39 - Non tutto è come sembra

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Thalia

Alcuni timidi raggi di sole filtrarono attraverso le trasparenti tende blu della camera di Flynn, posandosi sulle mie palpebre e costringendomi ad aprire gli occhi. Mi guardai attorno, scorgendo le pareti azzurre costellate da poster dei Lakers, le mensole su cui posavano numerosi libri dalla copertina consunta e le pagine sgualcite, questo perché Flynn aveva il costante vizio di piegare gli angoli anziché usare dei post-it.

Spostai gli occhi sulla scrivania e scorsi un putiferio di disegni, fogli, frasi appuntate e libri scolastici che non venivano usati da chissà quanto tempo. Sul comodino posava un posacenere pieno di cicche consumate, nell'aria sentivo un vago odore di tabacco misto alla colonia che Flynn solitamente si spruzzava.

Tentai di alzare il busto, ma il suo braccio che mi avvolgeva la vita strinse ancora di più la presa, come se avesse paura di lasciarmi andare.

Voltai il capo e lo guardai da sopra la spalla, dietro di me: dormiva beato, le labbra schiuse e il petto che si alzava e abbassava lentamente. Sorrisi davanti a quell'immagine e gli scostai alcune ciocche dalla fronte, che gli solleticavano le palpebre chiuse.

Abbassai lo sguardo sul braccio che mi stringeva, guardai l'ora sul suo orologio da polso e notai che fossero le sei e mezza del mattino. Fra un'ora e mezza le lezioni sarebbero cominciate e io ero ancora lì, nuda, avvolta da lenzuola nere di seta.

«Dio, è tardi!» esclamai, a voce tanto alta da far svegliare Flynn di soprassalto.

«Che cazzo, è prestissimo. Torna a dormire...» biascicò lui con la voce ancora assonnata, mentre nascondeva il viso contro la federa del cuscino.

«Non è presto, fra un'ora e mezza cominciano le lezioni.» mi sottrai dalla sua presa e mi alzai dal letto.

«Io non verrò a scuola, non ho intenzione di alzarmi. Perché non manchi anche tu?»

«Sono già mancata diversi giorni, non voglio fare altre assenze.»

Cercai il mio intimo e i miei vestiti, poi mi ricordai che fossero rimasti in cucina.

Nella mia mente ci fu un susseguirsi di scene che riassumevano la sera precedente: avevamo fatto sesso in cucina, poi ci eravamo fatti un bagno e lo avevamo fatto un'altra volta nella doccia, infine ci eravamo messi a letto che l'alba stava rischiarando il cielo. Mi sfuggì un sorrisetto mentre mi avvolgevo il corpo con una coperta, diretta alla cucina dove ero certa che ancora posassero i nostri vestiti.

Dolores non c'era fortunatamente, mi chiesi se non avesse il giorno libero o se il suo turno cominciasse più tardi. A ogni modo fui grata del fatto che non fosse in casa.

Mi rivestii velocemente e spazzai il pavimento, per ripulire dalla farina che ancora sporcava per terra. Raggiunsi l'ingresso dell'appartamento, mi avvolsi il collo con la mia sciarpa e misi il giubbotto, poi mi lasciai casa Cosgrove alle spalle.

Con un sorriso sulle labbra che proprio non riuscivo a cancellare, attraversai il marciapiede e raggiunsi la fermata dell'autobus dall'altro lato della strada.

Sarei tornata a casa, mi sarei preparata per andare a scuola e avrei recuperato lo zaino con i miei libri. Se gli autobus non avessero fatto ritardo, sarei arrivata a scuola puntuale.

Scesi dall'autobus una volta giunta ad Harlem, nella fermata vicino a casa. Mi affrettai a raggiungere il portone del palazzo e salii le scale che conducevano fino al mio appartamento all'ultimo piano.

Infilai le chiavi nell'occhiello ed entrai silenziosamente, ero certa che Drake stesse ancora dormendo.

Ultimamente non si alzava quasi mai prima di mezzogiorno, questo perché restava in piedi fino a tardi a messaggiare. Lo sapevo perché sentivo il rumore provocato dai tasti del telefono fino a notte fonda.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora