Collisione

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15 aprile 2020

Alexander dovette convivere tutta una vita con l'odio represso che covava dentro di sé.

Era arrabbiato perché suo padre gli aveva sempre voltato le spalle, perché era il figlio emarginato, mai amato e sempre sottovalutato. Dovette fare i conti con l'invidia e con il proprio incessante bisogno di attenzioni, per via di un genitore che si limitava a chiamarlo soltanto nel giorno del suo compleanno.

Era nato da uno sbaglio, era il frutto di una notte con una prostituta e questa consapevolezza lo avrebbe macchiato per sempre. Non avrebbe mai perdonato sé stesso, come se ad aver commesso quell'errore fosse stato lui.

E come l'amore, anche i sentimenti più bui e oscuri potevano radicarsi all'interno di un cuore arido come il suo. La rabbia e il rancore, infatti, lo avvolgevano e lo stritolavano nella loro morsa con rami spinosi e contorti, che gli graffiavano la pelle e lo avvelenavano ogni qualvolta i suoi occhi si posavano su Flynn.

Alexander aveva vissuto un'intera esistenza nascosto nell'ombra di suo fratello. Era cresciuto con un falso sorriso stampato in volto, si comportava come se non gli importasse di essere la seconda scelta, la ruota di scorta. Ma più il tempo passava, più quella crepa nel suo petto diventava una voragine, tanto profonda da risucchiarlo senza che potesse rendersene conto.

Era un errore e doveva accettarlo, perché per quanto studiasse, per quanto eccellesse negli sport e avesse un futuro promettente nel football, nulla sembrava essere abbastanza, non in confronto a Flynn.

Cosa aveva suo fratello in più di lui? Flynn era fragile, sbagliato e un codardo. Faceva uso di droghe, era sempre arrabbiato con il mondo intero ed era circondato da brutte compagnie. Non studiava più, con ogni probabilità sarebbe stato persino bocciato. Eppure, continuava a essere il figlio perfetto.

Forse Raimond si vergognava di Alexander, solo per il fatto che sua madre fosse una prostituta. Ma era una cosa a cui non si poteva porre rimedio, non più per lo meno.

Un bicchiere di vetro si infranse contro il pavimento, provocando un rumore sordo che venne soffocato dalla musica ad alto volume che risuonava in ogni angolo di quella casa.

Alexander si trovava a una festa. A dir la verità Flynn era stato invitato, ma Raimond aveva insistito purché portasse con sé anche suo fratello. "Gli farà bene incontrare e conoscere persone nuove", così aveva detto. Ma non appena avevano varcato la soglia, ognuno era andato per la sua strada.

Alexander osservò i cocci di vetro del bicchiere, che si frantumò nella caduta, brillare sotto le luci al neon di mille colori diversi. Li fissava come se ai suoi piedi vi fossero i frammenti del suo cuore e non il drink che fino a poco prima stringeva fra le dita.

Stava uscendo proprio in quel momento dal bagno, dove aveva trascorso la maggior parte di quella serata, quando una ragazza gli era andata addosso, facendogli cadere il bicchiere dalle mani.

«Mi hai fatto cadere il drink a terra...» borbottò con un accenno di rabbia nel tono della voce.

Alzò lentamente lo sguardo sulla figura dinnanzi a sé, fu allora che riconobbe Katie: era una di quelle ragazze che correva dietro a suo fratello, in cerca di una qualche attenzione. Peccato che quest'ultimo non la considerasse affatto, così come non degnasse di uno sguardo nemmeno le altre. La ferita provocata dalla morte di Séline era ancora fresca.

Katie lo osservò per un istante, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

«E allora? Prenditene un altro, idiota.» gli rispose in modo derisorio e sgarbato, per poi superarlo con una spallata.

La fiamma della rabbia cominciò ad ardere nel petto di Alexander, le mani gli si chiusero in due pugni contro i fianchi.

La seguì con lo sguardo, aveva la mandibola serrata e i muscoli del volto erano tesi. Notò che Katie fosse al telefono, mentre si appoggiava contro la parete del corridoio, poco distante da lui.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora