10 - La messicana a una festa?

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Flynn

L'alcol, che serviva solo ad affogare i miei demoni, bruciò lungo la mia gola a ogni sorso. Almeno per quella sera volevo dimenticare il mio passato, che ancora mi tormentava diventando l'incubo delle mie notti insonni. Per quanto mi mostrassi forte e invincibile, la mia anima non era che un castello di carte pronto a crollare al primo soffio di vento.

«Amore, smettila di bere. La vodka è per le persone povere che non possono permettersi una coppa di champagne.» la mia fidanzata, Amanda, mi tolse il bicchiere colmo di vodka liscia dalle mani.

Un sorriso le curvava quelle labbra colorate di fucsia, il cui rossetto aveva sporcato anche la mia bocca in seguito al più vorace e passionale dei baci. Dei boccoli biondi incorniciavano il suo volto roseo e un paio di occhi azzurri, tremendamente superbi.

Ci meritavamo a vicenda: Amanda era subdola e superficiale, mentre io ero un vaso di Pandora colmo di segreti e dolore. Tra noi non vi era amore, o almeno non da parte mia, dopotutto non ero in grado di provare un barlume di un qualche sentimento nemmeno verso me stesso.

Mi odiavo, odiavo il resto del mondo e covavo troppo rancore verso il genere umano, una rabbia che mai si era dissipata. Quella nostra relazione era a senso unico, ma ad Amanda non importava perché, per un motivo che non riuscivo a comprendere, mi amava davvero.

Chiusi gli occhi per qualche secondo, infastidito dal suo gesto. Le narici mi si dilatarono e un profondo respiro mi svuotò i polmoni. Talvolta, Amanda osava fin troppo e fomentava la mia rabbia.

Le mie mani, ornate di anelli argentei e profanate da tatuaggi, presero a tremare. Il mio sguardo si soffermò su quel tremore, che riportò a galla i ricordi crudeli di un passato che avrei preferito dimenticare. Non mi sarei mai ripulito da quei miei errori, avrebbero macchiato la mia coscienza in eterno, dovevo però assicurarmi di non ricadere negli stessi sbagli, di non fare ancora del male a qualcuno.

Chiusi le mani in due pugni e le nascosi dentro le tasche della giacca, come se quella stoffa potesse fungere da prigione e impedirmi di sfogare su Amanda tutta la rabbia che provavo.

Ad attirare la mia attenzione, a distogliermi lo sguardo dalle mani, fu Bryan. Quest'ultimo mi si avvicinò con una bottiglia di sambuca, e al momento opportuno, non appena Amanda venne distratta dalle sue amiche, me ne passò un bicchiere.

Bryan sembrava sempre sapere quando avevo bisogno di lui, era anche l'unico in grado di avvicinarmi e di capirmi. Difatti, non davo mai ascolto a nessuno se non a lui, di cui avevo molta considerazione.

Non avrei mai dimenticato il nostro primo incontro. Come avrei potuto scordare il fatto che nessuno aveva mai preso le mie difese, eccetto lui? Bryan c'era quando tutti mi voltavano le spalle, e anche allora era l'unico che avrei sempre voluto al mio fianco.

«Grazie.» bevetti un sorso di sambuca, rigirandomi poi il bicchiere fra le mani. I miei occhi si persero nella moltitudine di persone che ci circondavano. «Anche quest'anno hai dato la festa migliore che si sia mai vista.»

«Ho una reputazione da mantenere, non credi? Rischio di perdere il mio titolo da "Re delle feste".» Bryan sorrise furbo, cosa che fece sorgere in me un accenno di diffidenza.

Lo conoscevo fin troppo ormai, sapevo che aveva qualcosa in mente. «Cos'hai combinato, idiota?»

«Sono davvero così prevedibile?»

«Ti conosco come le mie tasche, è diverso.»

Bryan rise, una di quelle risate cristalline e sincere in grado di risollevarmi l'animo. «Ho invitato tutta la scuola: secchioni, matricole...»

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora