27 - Ricatti e cambiamenti

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Flynn

Le porte dell'ascensore del mio palazzo si aprirono. Raggiunsi il marciapiede e un soffio di vento mi accarezzò il volto. Stringevo una sigaretta fra le labbra, dalla tasca del giubbotto di pelle tirai fuori l'accendino.

Erano quasi le dieci di sera, Bryan era a cena con i suoi genitori e io ero diretto verso l'Angels da solo.

Ero deciso più che mai a incontrare The Masked Angel una volta per tutte. Non riuscivo più a sopportare che la mia mente fosse divisa in due, che fossero due donne a giostrare i miei pensieri e il mio sonno.

Con The Masked Angel avrei messo fine a quella fantasia che da troppo tempo mi aveva tormentato, ma con Thalia? Come potevo togliermela dalla testa?

Ancora sentivo il suo dolce tocco, quella carezza, il calore della sua mano contro la mia.

Era stato un errore aprirmi con lei, renderla partecipe del mio passato, perché ciò ci avrebbe inevitabilmente legato per sempre. Se mai penserò ancora a quel dannato libro, non mi verrà in mente soltanto il pensiero di mia madre ma lei, la dolcezza con cui mi ebbe consolato e la comprensione mostrata nei miei confronti.

E Dio, quando avrei voluto insinuare le mie mani sotto la stoffa dei suoi vestiti mentre era voltata di spalle, a sistemare i libri sugli scaffali. Quanto avrei voluto nascondere il capo nell'incavo del suo collo, per poter sentire ancora una volta il suo profumo.

Ma era sbagliato, su questo eravamo entrambi d'accordo. Io l'avrei soltanto rovinata, l'avrei graffiata e punta con le mie spine.

E poi lo sapevo, l'amore era dolore, era per i deboli. Dovevo tener fede a quella promessa che mi ero fatto tempo fa, con il cuore spezzato per via di Séline.

Avrei dovuto imparare a convivere con il tormento del suo sorriso, della profondità del suo sguardo, perché ormai avevo capito che non mi sarei mai liberato di lei, non sarei mai riuscito ad allontanarla.

«Flynn, eccoti.» avrei riconosciuto quella voce fra mille.

Sbuffai appena e mi voltai. Appoggiata alla macchina di suo padre, vidi Amanda.

La guardai per qualche istante, poi scossi il capo. «Non dirmelo, sei rimasta qui fuori per quanto tempo prima che io uscissi di casa?»

«Tre ore.»

«Però, sono colpito.» commentai con sarcasmo.

Mi incamminai verso la mia moto. La fiamma dell'accendino bruciò la punta della sigaretta ed io inspirai del tabacco.

Amanda mi venne incontro, stretta nel suo cappotto di Burberry. Cominciava a fare davvero freddo qui a Manhattan.

«Farei di tutto pur di tornare insieme a te, anche aspettarti fuori casa per una giornata intera.»

«Amanda finiscila, non renderti ridicola.» salii sulla moto e osservai della cenere cadere a terra, leggera e soffice come fosse neve.

In un primo momento mi domandai se Thalia avesse mai visto la neve, avendo sempre vissuto in Messico, poi scossi il capo e imprecai in un borbottio.

Possibile che ogni cosa io facessi si riduceva sempre a lei?

«Non mi interessa se non mi ami, non importa. Stavamo così bene e-»

La interruppi bruscamente, quasi urlai.«Ti ho solo usato, cazzo!»

La vidi arretrare di un passo, come se l'avessi appena colpita in pieno viso. Alcuni passanti si voltarono verso di noi, incuriositi, ma non diedi loro peso. Ero troppo concentrato sulle lacrime che rigavano le guance di Amanda.

𝔒𝔟𝔰𝔢𝔰𝔰𝔢𝔡 - Rose sfioriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora