28 - Suicidio o omicidio?

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Thalia

Il mio corpo era avvolto da un vestitino rosa a balze, le spalle nude erano coperte dal mio solito giubbotto di jeans, ai piedi indossavo degli stivaletti bianchi e una borsetta a tracolla pendeva dalla mia spalla.

Mi preparavo per prendere parte all'evento di beneficenza organizzato da Monica, la madre di Roxy. Sarebbe stato divertente affrontare quella noiosa serata con lei, ero certa che insieme ci saremo divertite.

Roxy mi aveva raccontato quanto si fosse sempre annoiata a questi eventi, ma, in quanto figlia della consigliera comunale di New York, non poteva fare altro se non accompagnare sua madre.

Solitamente partecipava anche Flynn, così mi disse Roxy, ma dubitava che quella volta si sarebbe presentato. Questo mi sembrò un motivo più che sufficiente per accettare l'invito.

Dovevo stargli lontano, a ogni costo.

Misi un po' di lucidalabbra e osservai il mio riflesso un'ultima volta nello specchio, posto in un angolo della stanza. Ero finalmente pronta.

Varcai la soglia e attraversai il corridoio che conduceva fino alla porta d'ingresso dell'appartamento, passando anche davanti al salotto dove Drake sedeva sul divano.

«Thalia?»

Avevo la mano già posata sulla maniglia della porta, quando lo sentii chiamarmi.

Era da troppo tempo che non udivo la sua voce, che non mi parlava. In un primo momento pensai anche di essermelo immaginato, poi mi voltai e lo vidi appoggiato con una spalla alla parete del corridoio.

Cominciavo a credere che quella crepa fra di noi non avrebbe fatto altro che diventare sempre più profonda e invalicabile, tanto da impedirci di raggiungerci.

«Drake, ciao.»

«Hai un momento? Vorrei parlarti.» io annuii e lo seguii in salotto.

Lui si sedette sul divano, io sulla poltrona lì accanto. Non ero mai stata tanto agitata per una conversazione con mio fratello.

Lo vidi torturarsi nervosamente le mani, spostare lo sguardo da un angolo all'altro della stanza come alla ricerca di un qualcosa che, probabilmente, non sapeva nemmeno lui cosa fosse. A quanto pare non ero l'unica nervosa per quella conversazione.

«Il fatto è che... non so da che parte cominciare.»

Mi ammorbidii un po' a quelle parole. Appoggiai le spalle allo schienale della poltrona e tentai di rilassarmi, nel mio piccolo volevo tranquillizzarlo e farlo sentire più a suo agio.

«E' con la tua piccoletta che stai parlando, Drake. Sappiamo tutto l'uno dell'altra, ci conosciamo come nessun altro. Non mi preoccuperei più di tanto fossi in te, dillo e basta.»

E Drake deve aver preso quel mio suggerimento alla lettera, perché disse tutto d'un fiato. «Sono gay.»

Okay, forse non lo conoscevo così bene come credevo.

Strabuzzai gli occhi e lo guardai in silenzio per qualche istante, sentivo il bisogno di metabolizzare. Allora non c'era alcun amico gay ad aver aperto quel sito, i miei sospetti non erano infondati.

Solo non capivo, quando se n'era accorto e come?

Drake mi guardava come se dalla mia risposta avrebbe dipeso tutta la sua vita e, a ogni secondo di silenzio che trascorreva, lo vidi chiudersi sempre un po' di più in sé stesso, come se fosse un foglio di carta che poco a poco veniva accartocciato.

Mi alzai dalla poltrona su cui sedevo, gli andai incontro e lo strinsi a me con tanta forza, come se ciò bastasse ad aggiustare le crepe del suo cuore.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora