thirty-seven

9.2K 252 42
                                    

Passai l'intera notte con Alex. Una volta ritiratici all'interno della casetta, vidi solamente Virginia sul divano in cucina che dormiva.
«Hai sporcato il pigiama stando stesa lì sopra» mi disse da dietro le spalle. Feci per guardarmi e notai che aveva ragione. Passai la mano più volte per pulirmi, ma l'unica cosa che potevo fare era cambiarmi.
«Vuoi una mano?» si avvicinò con il suo solito sorrisetto malizioso. Fece per spazzare via il bianco dal mio pigiama, poggiando le mani sul mio didietro. Merda.
«Alex» mormorai, staccandomi da lui.
«Non vuoi un regalino di compleanno?» sussurrò al mio orecchio. Sentii una strana sensazione allo stomaco, e in un tutta onestà, avrei accettato se solo fossimo stati da soli.
Mi voltai verso di lui e non perse alcun tempo a stringermi a sé. Gli portai le braccia dietro il collo, mentre le sue si trovavano dietro la mia schiena.
«Hanno occupato già tutte le stanze» mormorai ad un passo dalle sue labbra.
Purtroppo anche quelle che prima erano vuote furono prese dai nuovi arrivati.
«In bagno?»
«Mh, no. Troppo scomodo»
«Vuoi farmi aspettare ancora?» sussurrò, poggiandomi le mani sulle natiche. Portò le mie gambe intorno al suo bacino e mi fece sedere sullo sgabello dell'isola.
«Non è colpa mia se sei in pieno ormone» mi difesi.
«E sei solo in pigiama»
Appoggiò la sua fronte alla mia, mentre le sue mani vagavano sul mio corpo, sotto la maglia.
Sussultai sentendo il freddo dei suoi anelli sulla mia pelle. In quel momento le luci vennero meno e vidi una figura alzarsi dal divano. Dio, che spavento. Alex si voltò, non dando importanza a dove le sue mani si trovassero. Virginia, ancora mezza addormentata, ci salutò per poi andare in camera. Lasciai un sospiro di sollievo e appoggiai la mia testa sul petto di Alex.
«Siamo soli adesso» ammiccò, alzandomi il volto con le sue dita. Si avvicinò ancor di più allo sgabello, facendo scontrare il suo basso addome sulla mia zona intima. Mi portò i ciuffi dietro le orecchie e con il polpastrello del pollice iniziò ad accarezzarmi le guance. Oscillai lo sguardo tra i suoi occhi marroni e le sue labbra appena umidite. Non potevo crederci di averlo baciato. Sembra esser stato surreale.
Lo vidi sorridere e lo guardai corrugando la fronte.
«Ho qualcosa che non va?» domandai, tastandomi la faccia con le mani. Lui scosse la testa divertito e fece per lasciarmi un tenero bacio a stampo.
Quando si staccò leggermente da me, fui io quella a regalargli un altro bacio. Un bacio piu casto, più veloce, quasi dato con timidezza.
Ci guardammo negli occhi, una volta lontani. Nutrivo un forte desiderio di appartenergli. Ma in che modo avremmo potuto?
«Che ore sono?» mormorai.
«Non lo so» soffiò sul mio collo, prima di lasciarci un bacio. Chiusi gli occhi istintivamente. Mi eccitava sentire le sue dita su di me e le sue labbra calde macchiare la mia pelle.
«È tardi»
«Tra poco andiamo a dormire» disse lui, posizionando le sue mani sulle mie cosce.
Nessuno ci avrebbe creduto.
«Ora» mi baciò sulle labbra; «andiamo» mi baciò di nuovo; «sul divano» disse baciandomi ancora. Sorrisi imbarazzata e, ancora in braccio a lui, finimmo sul divano piazzato al centro della cucina. Lui seduto, io a cavalcioni sopra.
Si mise comodo, iniziando a baciare ogni centimetro del mio collo. Sbottonò i tre bottoni del mio pigiama e si dilungò lungo il mio petto scoperto. La sua lingua calda mi stava facendo impazzire e feci di tutto pur di non dire mezza parola.
Le sue mani salirono lungo la mia schiena, iniziarono a divagare sul mio addome fino ad arrivare sui miei seni coperti dal reggiseno. Li strinse entrambi nelle sue mani e istintivamente portai la mia fronte sulla sua.
«Alex, non ce la faccio più» sussurrai ad occhi chiusi. Il suo rigonfiamento si fece opprimente. Lo sentivo bene nonostante a dividerci fossero i tessuti dei nostri pantaloni. Stavo impazzendo.
«Lo so» mormorò lui; «se potessi ti prenderei qui su questo divano all'istante. Ma le videocamere sono attive» lo sentii dire. Alzai il capo verso di esse e vidi la lucina rossa. Speravo con tutta me stessa che, riguardando le scene, la produzione decida di tagliarle. Ma in quel momento era l'ultima cosa che mi importava.
«La prossima volta ci chiudiamo in camera dalle primi luci dell'alba allo scoccare della mezzanotte» disse. Repressi una risata nonostante fossi completamente imbarazzata.
«Stenditi» dissi.
«Cosa?» ripeté.
Gli dissi nuovamente di stendersi di schiena sul divano, con me ancora su di lui.
«Cazzo, V. Sei una stronza» disse lui, mordendosi il labbro nel guardarmi da sotto. Si strofinò il viso con le mani e quando si ricompose, portai tutti i miei capelli su un lato. Mi calai lentamente, appoggiando il mio petto al suo. Iniziai a baciargli il collo piano e sentivo il suo respiro accelerare. Gli morsi il lobo dell'orecchio e proseguii lungo la mandibola. Quando mi guardò, i suoi occhi vogliosi mi supplicarono di continuare. Le sue mani si posizionarono sulla mia schiena inarcata e man mano si diressero sempre più in basso, afferrando i miei glutei. Passai l'indice lungo le sue labbra, mentre il mio respiro gli si batteva contro.
«Baciami, altrimenti lo faccio io» disse lui. Sorrisi soddisfatta e mi avvicinai ancor di più. Posizionai le mie labbra sulle sue e in un attimo le nostre lingue si unirono compatte. Lasciai fuggire un mugolio quando il suo amichetto si fece risentire lì sotto. Non avrei mai pensato di fargli questo effetto.
Lasciai le mie mani prendere il suo volto. Gli toccai i capelli e ci affondai le dita delicatamente.
Morse leggermente il mio labbro inferiore e lo succhiò, per poi baciarmi ancora come se fosse sempre la prima volta.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora