twelve

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Arrivata in saletta, incontrai la maestra che mi fece segno di respirare, dato che avevo l'affanno per la corsa fatta per giungere in orario. E ci riuscii, con tre minuti esatti di anticipo.
«Prima che iniziamo, voglio parlarti dell'assegnazione di Todaro» disse, iniziando a camminare avanti e indietro.
«Ti ho vista e osservata in questa settimana, sei stata molto costante devo ammetterlo» continuò, aggiustandosi meglio gli occhiali sul naso. Nel frattempo io iniziai a muovermi ansiosa sul posto, sgranchendo le dita dei piedi e pizzicandomi la mano con l'indice e il pollice.
«Lei cosa ne pensa?» domandai io.
«Che ogni tanto ricevere compiti non faccia male, soprattutto se si tratta di cimentarsi in cose nuove» disse.
«Dicevo.. osservandoti ho potuto notare come tu ti sia abbattuta per questo compito. So che non ti sentivi abbastanza e meno competente, ma non devi scoraggiarti. Non tu» mi indicò, facendo un sospiro per poi continuare.
«Sei una delle migliori allieve che io abbia potuto scegliere e non me ne pentirò mai. Grazie a questo compito ho potuto constatare la tua versatilità, che già dapprima sapevo tu avessi» disse, avvicinandosi al plexiglass. Annuii con un mezzo sorriso e la ringraziai. Ma sembrò non bastare.
«Non serve che tu mi ringrazi, Valeria. Qui parliamo delle tue capacità, delle tue doti. Puoi mostrare di averle, per questo ti dico che, d'ora in avanti, se ti verranno fatte assegnazioni o sfide, dovrai affrontarle con la consapevolezza che tu hai tutte le carte in regola per farlo, va bene?» domandò, concludendo la sua lezione costruttiva.
«Certo, grazie.. di nuovo. È che spesso accetto con fatica le novità. Mi devo abituare e lavorarci sopra, come ho fatto in questi giorni. E mi sono anche divertita alla fine, ho fatto una nuova esperienza e credo mi sia servita molto» dissi io.
«Tranquilla, che poi ci penserò anch'io ad assegnare qualcosa ai suoi allievi» fece sorridendo sotto i baffi. Repressi una reazione perplessa, guardando da anni questo programma sapevo di che pasta fosse fatta la Celentano, quindi non replicai.
«Adesso, ritorniamo a noi. Ho preparato una coreografia con Giulia questa settimana, solo che è malata e non potrà mostrarla per te oggi. Però, verrà messa sullo schermo e potrai seguirla da lì, il video ti verrà poi mandato così che potrai vederlo anche in casetta» spiegò. Sul televisore apparve Giulia che iniziò a ballare sulla voce di Sam Smith. La coreografia era molto drammatica, davvero bella.
«È maggiormente concentrata sul movimento delle braccia» dissi, osservando lo schermo. La maestra annuii, dicendo che serviva per lo sviluppo mnemonico. Pochi salti e poche punte.
«Dimenticavo, se puoi in puntata indossare solamente la culotte. Ho bisogno di vedere in mostra le tue gambe» commentò.
«Certo» risposi, annuendo.
Iniziai, in sua presenza, a copiare i movimenti di Giulia. Abbastanza complessi, in quanto ne erano tanti da ricordare.
«Schiena dritta» mi canzonò.
E continuammo così per una buon'ora. La salutai gentilmente ed uscii dalla saletta. Una volta giunta in sala relax, appuntai mentalmente gli errori fatti e il modo in cui dovevano essere eseguiti correttamente. Mi sedetti sulle gradinate semicircolari della stanza, chiudendo gli occhi e memorizzando. Avevo pochi giorni per imparare questa coreografia, che molto probabilmente avrei dovuto mostrare in puntata.
«Oi, tutto apposto?» fu la voce di Maria a disconcentrarmi.
«Ho preso un colpo» dissi, portandomi la mano sul petto, facendo ridere la donna.
«Comunque si, tutto bene» risposi alla sua domanda.
«Com'è andata la lezione?» domandò ancora, e in quel momento anche Carola fece la sua entrata in sala. Mi salutò con la mano e ricambiai.
«Molto bene, a dire la verità. La Celentano mi ha incoraggiata e ha dato importanza a tutte le mie capacità» feci un piccolo sorriso, mentre la mia amica si avvicinò a me.
«Visto che non è poi una così brutta persona» rise Maria, contagiando Carola.
«No, ma noi non lo pensiamo» si intromise quest'ultima. Entrarono dalla porta anche Simone e Rea, che vennero salutati dalla conduttrice.
«Allora noi ci sentiamo, va bene?» domandò a tutti noi presenti.
«Certo, ciao Maria» salutai.
«Ciao ragazzi e buon Halloween»
Cavolo, avevo anche già rimosso la festa che avremmo tenuto.
«Hai già pensato a cosa inventarti per questa sera?» chiese la riccia.
«Credo proprio di inventarmi una febbre» risposi sincera, sbuffando. Non avevo nessun'idea e molto probabilmente non mi sarei travestita.
«Non pensarci nemmeno, tu dovrai esserci» rispose la ballerina.
«Parlate di questa sera?» chiese Simone ed io annuii.
«Ti basta un lenzuolo bianco e hai fatto: un bel fantasma» disse lui.
«Idea geniale» risposi sarcastica.
«Troveremo qualcosa, non preoccuparti» disse Carola, prendendo le punte dal borsone e allontanandosi da me. Aveva lezione e non le avrei rubato altro tempo.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora