Se l'era forse sognato? Dormiva spesso ad occhi aperti, però si era accorto che nell'ultimo periodo Jungkook non gli parlava quasi più. Eppure era stato lui a farlo aprire, che diamine! Un leggero moto di rabbia si agitò nel suo petto, subito sostituito da un'altra emozione. Angoscia. Non poteva sopportare di essere ignorato. Non da lui.

Dopo tanto tempo in cui erano stati sempre inseparabili, però, non sapeva come approcciarsi al compagno.

Voleva parlare con lui, tornare come prima, capire cosa significasse il suo comportamento dei giorni passati, e trovare un senso all'episodio di qualche giorno prima. Ma ora davvero non sapeva come avvicinarsi a lui. Ogni volta che credeva di aver trovato un argomento di conversazione, guardava in direzione dell'altro, e le parole gli morivano in bocca.

Perché era così difficile?

Jungkook, dal canto suo, si era reso conto di aver turbato il maggiore. E dio, avrebbe voluto tornare indietro e non comportarsi in maniera così sciocca, ma ormai non riusciva più a controllarsi in vicinanza di Taehyung. Per questo doveva mantenere le distanze. Per evitare di saltare addosso al ragazzo, rovinare il loro rapporto e anche la serenità dell'intero gruppo. Doveva soltanto sperare che la lontananza sarebbe riuscita ad affievolire ciò che provava per l'altro.

Solo che, inevitabilmente, i due sarebbero stati destinati a ritrovarsi in altre situazioni simili a quella sul divano, presto o tardi.

E accadde, molto prima del previsto.

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