Thalia
Dal finestrino dell'autobus scorsi un sole brillante sorgere alle spalle dello skyline di Manhattan, mentre sfiorava i tetti dei grattacieli e delle case con i suoi tiepidi raggi. Le strade si animavano, le caffetterie e i negozi aprivano i battenti e salutavano l'inizio di un nuovo giorno. Verdi alberi costellavano i marciapiedi, spiragli di luce filtravano attraverso le morbide foglie delle loro fronde, creando dei giochi di ombre sull'asfalto. Central Park parve risvegliarsi lucida e splendente dalla rugiada del mattino, posata sui suoi fili d'erba.
Ero seduta in uno dei sedili di quell'abitacolo, diretta alla Marymount School of New York. Timore e nervosismo mi stringevano lo stomaco in una ferrea morsa, le mie mani torturavano senza sosta la brochure dell'istituto, stropicciandola e riducendola in mille pezzettini. Era il mio primo giorno di scuola, la mia prima volta in quel nuovo liceo facente parte di una città in cui ancora mi sentivo un pesce fuor d'acqua.
Con un sospiro, distolsi lo sguardo dal panorama che l'autobus mi mostrava durante il tragitto. Cercai dentro lo zaino, poggiato sulle mie gambe, il telefono.
Continuavo ad accenderlo soltanto una volta ogni giorno, il tempo necessario per mandare un messaggio a mio fratello, per informarlo del fatto che stavo bene, dopodiché lo spegnevo nuovamente. Mi si spezzava il cuore ogni qualvolta mi scriveva di tornare a casa, ad ogni messaggio in cui mi supplicava di raggiungerlo in Messico perché da solo non sarebbe riuscito ad affrontare nostro padre. Non sarei però mai tornata sui miei passi e, anzi, gli consigliai di fare lo stesso, di scappare finché era in tempo.
Quella mattina però mi accorsi che, negli ultimi messaggi, non mi chiese affatto di tornare, si raccomandò soltanto di stare attenta e di chiamarlo se avessi avuto bisogno. Sapevo che prima o poi mi avrebbe capito, che avrebbe compreso e accettato il mio bisogno di fuggire. E potetti ammettere a me stessa, lì su quel pullman, circondata da sconosciuti, che sentivo la sua mancanza ogni singolo minuto di ogni giornata.
Mi sfuggì un sorriso sincero mentre componevo il numero di Drake. Era la prima volta che lo chiamavo da quando ero giunta a Manhattan e, non appena sentii la sua voce dall'altro capo del telefono, più robotica ma inconfondibile, un'ondata di calore mi riscaldò il petto, all'altezza del mio cuore ferito e ricucito più e più volte.
«Thalia?» chiese lui con un tono di voce sorpreso, probabilmente non si aspettava una mia chiamata.
«Ciao, fratellone.»
«Piccoletta, finalmente! Stai bene? Dimmi la verità.»
«Io sto bene Drake, dico davvero. Ho trovato un lavoro e proprio adesso sto andando a scuola. Mi sono iscritta alla Marymount, quella che prepara gli studenti per andare ad Harvard.»
Non potevo vederlo, eppure immaginai Drake sorridere dall'altro capo del telefono. Sapeva quanto ci tenessi ad andare ad Harvard, quanto mi fossi sempre impegnata tanto per realizzare quel mio piccolo grande sogno. Non avrebbe mai osato tarparmi le ali.
«Sono davvero felice per te, ti meriti un po' di felicità.»
«Tu come stai? La mamma?»
«La mamma sembra davvero felice da quando è tornato papà. Io invece sto bene, cerco semplicemente di ignorare la sua presenza, anche se tenta in ogni modo un approccio con me.»
«Capisco. Io ora devo andare, è la mia fermata. Ci sentiamo presto, okay? Magari potresti venire a trovarmi appena troverò una sistemazione migliore, da solo.» l'ultima precisazione fu necessaria. Non avrei mai permesso a mio padre di seguirmi anche lì, in quel piccolo pezzo di mondo in cui finalmente stavo provando a ricominciare, a rinascere dalle mie ceneri dopo un incendio che lui aveva alimentato negli anni.
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𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfiorite
RomanceDAL 20 MARZO 2023 DISPONIBILE IN VERSIONE EBOOK E CARTACEO SU AMAZON ~ VOLUME 1 - Dirty Dark Serie Questa storia NON è autoconclusiva, il finale è aperto e il secondo libro è in fase di lavorazione, ma non ancora disponibile né su Amazon né qui su W...