38 - Due pezzi di un puzzle

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Thalia

Ero quasi arrivata a casa. Il sole giocava a nascondino dietro i grattacieli e il cielo cominciava a tingersi di sfumature turchesi, quasi tendenti al blu. Le luci dei lampioni si erano appena accese e i negozi e le caffetterie si accingevano a chiudere i battenti.

Fu allora che il mio cellulare prese a squillare nella tasca del mio giubbotto: era Flynn, lui mi stava chiamando.

Quando mi diede il suo numero, non ci pensai poi tanto prima di salvarlo, ma non lo avevo mai chiamato e non gli avevo mandato nemmeno un messaggio. Mi chiesi come ebbe il mio, quindi.

Poi mi ricordai che vivesse con Roxy e che, quasi sicuramente, aveva recuperato il mio numero dal suo telefono.

Un sorriso mi sfuggì dalle labbra mentre rispondevo al telefono. Non mi diede il tempo di salutarlo, mi precedette e parlò.

«Ti avevo detto che oggi saresti stata a cena da me e che avremo mangiato pizza fatta in casa.» borbottò, non sembrava affatto contento. «Ti sei dimenticata, vero?»

Chiusi gli occhi e mi maledissi mentalmente. Sì, mi ero scordata. Dopo ciò che avevamo scoperto l'ultima volta, non avevo pensato ad altro se non a Flynn e Bryan che picchiavano Gabriel.

«Ma certo che no, cosa vai a pensare?» mentii e sperai che ci credesse.

Mentre parlavo con Flynn al contempo cercavo di pensare a una scusa da rifilare a Xavier, per giustificare la mia assenza dal lavoro quella sera.

«Sono davanti a casa tua e tuo fratello mi ha detto che non ci sei. Ha detto che probabilmente sei uscita dopo scuola, anche se sappiamo entrambi che non c'eri, e che poi devi andare a lavoro.»

«No no, ho chiesto un giorno di permesso. Sono andata a fare la spesa, sto tornando. Dammi cinque minuti.» cinque minuti, nei quali avrei dovuto anche chiamare Xavier.

Come avevo fatto a dimenticarmene? Accidenti!

«Okay.» sembrava più rilassato. «Allora ti aspetto, ragazzina.»

Chiuse la chiamata senza lasciarmi il tempo di salutarlo. E io affrettai il passo, diretta alla fermata dell'autobus. Al contempo chiamai Xavier, gli dissi di stare male e che stasera non sarei andata all'Angels.

Per fortuna ci credette, mi lasciò andare solo con la raccomandazione di rimettermi in sesto per domani.

Non potevo permettermi di mancare a lungo, a breve sarei partita in Messico ma solo perché mia madre ci aveva pregato di raggiungerla, di trascorrere qualche giorno con lei.

Svoltai l'angolo, fu allora che vidi il pullman accostare davanti alla mia fermata. Dopo un'ultima corsa contro il tempo, in cui attraversai tutta la via, riuscii a salire a bordo poco prima che le porte dell'abitacolo si chiudessero.

Tirai un sospiro di sollievo e mi sedetti in uno dei pochi seggiolini liberi. Poggiai la borsa della spesa nel sedile vuoto accanto al mio e tentai di riprendere fiato dopo quella corsa.

Spostai lo sguardo sul vetro del finestrino e osservai la strada scorrere veloce sotto il mio sguardo. Quello sarebbe stato il mio primo vero appuntamento con Flynn, peccato che lui non lo considerasse tale. Era una serata fra amici, mangiavamo pizza, nulla di romantico.

Sospirai appena e incrociai le braccia al petto a quel pensiero. Dovrei essere contenta, prima mi odiava e ora mi considerava un'amica, avevamo fatto passi da gigante. Peccato solo che io non volevo essere solo un'amica.

Prima ancora che potessi rendermene conto, l'autobus giunse ad Harlem, alla mia fermata. Mi rimisi lo zaino in spalla e afferrai le buste della spesa, poi scesi dal pullman e camminai per qualche altro metro, fu allora che vidi Flynn.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora