«La febbre sta calando pian piano» dissi.
Ero nella stanza verde, appoggiata al letto di Christian mentre quest'ultimo si trovava seduto a gambe incrociate e appoggiato allo schienale. Mattia dormiva, mentre Crytical si trovava in bagno intento a fare una doccia calda.
«Non potrò esserci nella puntata speciale» disse lui.
«Lo so e mi dispiace tantissimo» sospirai.
«Se continuo con i medicinali, forse per Capodanno c'è una piccola possibilità che stia meglio»
«Lo spero per te» lo guardai.
«Non c'è baldoria senza me e Mattia. So che ti manchiamo» fece un mezzo sorriso.
«Forse un po'» arricciai il naso.
«Sei dolce comunque» disse, per poi specificare; «per preoccuparti, intendo. Beh, in realtà anche perché lo sei davvero. Non ho insinuato che tu non lo sia, eh. Hai- hai capito, vero?» si grattò la nuca imbarazzato, ed io annuii con un sorriso sincero.
«Faresti lo stesso per me» gli accarezzai la gamba.
«Mh, non direi» scherzò, beccandosi uno schiaffo che non riuscì a scalfirlo nemmeno un po'.
«Come stai tu, invece?» domandò poi, ritornando serio.
«Benino» sospirai.
«È successo qualcosa in questi giorni?»
«Ti ho già raccontato la maggior parte delle cose» risposi.
«Questo si, ma- non mi hai parlato di te» disse guardandomi.
«Non saprei cosa dirti»
«Tu e.. Alex?» domandò e mi meravigliai del fatto che volesse parlare di lui, dopo gli avvenimenti accaduti tra noi due.
«Non hai una domanda di riserva?» feci un sorrisetto triste.
«Se è lui la causa del tuo malumore, giuro che-»
«Christian, Christian, no» mi affrettai a parlare, interrompendo ogni punizione corporale che avrebbe voluto dire.
«No?»
«Beh, sì in realtà. Ma è complicato» dissi.
Complicato. Era tutto sempre complicato.
«Vuoi parlarmene?» domandò ed io mi accigliai.
«Non- non ti dà fastidio?»
«No» sbottò; «se è lui quello che hai scelto, a me sta bene. Ne abbiamo già parlato. E poi tengo a te, non avrei sopportato che per colpa sua avremmo dovuto allontanarci» rispose sincero.
«Allora tieniti pronto ad assistere alla peggior commedia della tua vita» sbuffai, mettendomi comoda sul piumone verde.
Iniziai a raccontargli di come io ed Alex ci eravamo avvicinati, evitando di raccontargli ciò che è avvenuto tra un letto e l'altro; di come l'arrivo di Cosmery ha scombussolato tutto, la sua costante voglia di ricevere attenzioni da Alex, il quale non tarda ad offrire; di come pare che ci stia prendendo in giro, nella sua confusione delle cose e di quanto sia difficile, per lui, fare una scelta.
«Tu credi che sia successo qualcosa tra lui e Cosmery?» mi chiese.
«Perché? Ti danno quest'impressione?» domandai allarmata.
«Come potrebbero? Sto chiuso qui tutto il giorno» scosse la testa divertito.
«Giusto, scusa» mormorai.
«Quindi?»
«Me lo avrebbe detto» dissi, calando lo sguardo sulle mie mani.
«Come ha detto di voi due a lei» sbuffò beffardo.
«Pensi che.. sia successo qualcosa anche con Cosmery e che me lo tenga nascosto?»
«Sto ipotizzando» disse, alzando le mani in segno di resa.
Grazie Christian per crearmi ancora più confusione.
«Forse è per questo motivo che non sembra intenzionato a parlare con lei» borbottai tra me e me.
«Che casino» disse lui.
«Già» ridacchiai; «me lo son detta anch'io».Dopo aver parlato con il ballerino ed esserne uscita con le idee ancora più confuse, andai in cucina dove ad aspettarmi c'erano anche gli altri.
«Ti stavamo aspettando» disse Dario.
«Eccomi» dissi io, andando a prendere la giacca.
Mentre la indossai, gli altri iniziarono ad uscire fuori dalla casetta ed alzai un sopracciglio nel non vedere Alex.
«Lui dov'è?» domandai ad Albe, prima che potesse uscire anche lui.
«In bagno» disse; «da solo, tranquilla» mi fece un occhiolino divertito, per poi andarsene.
Roteai gli occhi al cielo e non so per quale motivo, ma una piccola parte di me volle restare lì ad aspettarlo.
«No, Valeria. Non devi, ora muovi questi dannati piedi ed esci fuori» dissi a me stessa, per poi sentire una risatina in lontananza.
«Parli anche da sola adesso?»
«Sai che parlare da soli è sano? Certo, dipende. Ma è stato psicologicamente testato» gli dissi, mentre mi guardò divertito.
«Scusa- non sapevo cosa dire» calai lo sguardo, mentre nutrivo una gran voglia di colpirmi.
«Tranquilla» disse, aprendo la porta.
Eravamo rimasti solo noi due.
«Andiamo?» chiese, facendomi segno di proseguire.
«Oh, giusto. Quasi dimenticavo che dovessimo andare» iniziai a gesticolare nervosamente, prima di oltrepassarlo.
Perché mi sentivo così?
«Stai bene?» mi chiese, chiudendo il cancello bianco dietro di sé.
«Perché me lo chiedi?»
«Non lo so- sembri a disagio» fece spallucce.
«Sarà l'ansia per questa puntata» trovai la prima scusa plausibile.
«Hai ansia per una puntata in cui saremo soli? Senza pubblico né professori?» domandò stranito.
«Non posso?»
«Certo, ma mi è sembrato strano» disse e sapevo bene che Alex riuscisse a percepire ogni mia emozione pur solo guardandomi. Quindi ero certa che non mi credesse, nemmeno un po'.
«È stato anche strano che tu mi abbia rivolto parola, in realtà» sbottò, calciando un sassolino con la scarpa.
Aveva ragione. Dopo quella sera, dopo aver addobbato la casa, non gli ho più parlato se non fosse stato per i turni delle pulizie.
Erano passati solo due giorni, ma non credevo di reggere ancora a lungo.
Alex mi mancava ogni secondo e nonostante fosse stato a pochi metri da me, non l'ho ricercato una volta sola. Lui invece si. Chiedeva di me a Carola e Serena o creava pretesti per scambiare due chiacchiere. Ma cercai di non dargli corda. Soprattutto non avrei dovuto ora, che iniziavo a dubitare di qualsiasi cosa fosse successa tra lui e Cosmery.
«Non abituarti» dissi dopo un po'.
«Già, adesso hai preso il capriccio di non dovermi parlare più» disse amaramente.
«E fallirò se continuo a starti vicino, quindi basta» feci per accelerare il passo, ma fu così veloce da bloccarmi per il braccio.
«A te potrà starti bene, ma non vale lo stesso per me, V.»
«Dovevi pensarci prima di creare quest'intima amicizia con Cosmery» dissi velenosamente.
«Intima?» alzò un sopracciglio.
«Vuoi davvero farmi credere che non sia successo niente di niente tra voi, Alex?» gli puntai il dito contro.
«Non posso credere al fatto che tu abbia solo pensato ad una cosa del genere. Ti ho detto che non lo avrei mai fatto. E non mentivo» disse e notai la vena del suo collo pulsare.
«Arrivata a questo punto, inizio a dubitare ogni singola cosa, Alex»
«Non di me. Non dubitare di me» sembrò quasi supplichevole nel dirlo, mentre i suoi occhi sembravano star costringendo i miei a non distorcere il contatto.
«Dobbiamo andare» mi incamminai nuovamente.
«V.» urlò alle mie spalle, ma non mi voltai.
Entrai nella grande struttura, dirigendomi in sala relax dove tutti si mostrarono perplessi nel vedermi. Due secondi dopo anche Alex entrò, sembrava affaticato per aver camminato a passo veloce per inseguirmi.
«Possiamo parlare?» continuò a chiedermi, mentre mi diressi sulle gradinate.
«Non ho nient'altro da aggiungere» gli diedi le spalle, ricercando le punte nel mio zaino.
«V.»
«Ci guardano tutti, Alex» lo guardai, parlando a bassa voce.
Lui si voltò di spalle e notò come tutti, di sottecchi, ci guardarono confusi e incuriositi.
«Che guardino. Non mi interessa» sbottò, riportando l'attenzione su di me.
«Non voglio che ascoltino» dissi.
«Ed io non voglio litigare con te» disse; «ne ho già abbastanza» continuò.
«E cosa vuoi fare, Alex? Fingere che tutto questo non sia successo? Perché ti riesce bene» sorrisi falsamente.
«Ragazzi, dobbiamo andare in studio» ci interruppe timidamente Rea.
Mi sentivo una stupida. Una stupida nel pieno imbarazzo per aver offerto un teatrino gratuito agli altri.
«Non abbiamo finito» mi disse, prima che potessi allontanarmi da lui.
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DIFFERENT | Alex Wyse
Fiksi Penggemar"Il mio stupido cuore aveva scelto, stupidamente, te" Dove il bianco incontra il nero. La fusione di due bolle e mondi diversi tra loro, che creeranno una storia d'amore completamente incasinata. Lei, con solo la danza nella testa. Timida, delica...