32 - Dita macchiate di inchiostro

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Thalia

<<Dio, spero di non soffrire di mal d'auto durante il viaggio.>> brontolò Roxy, seduta al mio fianco sul pullman.

<<Soffri di mal d'auto?>> chiesi mentre le porgevo una cuffia, così da poter ascoltare insieme la musica.

<<A volte si, nei viaggi troppo lunghi, e impiegheremo tre ore ad arrivare a Prospect Mountain.>>

Prospect Mountain sarebbe stata la meta della mia prima gita scolastica, come studentessa della Marymount. L'adrenalina che mi scaldava il petto e il sorriso che non riuscivo proprio a cancellare, riuscivano a rappresentare solo in parte l'emozione che provavo, che mi aveva tenuta sveglia tutta la notte.

Quella stessa mattina, invece, non avevo fatto altro che controllare e ricontrollare il contenuto del mio zaino, per essere sicura di non aver dimenticato nulla.

L'indomani saremo tornati a Manhattan. Era una gita di soli due giorni e avremmo alloggiato in una baita, nulla di speciale insomma. Eppure, non riuscivo a non essere felice.

Erano le otto del mattino e il pullman aveva appena cominciato a muoversi, la partenza era prevista molto presto.

Schiacciai "play" e la mia solita playlist risuonò nelle cuffie. Roxy osservava il panorama oltre il finestrino: il sole era appena sorto e i suoi caldi raggi filtravano attraverso il vetro, riscaldando i nostri volti con un leggero tepore.

Era una bellissima giornata, sarebbe stata un'esperienza indimenticabile, ne ero certa.

Dallo zaino presi un libro: Cime Tempestose di Emily Brontë. Lo aprii alla pagina indicata dal segnalibro e ripresi la lettura, prima che Roxy me lo sfilasse dalle mani.

<<No signorina, ti proibisco di leggere in gita. Dobbiamo approfittarne per combinare guai, per bere e->> la interruppi, con un cipiglio sul viso.

<<Ma non possiamo bere, è contro le regole.>>

<<Le regole, a volte, vanno infrante.>> per un attimo mi sembrò di sentir parlare Flynn, ma non glielo dissi. Ero certa che se la sarebbe presa, altrimenti.

<<Io non ho portato alcol, tu?>> chiesi, sapendo bene che nemmeno lei lo aveva portato.

<<Nemmeno io, lo ha portato lui.>> Roxy indicò qualcuno alle nostre spalle.

Mi voltai di scatto, fu allora che incontrai il sorriso di Henry. Alzò una mano per salutarci e io ricambiai, anche se un po' in imbarazzo e con le gote arrossate.

<<A proposito, ci hai parlato con lui per dirgli che lo vedi solo come un amico?>>

Dopo il nostro ultimo appuntamento, non lo avevo più rivisto. Anzi, sarebbe più corretto dire che avevo cercato di evitarlo. Non volevo deluderlo e nemmeno prenderlo in giro, stargli lontano mi era sembrata la scelta migliore.

Cominciavo a rendermi conto, però, che non potevo fuggire per sempre.

<<Direi di no.>> sospirai appena e mi sedetti nuovamente composta.

<<Cosa aspetti? Che si illuda ancora di più?>>

A quel rimprovero scossi il capo. Presi il telefono e cercai un'altra canzone su Spotify, per guadagnare un po' di tempo.

Con la coda dell'occhio notai Roxy guardarmi con un sopracciglio inarcato, al che sospirai, arrendevole.

<<E va bene, hai vinto. Gli parlerò più tardi in hotel, una volta che saremo soli.>>

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora