seventy-five

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ALEX'S POV

«Indovina chi dovrà sfidarti nella Oreo Challenge?» mi domandò la mora, alle dieci del mattino, mentre stavo ancora a letto.
«Tu?»
«Proprio così. Sono stata in saletta, con Giulia, a registrare una coreografia che possa farmi guadagnare punti» spiegò, togliendosi la giacca, riponendola sull'appendiabiti della porta bianca. Essendo stanco, e mezzo addormentato, tentennai nell'ascoltare le sue parole. Capii solo la sua scelta di aver ballato su un pezzo di Adele, che mostrò anche in puntata.
«Non hai lezione? Ti ho svegliato inutilmente?» si addolcì nel tono, sedendosi sul margine del letto.
«Questo pomeriggio» mormorai.
«Oh, beh- scusa. Ritorna a dormire, passerò più tardi» disse frettolosamente, gesticolando.
Con una mano, faticosamente, cercai di fermarla e di tranquillizzarla; «resta qui» dissi.
Mi spostai leggermente così che potesse stendersi al mio fianco e, titubante, assecondò la mia proposta. Mi lasciò un bacio timido sulle labbra, appoggiando la testa sul cuscino, guardando il soffitto. Avrei tanto voluto sapere cosa gironzolasse nella sua testa. Se glielo avessi chiesto mi avrebbe risposto con un 'niente' abbozzato, quindi mi limitai ad osservarla. Con la mano, presi il suo fianco, raggirandola verso di me.
«Dormi, Alex, che mi sento in colpa di averti svegliato» sbuffò.
«Non ti ho detto che avrei riprovato a dormire, V. E non sentirti in colpa per questo» mormorai; «poi ti ho qui, dormendo sprecherei solo tempo, e non ho voglia di rimpiangerlo» le pizzicai la pelle, toccandola subito dopo, intrufolando la mano sotto il tessuto della sua felpa viola.
«E quindi, cosa facciamo?» mi guardò.
«Prima di tutto-» dissi; «baciami» sporsi le labbra, chiudendo gli occhi, aspettando che si avvicinasse. Lei, in risposta, emise una risata divertita, che mi costrinse ad aprire un occhio. Lo richiusi subito dopo quando mi prese il viso con entrambe le mani, e posò fortemente la sua bocca sulla mia. Un bacio dopo l'altro. Sorrisi a quel contatto. Mi piacevano da morire, così tanto che non avrei potuto farne a meno. Con la mano sinistra sulla sua nuca, la spinsi contro di me, approfondendo uno di quei dieci baci dati. Schiuse le labbra non appena la mia lingua le chiese accesso, intrecciandosi l'un l'altra, così come le nostre gambe. Sussultai quando il suo ginocchio premé sul cavallo dei miei pantaloni. Cazzo, ero già eccitato. Ed erano solamente le dieci e mezzo del mattino.
«C'è Maria che parla con Alice nella stanza accanto. Ciò vuol dire che siamo osservati, quindi non farti strane idee» mormorò.
«Mi stai sfacciatamente provocando. Come potrei non farmi strane idee?» alzai un sopracciglio; «e in bagno non ci sono telecamere» ammiccai poi.
«Non l'avrei mai detto» disse con sarcasmo, alludendo a tutte le nostre avventure avvenute in quelle mura.
«Vuoi lasciarmi in questo stato?» la guardai con tono ovvio, di convinzione. Ma quando fece per rispondermi, la testa decolorata di John Erik sbucò dalla porta della mia stanza.
«Oh, scusatemi-»
«John! Tranquillo, non scappare» ridacchiò, alzandosi dal materasso, senza preoccuparsi delle condizioni in cui fossi.
«Sei libera? Andiamo in saletta?» le chiese.
«Ho lezione direttamente alle sei del pomeriggio, quindi sì. Mi concedi solo due minuti?» gli domandò con tono dolce.
«Certo, ti aspetto in cucina» disse lui, scomparendo dal mio campo visivo.
«Non so se due minuti ti bastano per calmarlo» borbottai, indicandomi i pantaloni.
«Ma che dici?» strabuzzò gli occhi, dandomi un colpo con la mano sull'addome; «non ti aiuterò a calmare un bel niente, Alex. Ho lezione, devo andare» disse, indossando il giubbotto. Si avvicinò al mio letto, calandosi verso di me con l'intenzione di baciarmi.
«No» risposi offeso; «non è la prima volta che mi lasci così» continuai.
«Mi sono sempre fatta perdonare, però»
«Solo perché non riesco a dirti di no» sbuffai, provocandole un sorriso sulle labbra.
«Un'altra eccezione, per oggi?» fece il muso, ma scossi la testa negando; «puoi soddisfarti da solo, Alex. Lo hai già fatto» disse.
«Non è lo stesso» mormorai.
«Non posso restare qui tutto il giorno, quindi adesso vado» sintetizzò, lasciandomi un bacio veloce sulla fronte, prima che potesse andar via.
Finiva sempre così: con lei soddisfatta, ed io in eterna attesa di ricevere lo stesso trattamento. Che non le piacesse? Che non mi trovasse più attraente?
«No, impossibile» borbottai tra me e me.
Lanciai uno sguardo al lato inferiore del mio corpo, coperto dal piumone. Portai una mano al di sopra del tessuto dei miei pantaloni, con la convinzione che sarei potuto ritornare al mio stato normale. Ma la sola immagine di V, in qualsiasi condizione si fosse trovata, se in pigiama o completamente nuda, continuava ad eccitarmi. E fu questa la causa della mia permanenza in bagno negli ultimi dieci minuti. Date le circostanze, mi lavai velocemente e con un asciugamano in vita, mi diressi in camera a recuperare un completo pulito. Indossai nuovamente i pantaloni rosa della mora, che mi piacevano particolarmente tanto, e una maglia nera che mi lasciasse scoperte le braccia. La giornata fu abbastanza soleggiata. Afferrai un pacco di biscotti alla crema e mi diressi in giardino, salutando Sissi, Carola e Serena: rispettivamente le tre donne che mi terranno costantemente d'occhio fino alla fine del mio percorso. Guai a me se avessi fatto star male V. Mi ritroverei dritto in Finlandia, a furia dei calci che avrebbero potuto darmi. La riccia bionda approdò in un discorso, al quale mi aggiunsi, in quanto riguardasse il mio amico Luigi. Tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno e avevamo intenzione di organizzargli una piccola festa. Lo avrei fatto, solo perché tenessi a lui. L'unica festa che ho mai organizzato, in quanto l'idea fosse stata mia, fu quella per la mora. Forse uno dei giorni più belli, benché la notte precedente ci baciammo per la prima volta. E da quel momento, da quel giorno, è iniziato il periodo tragico, che forse è meglio dimenticare.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora